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Questi anni da “Ministra degli esteri” – contributo di Martina Lucia Lanza

DiMartina Lucia Lanza

Mar 18, 2017

Ricordo chiaramente la tensione ed il senso di responsabilità che sentivo sulle mie spalle nell’autunno del 2012. Anche perché li sento ovviamente ancora, anche se la tensione si può dire si sia un po’ allentata. Sono passati quattro anni e forse posso dire di aver iniziato a capire cosa vuol dire – o cosa vuol dire per me – essere il ministro degli esteri. Sì, perché è così che scherzosamente mi si chiama nella repubblica nonviolenta, fin da quando mi è stato chiesto di seguire le relazioni internazionali per il Movimento Nonviolento. Principalmente il compito è stato quello di rappresentare il MN al Bureau Europeo per l’obiezione di coscienza al servizio militare (BEOC), essere aggiornati sulle attività dei suoi membri e su quanto succede agli obiettori di coscienza nel mondo.

Quel che io sono non poteva che plasmare il modo di interpretare il compito assegnatomi. Quindi, ammetto fin da subito le difficoltà, le occasioni perse e la possibilità che questo ruolo fosse gestito in modo migliore o diverso. Sono caratterialmente una perfezionista – il che è spesso un male in un mondo che va troppo veloce – e mi ci è voluto un tempo notevole per capire come interpretare questo ruolo e quali obiettivi pormi. Sono giovane – può essere questo un male? – e in precedenza non ho avuto occasione di occuparmi di qualcosa di simile né c’è stata una vera e propria “consegna del testimone”; perché erano anni che il MN non aveva una tangibile rappresentanza internazionale.

Sono anche una persona molto concreta e anche questo mi ha creato delle difficoltà, soprattutto nel capire il potenziale nascosto nell’intessere relazioni con le associazioni che nel mondo si occupano delle nostre stesse tematiche.

Infine, sono timida e questo mal si coniuga con la necessità di relazionarsi con persone che non conosco e in una lingua di cui non sono madrelingua. Il mio livello di conoscenza dell’inglese è andato migliorando, ma non è paragonabile alla capacità di creare sfumature di senso che l’italiano mi permette di avere.

Tolti questi sassetti dalle scarpe, ora cercherò di rendere palpabile un lavoro che non lo è, fatto di incontri, scambi di mail, traduzione di documenti, favori…in una parola rete.

Per rendere l’idea, posso iniziare con il presentare gli eventi a cui ho preso parte rappresentando il MN:

– Ottobre 2012, Parigi: Assemblea Generale del Beoc e convegno “Pacifismo e obiezione di coscienza”;

– Giugno 2013, Bruxelles: Assemblea Generale del Beoc, manifestazione in sostegno di Bradley Manning;

– Maggio 2014, Bruxelles: Assemblea Generale del Beoc, celebrazione per il 50tesimo anniversario della legge belga per l’obiezione di coscienza ed omaggio sulla tomba di Jean Van Lierde (fondatore del Beoc);

– Maggio 2015, Bruxelles: Assemblea Generale del Beoc;

– Giugno 2015, Ginevra: side event allo Human Rights Council organizzato da IFOR, relatrice sul tema “Turchia e obiezione di coscienza”;

– Ottobre 2015, Ginevra: Assemblea generale del Beoc, sessione dello UN Human Rights Committee di revisione della Grecia;

– Dicembre 2015, Roma: relatrice al seminario “Società civile e difesa della Patria” promosso dalla Conferenza Nazionale Enti Servizio Civile;

– Maggio 2016, Londra: Assemblea generale del Beoc, celebrazioni per il centesimo anniversario della legge inglese per l’obiezione di coscienza. Nel corso di un evento serale, ho promosso un momento di ricordo per Pietro Pinna da poco scomparso.

Inoltre, una cosa che voglio accennare con orgoglio, è stato il passaggio da volontaria di servizio civile al MN a formatrice per i nuovi volontari (2015-2016). Con la mia formazione ho spiegato loro le istituzioni e le norme sui diritti umani, nello specifico il diritto all’obiezione di coscienza incardinato sul diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione.

Se si volesse cercare di quantificare – che brutta parola! – le associazioni e le persone con le quali sono venuta in contatto l’elenco sarebbe lungo e farebbe il giro d’Europa e in parte del globo.

Si passerebbe dal cuore centrale dell’Europa (Agir pour la Paix -Belgio, Union Pacifiste de France – Francia, Evangelische Arbeitsgemeinschaft für Kriegsdienstverweigerung und Frieden (EAK) – Germania), alla parte più mediterranea (Association of Greek Conscientious Objectors – Grecia, Moviment per la Pau – Spagna, The initiative for CO – Cipro; VİCDANİ RET DERNEĞİ – Turkey), per poi incontrare i paesi più freddi (Citizen. Army. Law – Russia).

Il compito di fare rete, in particolare a livello internazionale, penso sia qualcosa di delicato, e non finisce quando si dice “bye bye” alla fine di un incontro. Questo funziona se si è in grado di creare fiducia, far vedere che si è presenti e attivi al punto che le persone si ricordano di te e della tua associazione, ti scrivono per scambio di favori e divulgare informazione sulle loro attività. Si diventa così un nodo nella rete.

Per me sono stati anni di crescita, un impegno che è stato premiato. Infatti, per il 2015 ed anche quest’anno sono stata la prima autrice nel report annuale del Beoc su quanto accade in tema di obiezione di coscienza in Europa e nelle istituzioni internazionali. Inoltre, da qualche mese a questa parte, affianco il rappresentante dell’Ifor alle Nazioni Unite a Ginevra.

Infine, il 17-20 novembre ho rappresentato il Beoc all’assemblea dell’European Youth Forum (Forum europeo dei giovani), in occasione del quale si è discusso di politiche giovanili, lavoro, e servizio civile. Si tratta di un evento massivo, in cui i rappresentanti di più di un centinaio di associazioni giovanili hanno pianificato la futura strategia di advocacy presso le istituzioni europee.

Ciò detto, credo e mi sento solo all’inizio di un percorso, considero gli anni trascorsi una prima fase in cui ho provato queste nuove scarpe. Infatti, ho fatto passi avanti e qualche passo di lato per vedere meglio, ma ogni tanto mi sono anche persa, per la difficoltà di stare al passo con tutto quello che succede e con la mia vita stessa che cambia.

Se rieletta al prossimo congresso, sarò pronta a mettermi nuovamente in gioco per e con il Movimento Nonviolento, con la volontà – ora che come un gatto ho studiato bene il mio territorio – di svolgere un ruolo più attivo perché più consapevole.

* del Comitato di Coordinamento del Movimento Nonviolento

Di Martina Lucia Lanza

Esperta in diritto internazionale dei diritti umani. Rappresentante del Movimento nonviolento presso l’European Bureau for Conscientious Objection (Ebco) e board member di quest'ultimo.

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