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Piero Pinna (orazione funebre, 16 aprile 2016)

Diadmin

Apr 18, 2016
Mao a funerale Pietro Pinna 16 aprile 2016Mao a funerale Pietro Pinna 16 aprile 2016

Dobbiamo dire NO alla guerra ed essere duri come Piero

Oggi Piero con la sua morte ci ha convocati, ci mette insieme.

Lo aveva fatto tante altre volte, nel 1962 chiamando alla costituzione del Movimento, nel 1963 e 1964 con il Gruppo di Azione Nonviolenta e la diffusione di Azione nonviolenta, dal 1968 al 1975 con le marce antimilitariste, nel 1978 annunciando la seconda marcia Perugia-Assisi, nel 1983 con la marcia Catania-Comiso e ancora nel 2000 con la Marcia specifica nonviolenta per aggregare tutti coloro che credono nella nonviolenza come scelta di alternativa politica. Tutti noi siamo stati attraversati dal suo incontro, che in qualche modo ci ha cambiati.

Ci si aspetta che i maestri non muoiano mai, perché sentiamo di avere ancora bisogno della loro parola, del loro esempio, della loro semplice presenza rassicurante. Oggi ci sentiamo come bambini orfani.

Sei stato tante cose per ognuno di noi: amico e punto di riferimento non solo politico, e poi soprattutto educatore di nonviolenza per tanti giovani che trovavano in te finalmente qualche parola di verità, e avvertivano la coerenza tra il tuo dire e il tuo fare. Hai sempre spronato i ragazzi che venivano a trovarti (prima nella sede di Perugia e poi nella tua casa di Firenze) ad approfondire il pensiero, a studiare la nonviolenza, per poi agire con il suo metodo (sembra ancora di sentirti: il pensiero senza azione è monco, l’azione senza pensiero è cieca … costituite un piccolo gruppetto, e fate i banchetti … chissà quante spillette del fucile spezzato hai contato e diffuso nella tua vita).
Hai molto seminato e tanto raccoglierai. Molte generazioni ti sono debitrici: con la tua obiezione pioniera al servizio militare hai aperto la strada al servizio civile universale di cui si parla oggi.

Tra le innumerevoli testimonianze giunte in questi giorni, ne ho scelto una divertente, che sarebbe certamente piaciuta al tuo raffinato umorismo ironico: “mi piace pensarti a parlare di Resistenza Nonviolenta in Paradiso; per come ti conosco, potresti anche convincere Santa Barbara a non proteggere più gli arsenali e diventare protettrice del disarmo unilaterale”.

Hai tenuto fermo e dritto il timone del Movimento, che non ha mai ceduto alle lusinghe di un pacifismo generico tenendo fede alle radici della storia nonviolenta da Gandhi a Capitini.
Citavi spesso Gandhi che riteneva che la noncollaborazione al male (a partire da quello assoluto, la guerra) fosse un dovere anche più grande di quello vòlto all’effettuazione del bene.
E poi Capitini che ripeteva “dobbiamo dire No alla guerra ed essere duri come pietre”. Oggi poteremmo dire, ed essere duri come Piero

Essenzialità, tenacia, semplicità, frugalità, coerenza, fermezza, tenuta, costanza, umiltà, gentilezza … sono i valori che hai saputo incarnare per tutta la tua vita. Eri refrattario ai formalismi, all’ipocrisia, all’esteriorità, alla visibilità, che tanto vanno di moda nella politica di oggi….

Ma sarebbe ingiusto relegare Piero solo al suo ruolo pubblico. E’ stato un uomo con una vita intensa e sofferta, che ha affrontato con uno spirito mai piegato. Dalle umilissime radici della famiglia sarda cui è rimasto legatissimo, alla giovinezza formativa ferrarese, fino all’incontro decisivo con Aldo Capitini.
Poi c’è stata la sua di famiglia: marito dell’amata Birgitta e padre di Anna e Peer. Ci fermiamo sulla soglia della perdita tragica dei due figli. Proprio per dedicarsi ad alleviare le loro sofferenze interiori Piero aveva prima allentato e poi interrotto il lavoro politico con il Movimento, sapendosi anche ritirare al momento giusto senza imporre la sua presenza, ma seguendolo sempre con attenzione e non facendo mai mancare i suoi consigli, avendo così a cuore le sorti del Movimento (da curare come una creatura, dicevi). E l’hai fatto fino agli ultimissimi giorni, senza sbandierarlo, anzi chiedendo l’anonimato.
Hai avuto anche una intensa vita intellettuale e culturale: amante dell’arte, della letteratura, della musica classica, della poesia, con la tua predilezione per le opere di Giacomo Leopardi.

Gli ultimi anni hai sofferto parecchio i dolori del corpo, ma non l’hai mai fatto pesare. Come va, Piero? Al solito, un po’ peggio… ma non mi lamento, faccio come non mi riguardasse. Ma la tua senectute è stata anche allietata dall’amore grande per il nipote Michel, sei stato un nonno orgoglioso e quando ne parlavi gli occhi brillavano, e dalle cure amorevoli della tua amica Giovanna, che ti ha accompagnato fino agli ultimi istanti prima che tu chiudessi definitivamente il tuo sguardo, bello e intenso, sul mondo.

Di admin

5 commenti su “Piero Pinna (orazione funebre, 16 aprile 2016)”
  1. Caro Mao, ho letto con commozione il discorso funebre, ma a volte anche gioioso, che hai fatto dell’amico Piero nel momento dell’ultimo saluto da parte di tutti noi nonviolenti. L’ultima volta che l’avevo incontrato a Firenze, dopo aver salito un sacco di scale, l’avevo trovato sempre determinato e anche un pò critico sul nostro di agire in poltica. Ricordo che ci ricordava ” di rinunciare ad una pizza ” e il bilancio del movimento sarebbe andato in pareggio, permettendoci di fare le nostre iniziative.
    La mia strada di obiettore di coscienza, molto simile a quella di Piero, è stata stimolo e luce per resistere sino all’ultimo alla teoria della guerra e alla sua preprazione
    Il fatto che riposi in uno dei cimitero di Firenze ,come Giorgio La Pira, padre Costituente e uomo di Pace, ci consetirà di andarlo a trovarlo e continuare quello che non abbiamo fatto in tempo di comunicarci.
    Fratenamente.
    Alberto Trevisan
    Alberto Trevisan
    Avevo critto un documento più ampio ma non lo riroa nel test.:Mi spiace

  2. Grazie, Mao. Hai salutato degnamente Piero Pinna. Ogni vita che vale dà valore a chi la incontra. Non occorre comandare e imperare – anzi! – , basta essere umani, e si umanizza un pezzetto di mondo. Questo bene non muore mai.
    Ciao, Enrico

  3. caro Pietro non sei certo “scomparso” dai nostri cuori. Ma per farti vivo a tutti dobbiamo riuscire a portare “oltre” il senso che abbiamo cercato di dare alla nonviolenza europea, nata dopo la seconda guerra mondiale, in decenni in cui la sua (così recente) innovazione ci era stata indicata come nuova filosofia e nuova pratica politica. Quei decenni ormai ci stanno alle spalle e non aprono sufficientemente al futuro: il Satyagraha è un’acquisizione culturale di origine lontana, Capitini ha già inventato la marcia Perugia-Assisi e anche le Chiese hanno invocato le parole dei messaggi fondativi senza incidere nella coscienza comune dei popoli. Facevamo più effetto quando ci impegnavamo contro il servizio militare obbligatorio o per produrre una legge per regolare la produzione e il commercio delle armi. I nostri collegamenti internazionali sono ancora esili, protestiamo contro le minacce di guerra, scriviamo sulle ingiustizie, ma sembra che non ci si renda conto ancora che le guerre quando si manifestano sono guerre e non se ne può cambiare la disastrosa realtà. Occorre sempre più fare attenzione al primo manifestarsi dei conflitti e cercare di praticare la prevenzione prima del loro degenerare poco raffrenabile.
    Caro Pietro, in questo ti debbo giustificazione dell’inadeguatezza di una persona che sa dire le cose e ne sente la contraddizione retorica per mancanza di un saper fare politica pubblica collettiva che è stato, forse, un limite nella comprensione piena dei nostri due modi di impegno. Ma ognuno a suo modo: andremo avanti, ognuno come può e sa, tu alle prese con la conversione di Santa Barbara (che certo ride della sua investitura), io e tutti noi con i modi e gli inciampi che incontriamo ogni giorno in un mondo globalizzato che non “disarma”.

  4. Bella davvero l’orazione Funebre di Mao, nella quale viene espresso tutto l’amore di Piero per il “piccolo (ma di grandi ideali e lotte vincenti) del “nostro” (di tutti/te) Movimento Nonviolento, la sofferenza per il figlio morto, l’impegno attivo, quasi mai riconosciuto dai giornalisti (di Regime, direbbe Marco Pannella ,suo amico, che gli propose nel 1976 di candidarsi al Parlamento nel PR, ma lui, Piero declino con gentiilezza l’invito) e poi la sua sardità non per niente veniva spesso in Sardegna a trovare i parenti oppure a passare giornate di relax spirituale nella Casa per la Pace di Ghilarza, nell’oristanese, vicino al paese paterno-materno. Insomma una person ecezionale . Avere conociuto Piero è stato arricchente umanmente, spiritualmente per la mia crescita come militante nonviolento nell’Universo mondo. Guido, del Movimento Nonviolento da Nuoro (per chi non lo sapesse in Sardegna).

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