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Sentinella, quanto resta della notte?

DiDaniele Lugli

Apr 8, 2018
Ferrara scritta remake columbine

Il verificarsi di un solo caso è sufficiente per dare luogo ad un’indagine conoscitiva diretta ad accertare se vi abbiano contribuito fattori eliminabili o riducibili e per attuare le adeguate misure correttive da parte dell’organizzazione.

Non solo in sanità, ma in ogni campo vi sono eventi sentinella. L’esperienza ci dice quali sono da monitorare strettamente. Particolarmente da tenere d’occhio sono quelli che minacciano l’intera umanità nella sua sopravvivenza e nella conservazione di un briciolo di umanità, appunto.

Per la sopravvivenza basterebbe considerarne uno. Settis ci ha detto che la cementificazione procede al ritmo di tre metri quadri al secondo. Questo ricorda una storia: c’era un grande lago nel quale apparve un’alga, il giorno dopo due, poi quattro, poi otto… Ogni giorno il numero raddoppiava. Quando fosse stato tutto coperto nessuna forma di vita sarebbe sopravvissuta. Ma il lago era grande, grande e se anche l’alghetta raddoppiava non si avvertiva pericolo. Infatti il giorno prima della copertura completa, e della fine di ogni forma di vita, il lago era ancora libero per metà. Di come procede la cementificazione verso la saturazione non ci preoccupiamo.

Un evento sentinella, per quel che riguarda il restare umani, è certamente il trattamento nei confronti degli ebrei. Una storia millenaria, con punte vicine nel tempo, ce lo ha insegnato. Leggiamo di una bimbetta a Berlino – seconda elementare – picchiata dai compagni perché ebrea. Prima di imparare a leggere e scrivere hanno imparato a odiare. Accoltellata e bruciata a Parigi è l’anziana ebrea, sfuggita ai rastrellamenti del 1942, quando più di 27 mila ebrei furono rinchiusi nello stadio prima di essere caricati su treni verso la morte. L’antisemitismo cresce, in forme che ricordano il nazismo, mano a mano che si procede verso est, Polonia, Ungheria. Comincia con lo sguardo che riserviamo alle persone di pelle scura venute tra noi. Mai stati razzisti prima nei loro confronti. Forse anche perché non c’erano. È un altro evidente evento sentinella non percepito come tale, se non da sparute minoranze.

In sanità hanno fatto un elenco degli eventi nei confronti dei quali prendere immediati provvedimenti per evitarne il ripetersi, Si va da procedure applicate in parti del corpo o addirittura in pazienti sbagliati, a procedure sbagliate nel giusto paziente, alla morte nel parto, alla violenza nei confronti del paziente o dell’operatore. Infine è tale ogni evento che causi morte o danno grave al paziente. E allora deve partire un’indagine – non sempre soddisfacente, ho potuto constatare – per individuare su cosa intervenire per impedirne il ripetersi.

Quando nel corpo della città vi sono avventi avversi – edificazioni inutili e dannose, destinazioni improprie dei terreni, installazione di attività non compatibili, svuotamento dei centri storici – spesso non vengono avvertiti come tali, soprattutto se legittimati da piani regolatori sovradimensionati nelle previsioni, utili solo alla speculazione. Ma ci sono eventi anche più avversi, magari a questi correlati, che colpiscono più a fondo. Les maisons font la ville, mais les citoyens font la cité, dice Rousseau. Come dire: le case fanno l’abitato, ma la città la fanno i cittadini. E tra i cittadini sorgono muri dell’esclusione, di urban apartheid. Non sono meno reali e solidi delle vecchie mura che ci circondano e che ci rendono orgogliosi.

Alla base stanno eventi, piccoli e grandi, non adeguatamente affrontati, non riconosciuti come eventi sentinella. Come due anni fa il disegno di un kalashnikov e la scritta “Remake Columbine”. Rifare Columbine (nel 1999 nell’omonima scuola del Colorado due studenti uccisero 13 persone e ne ferirono 24) apparsi all’ingresso di una scuola elementare, e nella vicina piazza un’altra scritta, “Fucilarli tutti per non educarne nessuno”. O un anno fa vigili urbani in difficoltà nel condurre accertamenti nei confronti di giovani neri, e si è giunti poi alla presenza di un po’ di militari in aiuto a polizia e carabinieri. Muri sono, mano a mano, sorti tra residenti da sempre, tra loro e nuovi residenti, tra i nuovi residenti. Li erige l’assenza di speranza nel futuro, la paura di un presente nuovo e insicuro, il bisogno di dare la responsabilità a qualcun altro (meglio se non può difendersi) per non assumersi quella che ci spetterebbe. Da questa, e da una ricerca comune della cause, invece occorre partire.

Oltre a fare un riesame di quanto è avvenuto in presenza di un avvento avverso, in sanità è apparsa – in vario modo e con diversa efficacia condotta – una buona pratica: laudit clinico, un processo con cui medici, infermieri e altri professionisti sanitari effettuano una revisione regolare e sistematica della propria pratica clinica e, dove necessario, la modificano. Abbiamo bisogno di un audit civico. Un’amica della nonviolenza, Pat Patfoort, ama ripetere: we cannot change the past, but you can change the future. Il passato no, ma il futuro è nelle nostre mani. E del passato un uso buono che possiamo fare è ripercorrerlo nei suoi snodi, nella scelte fatte, nelle decisioni prese e non prese, in momenti pur avvertiti come critici. Ci serve a capire perché le cose stanno come stanno.

Poi c’è tutto il lavoro da fare, con chi vuole assumersene la responsabilità, perché tenuto per ruolo, per mandato elettorale o per scelta professionale, o perché cittadino e non cliente, al quale si dà ragione come ai matti – per imbrogliarlo meglio.

(foto tratta da estense.com)

Di Daniele Lugli

Daniele Lugli (Suzzara, 1941, Lido di Spina 2923), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sarà nella segreteria dal 1997 per divenirne presidente, con l’adozione del nuovo Statuto, come Associazione di promozione sociale, e con Pietro Pinna è nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, Assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali è intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all’incarico più recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. È attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una società civile degna dell’aggettivo ed è e un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell’ambiente. Nel 2017 pubblica con CSA Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948

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