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Il ritorno di Pontara con L’antibarbarie

DiDaniele Lugli

Dic 1, 2019

La barbarie alla quale dovremmo opporci non viene da stranieri incivili e crudeli, come il termine potrebbe far pensare, è un prodotto della storia principalmente europea. Il pensiero e la proposta di Gandhi, che già si contrappose alla Weltanschauung nazista, può essere d’ispirazione nella lotta contro le evidenti tendenze naziste, che connotano il nostro presente.

Il 2 e 3 dicembre è a Torino nella International Conference Gandhi dopo Gandhi, con un intervento su Gandhi, nonviolenza e giustizia sociale. È la risposta costruttiva alla distruzione in corso e minacciata alla nostra convivenza – operata del diffondersi di violenza e ingiustizia, con l’ideologia che accompagna e giustifica. Di questo tema si è molto occupato nel libro recente Quale pace e allo stesso dedica il penultimo capitolo Una società del benessere di tutti de L’antibarbarie. La nuova edizione è presentata a Torino il 4, il 6 a Ferrara, il 10 a Rovereto (TN) e l’11 a Verona.

In densi capitoli, suddivisi in paragrafi, propone l’apporto della nonviolenza a una miglior democrazia e all’effettività dei diritti. A 150 anni dalla nascita del Mahatma Gandhi, il suo pensiero e la sua azione offrono straordinari spunti di riflessione per affrontare alcuni tra i problemi fondamentali del nostro tempo: rapporto tra etica e politica; persistenza delle disuguaglianze sociali; minaccia del terrorismo e nuovi conflitti; nonviolenza come modalità di lotta e progetto politico; il diritto-dovere alla disobbedienza civile, alternative possibili alle tendenze naziste presenti nel mondo. Combattere la barbarie senza diventare barbari, è questo il nostro compito. Barbaro, βάρβαρος, è per il greco lo straniero che non sa parlare bene – infatti balbetta, bar-bar – come per gli olandesi del XVII secolo gli africani attorno al Capo di Buona Speranza: ottentotti che sanno solo emettere – hott-hott – suoni schioccanti. Pontara ci aiuta nella comprensione del linguaggio – scritto, parlato, agito – in cui si esprime la nostra barbarie, il risorgente nazismo.

Il primo capitolo si intitola Della barbarie ed è così articolato: L’escalation della barbarie, La barbarie nazista, La nuova barbarie: tendenze naziste oggi, Hitler e Gandhi. Seguono gli altri capitoli. Riproduco solo i titoli, che penso diano un’idea del percorso della documentata e argomentata esposizione che ne fa Pontara: Gandhi: l’uomo, il politico il pensiero. Verità, religione, tolleranza e perdono. L’etica e il rispetto per la vita e i suoi limiti. Contro la violenza nei conflitti umani. Nonviolenza e appoggio alla lotta violenta. Principi di una strategia nonviolenta. Una strategia di trasformazione dei conflitti. Una società del benessere di tutti. Uscire dalla barbarie. Sono in tutto 10 capitoli.

Ho riletto il libro nell’attesa di Giuliano per proporlo o riproporlo all’attenzione almeno dei miei concittadini. Le tendenze naziste, da lui denunciate nel 2006, in un’opera lungamente meditata, si son fatte più evidenti e preoccupanti in questi tempi. Non nascondo che l’incontro con lui è per me sempre molto significativo. Non insisto. È un aspetto personale di scarso interesse per gli altri. Ne ho accennato in questa rubrica l’anno scorso Fare l’indiano. Il ritorno di Gandhi, e c’è un pezzo che ritrovo su Estense.com sempre in occasione del suo passaggio a Ferrara. Danno un’idea di chi sia Giuliano Pontara, ma credo sarà importante conoscerlo di persona.

Può essere utile concludere con uno specchietto. Sono condensate in otto brevi formule le tendenze naziste – riassunte nel primo capitolo e le contrapposte derivanti da un pensiero e una pratica ispirati alla nonviolenza formulate nel decimo. È il sintetico risultato del percorso, documentato e argomentato, di questo libro.

Tendenze naziste / Proposte nonviolente

1 La visione del mondo come teatro di una spietata lotta per la supremazia / Il mondo come teatro delle forze costruttive

2 Il diritto assoluto del più forte / Il primato della democrazia

3 Lo svincolamento della politica da ogni vincolo morale / La subordinazione della politica all’etica

4 L’elitismo / L’umiltà dell’egualitarismo

5 Il disprezzo per il debole / L’empowerment dei deboli

6 La glorificazione della violenza / La dissacrazione delle violenza

7 Il culto dell’obbedienza assoluta / La responsabilità della disobbedienza

8 Il dogmatismo fanatico / Il fallibilismo

Di Daniele Lugli

Daniele Lugli (Suzzara, 1941, Lido di Spina 2923), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sarà nella segreteria dal 1997 per divenirne presidente, con l’adozione del nuovo Statuto, come Associazione di promozione sociale, e con Pietro Pinna è nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, Assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali è intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all’incarico più recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. È attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una società civile degna dell’aggettivo ed è e un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell’ambiente. Nel 2017 pubblica con CSA Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948

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