• 14 Ottobre 2024 22:37

Congresso di Roma 2024: le conclusioni

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XXVII Congresso MN – “Obiezione alla guerra, oggi!  Priorità della nonviolenza”

Roma, 23 – 24 – 25 febbraio 2024

Comunicato stampa / 5  del 27/2/2024

Concluso il Congresso nazionale del Movimento Nonviolento.

OBIEZIONE ALLA GUERRA, OGGI!

Priorità della nonviolenza

“La nonviolenza rappresenta quel pensiero forte necessario per affrontare le sfide del presente e del futuro”, dice la mozione conclusiva. “Dopo i fallimenti delle teorie dell’800 e ’900, liberalismo, socialismo, marxismo, l’ideologia nazista, che tutte si sono frantumate proprio sulla questione della guerra, la nonviolenza è l’idea che può muovere il cambiamento necessario per salvare l’umanità. La nonviolenza, vera novità dopo il fallimento globale di Auschwitz e Hiroshima, senza complessi di inferiorità verso altre ideologie, ha saputo elaborare l’alternativa alla guerra, il suo equivalente morale, e il disarmo climatico”. I congressisti hanno eletto gli organi esecutivi del Movimento, riconfermando il presidente Mao Valpiana e i membri del Direttivo e del Coordinamento nazionale.

Il XXVII Congresso nazionale del Movimento Nonviolento ha registrato una importante partecipazione di iscritti e simpatizzanti, nella tre giorni romana. Molti gli ospiti presenti, tra gli altri, i rappresentanti Cgil, Acli, Dicastero Vaticano per il Servizio allo Sviluppo umano integrale, Rete italiana Pace e Disarmo, Europe for Peace, AssisiPaceGiusta; hanno portato i saluti anche il vignettista Mauro Biani e l’attore Alessandro Bergonzoni. Festeggiati i 60 anni della rivista Azione nonviolenta.

Ospite d’onore la dissidente bielorussa Olga Karatch, premio Langer 2023, che è intervenuta al Congresso nonviolento portando la sua intensa testimonianza (è stata arrestata più volte, e torturata, prima di abbandonare la Bielorussia e stabilirsi in Lituania), insieme ai video messaggi di altri obiettori e obiettrici dei paesi direttamente coinvolti nelle guerre in corso, Ucraina e Russia, Israele e Palestina: Yurii Sheliazhenko (da Kyiv, Movimento Pacifista Ucraino), Elena Popova (da San Pietroburgo, Movimento degli Obiettori di Coscienza Russi), Ivan Chuviliaev (Go by the Forest, dall’esilio dalla Spagna), Artyom Klyga (MCO, obiettore russo in esilio), Maya Eshel (Coordinatrice Internazionale di Refuser Solidarity Network, da Israele), Tal Mitnik, primo obiettore israeliano dopo il 7 ottobre, da poco uscito dal carcere (dell’associazione Mesarvot di Tel Aviv), e Tarteel Al-Junaidi (attivista palestinese della Community Peacemakers Team, da Hebron).

I pacifisti israeliani chiedono la condanna di Netanyahu per il massacro di civili a Gaza, e gli attivisti palestinesi stanno attuando la resistenza nonviolenta contro l’occupazione e condannano il terrorismo di Hamas. I giovani che rifiutano le armi sono divisi dalle politiche dei loro governi, ma parlano l’unica lingua della pace e progettano insieme un futuro amico.

L’ultimo giorno il Congresso si è trasferito in Piazza San Pietro dove Papa Francesco all’Angelus ha salutato il Movimento Nonviolento dopo aver denunciato ancora la guerra e la crisi climatica.

Mao Valpiana, Presidente

 


Le prime due giornate congressuali sono interamente visionabili sul sito di Radio Radicale (che ringraziamo di cuore):

 


Relazione del Presidente Mao Valpiana

Eccoci qui, amiche e amici, a dare vita al 27esimo Congresso dalla nascita del MN, avvenuta il 10 gennaio 1962. A causa della pandemia era da ben sei anni che non ci riunivamo fisicamente insieme. È dunque anche una festa oltre che un momento importante di lavoro.

Il titolo dice già molto “Obiezione alla guerra, oggi!”. È l’imperativo categorico per gli amici della nonviolenza, che guida la ragione e ci porta all’azione. Una legge morale che guida la coscienza: Obiezione alla guerra, opposizione integrale alla guerra e alla sua preparazione, dice la nostra Carta.

Il sottotitolo, priorità della nonviolenza, definisce il metodo con il quale vogliamo perseguire i nostri obiettivi, e nel contempo ci carica della responsabilità di indicare, noi, quali sono le priorità che la nonviolenza chiede per la realtà di oggi.

È dunque la Campagna di Obiezione alla guerra il focus centrale di questo Congresso, la campagna che ci vede impegnati da due anni, lanciata subito dopo l’invasione russa dell’Ucraina, già il primo marzo del 2022.

È stata la prima risposta immediata, ma nel solco della nostra tradizione: il sostegno e la solidarietà internazionale agli obiettori di coscienza, così come nel  secolo scorso facemmo con gli obiettori nella Spagna di Franco o gli obiettori nella Grecia dei colonnelli, e come gli inglesi della WRI fecero per sostenere Pinna e Capitini nell’Italia del 1949. È dunque un lungo filo che ci porta da allora ad oggi, grazie soprattutto ai rapporti internazionali che abbiamo costruito con il BEOC e la WRI. Grazie a Daniele Taurino che cura e mantiene questi rapporti!

La Campagna possiamo raccontarla anche in cifre: raccolti fino ad oggi più di 65.000 euro; le voci di uscite, finora di 33.000, euro sono state per aiuti umanitari, per la carovana Stop The War Now con cui siamo andati a Kiev per prendere contatti e portare contributi finanziari al movimento ucraino, a quello russo e bielorusso; abbiamo sostenuto le spese del tour delle tre attiviste e del coordinatore degli obiettori russi; abbiamo patrocinato la missione dell’avvocato Canestrini; abbiamo sostenuto le difese legali di obiettori ucraini e bielorussi; e poi la stampa e diffusione del numero speciale di Azione nonviolenta, la manifestazione davanti alle 3 ambasciate in Italia.

Questa campagna prosegue, ha l’obiettivo politico di ottenere dall’Unione europea e dal nostro governo il riconoscimento dello status giuridico di rifugiati politici, per gli obiettori di coscienza, disertori e renitenti alla leva in fuga dai paesi coinvolti nei conflitti. Da oggi questa campagna si allarga al sostegno agli obiettori israeliani e agli oppositori nonviolenti palestinesi.

Nell’ambito di questa campagna abbiamo conosciuto la nostra amica Olga Karatch, bielorussa, che oggi è qui con noi e che ieri alla Camera è stata insignita, su nostra proposta, del prestigioso Premio Internazionale Alexander Langer 2023. Grazie Olga, dell’onore che ci fai con la tua amicizia.

Con questo Congresso, il Movimento Nonviolento partecipa alla mobilitazione nazionale del 24 febbraio per il “Cessate il fuoco, in Ucraina e in Palestina” convocata da Rete italiana pace e disarmo, e dalle due coalizioni Europe for Peace e AssisiPaceGiusta.

Siamo parte fondativa e integrante di queste organizzazioni.

Dalla sua nascita (anzi, proprio per favorirla) nel settembre del 2020, abbiamo assunto il gravoso compito di gestire la segreteria amministrativa della Rete italiana Pace e Disarmo (che riuniva le eredità della Rete Disarmo e della Rete della Pace). Siamo entrati come Movimento anche nell’esecutivo nazionale. La rete, che conta ora più di settanta associazioni grandi e piccole, sindacati e ong, rappresenta sicuramente la più importante e vasta realtà organizzata del pacifismo italiano, e possiamo dire anche europeo. È un lavoro di cui dobbiamo andare fieri; ci è costato molto, moltissimo, in termini di energia e risorse messe a disposizione ma siamo contenti di averlo fatto, perché così abbiamo realizzato in pieno quello che era l’impegno assunto due congressi fa, a Roma nel 2017, in cui ci ponevamo questo obiettivo, esplicitato nella mozione “Noi siamo le nostre relazioni”. Relazioni importanti e fruttuose le abbiamo realizzate con molte delle associazioni amiche con cui lavoriamo e ci confrontiamo quotidianamente.  Il valore aggiunto che portiamo in queste relazioni è l’attenzione al metodo della nonviolenza. Tra le tante associazioni con cui lavoriamo bene, molte delle quali oggi qui presenti, e ringraziamo, ne citerò solo una – per non mancare di rispetto a nessuno – ed è la Cgil, il più grande sindacato italiano, che oggi ci ospita in una sua struttura, e con la quale abbiamo fatto un cammino di crescita. Negli anni ‘80 con il sindacato ci scontravamo, anche duramente, sul tema dell’industria bellica, dell’attenzione alla occupazione ma non alla riconversione, e oggi, invece, registriamo come la riflessione e la pratica della cultura della pace sia al centro della politica della Cgil, e questo è indubbiamente il frutto del lavoro che insieme facciamo nella Rete Pace Disarmo. Grazie a Maurizio Landini per tutto questo!

Ma qual è lo specifico del Movimento? Cosa giustifica la nostra presenza, la nostra azione, la nostra esistenza? La prima risposta sta nel manifesto murale scritto da Capitini nel 1962 e fatto affiggere nelle città: “Al Movimento aderiscono pacifisti integrali, che rifiutano in ogni caso la guerra, la distruzione degli avversari, l’impedimento del dialogo e della libertà di informazione e di critica. Il Movimento prende iniziative per la difesa e lo sviluppo della pace e promuove la formazione di Centri in ogni luogo”. Come attualizzare al 2024 questo programma, con quali strumenti dell’oggi, e in un contesto d’attualità e di realtà così drammatico per il futuro dell’umanità e del pianeta stesso, messe a rischio dalle guerre e dalla crisi climatica, è la domanda che ci poniamo.

Noi siamo piccola cosa, possiamo fare poco sul piano pratico, dobbiamo avere piena coscienza dei nostri limiti e delle poche risorse. Ma proprio per questo siamo chiamati – come specifica missione – ad avere un pensiero forte, consci come siamo che l’azione buona deriva solo da un pensiero buono. L’elaborazione culturale della nonviolenza specifica, è dunque il nostro particolare.

La teoria della nonviolenza, da Gandhi a Capitini, non è figlia di un dio minore. Grazie anche alla sua elaborazione e attualizzazione, dovuta a maestri come Lanza del Vasto, Jean-Marie Muller, Gene Sharp, Johan Galtung, ma anche a pensatori come Ivan Illich e Alex Langer, oggi il pensiero e la teoria della nonviolenza, la filosofia della nonviolenza, rappresenta quel pensiero forte necessario per affrontare le sfide del presente e del futuro. Dopo i fallimenti delle teorie dell’800 e ‘900, liberalismo, socialismo, marxismo, l’ideologia nazista, che tutte si sono frantumati proprio sulla questione della guerra, la nonviolenza è l’idea che può muovere il cambiamento necessario per salvare l’umanità. La nonviolenza, vera novità dopo il fallimento globale di Auschwitz e Hiroshima, senza complessi di inferiorità verso altre ideologie, ha saputo elaborare l’alternativa alla guerra, il suo equivalente morale,  e il disarmo climatico; è anche l’unico pensiero che ha saputo affrontare una prospettiva di realtà liberata dalla guerra e dalla morte (le due grandi questioni irrisolte dell’umanità) con la capitiniana compresenza dei morti e dei viventi.  Il Movimento è chiamato ad approfondire sempre di più, a mantenere la tensione, la produzione di valori, in un metodo aperto e sperimentale. La ricerca continua di coerenza tra mezzi e fini rimane il cuore del lavoro culturale e pratico del Movimento.

Ma tutto questo lavoro, pratico sulle campagne e teorico sul pensiero, chi lo deve fare? In buona sostanza, quando diciamo “noi del Movimento”, cosa si intende concretamente?

Il Movimento Nonviolento è costituito dai suoi iscritti. Sono loro che lo fanno esistere ed agire. Ma il Movimento non è solo la somma di ciò che sanno esprimere gli iscritti (nel Congresso e negli organi esecutivi). Il Movimento assume la forma che è stata prefigurata dalla sua Carta ideologico-programmatica ed ora definita nella nuova forma di Statuto che approveremo più tardi. E ciò che il Movimento produce oggi, è anche il risultato della sua storia. La Carta, la storia, gli iscritti singoli e in gruppi nei Centri territoriali, del Coordinamento e del Direttivo. Sono questi gli elementi centrali che fanno la politica del Movimento e che il Congresso Nazionale deve valorizzare, per migliorare il nostro agire collegiale. Ma i numeri sono impietosi: gli iscritti (cioè chi si assume la responsabilità) sono 256; gli abbonati (cioè chi sostiene davvero la rivista) sono 365 e i donatori (cioè chi non può fare ma finanzia) sono 90. È pur vero che non è nel nostro stile fare proselitismo, che non abbiamo mai cercato di aumentare le tessere solo per fare numero, ma che l’iscrizione al MN è un atto di coscienza, una forma di persuasione; tuttavia c’è da pensare ad un miracolo (per i credenti) o ad una magia (per i laici) se tutto questo lavoro è il frutto dell’agire di così poche persone. Ci sono, è vero, moltissimi simpatizzanti che danno una mano, e il Movimento gode di una grande credito che convoglia energie e risorse, ma dobbiamo puntare ad una maggior valorizzazione del tesseramento.

I punti di forza su cui si regge il Movimento sono la segreteria operativa (costituita da una sola persona assunta a tempo pieno) e la comunicazione (costituita dalla rivista e dal sito). Ci saranno delle relazioni specifiche a parte su questi punti, ma una valutazione politica la devo fare.

La nostra Segreteria, va assolutamente potenziata. Al lavoro ordinario (già di per sé oneroso), si è aggiunto il lavoro come segreteria amministrativa e operativa della RiPD. Negli ultimi due anni emergenze continue (la Campagna Obiezione alla guerra, le iniziative nazionali delle colazioni Europe for Peace e AssisiPaceGiusta) hanno raddoppiato o triplicato il carico di lavoro, a volte dovendo trascurare proprio il lavoro ordinario per il Movimento, che per noi è invece fondamentale.

Bisogna quindi che i Centri si facciano carico di una parte del lavoro nazionale, per distribuire e decentralizzare. Grazie a Caterina per il lavoro insostituibile che svolgi!

Azione nonviolenta, la nostra amata rivista, compie 60 anni di vita. Dobbiamo registrare che a fronte di un continuo miglioramento nei contenuti e nella proposta editoriale, non ha mai fatto seguito un aumento della diffusione. Anzi, con la crisi che ha investito tutte le riviste cartacce, anche noi abbiamo una inevitabile contrazione. È giunto il momento di un cambio di passo. Dopo 40 anni di mia direzione (che mi era stata affidata da Pinna, con la promessa di mantenere accesa la fiammella a qualsiasi costo), ci sono ora le condizioni per un rinnovamento totale. La rivista avrà una nuova redazione, un nuovo direttore, svilupperà le due versioni cartacea e on line. Il 2024 sarà un anno di transizione e sperimentazione e poi dal 2025 avremo la nuova Azione nonviolenta. Questo processo di adeguamento ai tempi e rinnovamento, sta avvenendo anche per il sito, che è ormai il volto con il quale il MN si presenta al pubblico, il primo approccio per chi ci cerca sul web.

Tutto questo, naturalmente, non ci esime dal lavoro militante sul territorio, dal fare i banchetti, dal contatto diretto e fisico con l’opinione pubblica, con la gente.

Dopo i punti di forza, devo però parlare anche dei punti di debolezza. Uno è rappresentato sicuramente dalle nostre proprietà che nei decenni abbiamo acquisito con la politica delle sedi, che proprio Capitini ha inaugurato con la sede di Perugia. Le nostre proprietà immobiliari, la sede di Verona, la sede di Brescia e la sede di Ghilarza, rappresentano un patrimonio fondamentale, ma sono diventate anche un problema di gestione. I tempi sono cambiati e la sede, gli uffici, i luoghi di riunione, hanno caratteristiche ed esigenze molto diversa da quelle che erano 50 anni fa. Mantenere, gestire, ristrutturare, il nostro patrimonio immobiliare, è un onere e un problema non più rinviabile.

L’altro punto di debolezza, dunque da correggere, è una certa mancanza nel ricambio generazionale. Non sono un appassionato della retorica giovanilistica, i giovani facciano il loro percorso, con i loro linguaggi, con i loro errori e le loro speranze, così come abbiamo fatto noi ai nostri tempi, rifiutando allora il paternalismo degli adulti. Non tocca a noi andarli a cercare o corrergli dietro. In ogni caso non ce la faremmo. Dobbiamo però creare le condizioni perché possano trovare, se lo vogliono, una casa nel Movimento. Dopo la mia generazione c’è quella dei quarantenni e dei trentenni che hanno assunto anche ruoli di dirigenza del Movimento, ma ragazzi ventenni non li vediamo da tempo; anche se interessati e attivi sulle questioni della pace e dell’ambiente, vanno ad esprimersi da altre parti, in altri contesti . Un’occasione di un ulteriore abbassamento dell’età media e dunque di rinnovamento, noi ce l’abbiamo con il Servizio Civile Universale. Su questo abbiamo investito moltissimo nei decenni, insistendo soprattutto sul ruolo di “difensori civili” che i ragazzi assumono nei 12 mesi di servizio e sul legame stretto tra obiezione di coscienza e servizio civile. Il nostro lavoro con la CNESC, e saluto la presidente Laura Milani, è fondamentale. Ma dobbiamo ora lavorare per creare le condizioni affinché alcuni di loro possano, finito il Servizio, rimanere come militanti e volontari nel Movimento, portando tutta la loro sensibilità, il loro entusiasmo e le loro nuove forme aggregative. Questo è il nostro compito anche come educatori, ed educatori alla pace.

Dopo i giovani, il futuro, il pensiero va a chi non c’è più, il passato.

Ci soffermiamo a ricordare, fare memoria, e sentire con noi gli amici che negli anni hanno fatto parte del Comitato di Coordinamento del Movimento, e che ci mancano tanto: Davide Melodia, Nanni Salio, Marco Baleani, Piergiorgio Acquistapace, Pietro Pinna, Alberto l’Abate, Luciano Capitini, Sandro Canestrini, Rocco Pompeo, Stefano Guffanti, Fabio Guglielmi, Daniele Lugli. Loro ci aiutano  e chiedono di concentrarci sul garantire la tenuta del Movimento. La loro non è solo una mancanza affettiva, ma è proprio anche una mancanza del loro lavoro, della loro sapienza e capacità. Il lavoro specifico che facevano, ora chi lo fa? Non sempre siamo riusciti a supplire, c’è bisogno di farlo. Per questo chiediamo l’aiuto di tutti e confidiamo nella forza della compresenza.

Parlando di memoria, ricordo qui che quest’anno cade il centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti per mano fascista. Matteotti, obiettore di coscienza, Matteotti antimilitarista, Matteotti antifascista. Noi abbiamo il nostro prezioso Quaderno di Azione nonviolenta, uno degli ultimi lavori del nostro Presidente Emerito Daniele Lugli su questa nobile figura, da presentare come un esempio virtuoso di nonviolenza attiva.

Mi avvio alla conclusione, con alcune note sull’attualità di queste ore, e su alcuni temi di cui discuteremo nel dibattito del pomeriggio, per prendere insieme le necessarie decisioni.

Siamo nel pieno di una aggressiva propaganda bellica. Il clima che ci circonda è brutto, in certi momenti fa davvero paura, preoccupa, si rischia di sentirsi sfiduciati, ma noi sappiamo che la nonviolenza, anche quando sembra perdente, è come un fiume carsico, scorre comunque, si alimenta, c’è anche se non la vedi, e ad un certo punto rispunta. In questi giorni la mobilitazione pacifista in atto vede coinvolte più di 110 città mobilitate con oltre 120 eventi censiti, segno di una grande vivacità e diffusione e attivismo dei gruppi locali, che si riconoscono in un movimento unico che vede nella nostra Rete e nelle nostre coalizioni un punto di riferimento sicuro e autorevole proprio perché non nasce dal nulla, non si sveglia oggi, ma è frutto di un lungo lavoro, continuativo, competente, coerente. C’è bisogno di unità nel movimento per la pace, per avere più forza ed essere più convincenti, oltre che convinti.

E qui vogliamo esprimere la nostra piena solidarietà agli studenti pisani che ieri sono stati manganellati dalla polizia. Non possiamo tacere. La polizia, cioè lo Stato, deve garantire e tutelare il diritto di manifestazione. Se quel corteo non era autorizzato (come non erano autorizzati i trattori in città, ma sono stati tollerati), si apre una trattativa tra manifestanti e questura, non si manganellano giovani studenti minorenni! È una deriva che va fermata subito. Il  Congresso del MN chiede che il Ministro dell’Interno si assuma la responsabilità, faccia chiarezza e condanni gli eccessi delle forze dell’ordine, o si dimetta. Apprezziamo la risposta civile che ieri sera ha espresso l’intera città di Pisa, e oggi il Presidente della Repubblica!

Oltre alle manifestazioni della piazza, noi però cerchiamo sempre anche un’aggiunta nonviolenta della singola persona, perché – come ci insegna Capitini – al centro dell’azione c’è la persona, la coscienza. Tra le iniziative lanciate in questi giorni mi piace segnalare il digiuno di assunzione di responsabilità e di dialogo intitolato “Fermate la strage – Cessate ogni fuoco”, iniziato  a Mestre il giorno delle Ceneri da due amici della nonviolenza, Bernardino e Carlo, con la proposta che altri proseguano a staffetta. È un’iniziativa che può espandersi, che utilizza una delle tecniche della nonviolenza, di purificazione e lotta, che come Movimento potremmo assumere e rilanciare, come atto semplice, alla portata di tutti, segno che non ci arrendiamo all’impotenza.

Il movimento per la pace si muove per campagna. Noi come MN abbiamo da sempre un criterio, che è anche uno stile di lavoro, che ci fa aderire e partecipare ad una campagna solo se davvero siamo in grado di essere attivi e di portare il nostro contributo di partecipazione attiva. Non si può dunque aderire a tutte le campagna, solo perché se ne condivide l’obiettivo. C’è poi il criterio che una campagna deve essere sostenibile, verificabile negli obiettivi a lungo, medio e breve termine.

Le Campagne alla quali stiamo partecipando, oltre a quella di Obiezione alla guerra, nella sua dimensione europea e italiana – di cui abbiamo ampiamente parlato – sono la campagna Un’altra difesa è possibile, la Campagna per la riduzione delle spese militari con l’Osservatorio Mil€x di cui siamo partner, la rete europea ENAAT contro il commercio di armi (e in Italia la campagna per la difesa della Legge 185/90), la campagna “Italia ripensaci” (parte italiana di quella mondiale Ican per la messa al bando delle armi nucleari) e con Opal e Ripd la campagna sulla fiera delle armi, prima Hit Show a Vicenza, ora EOS a Verona). C’è poi da registrare la partecipazione del MN al Forum per lo sviluppo sostenibile e al Consiglio nazionale giovani, alla Rete Giovani Pace e Sicurezza. Ce n’è abbastanza.

E a proposito di campagne, ci stiamo avviando alla campagna elettorale per le prossime elezioni europee di giugno. Le nostre analisi e proposte per l’Europa sono conosciute. Ne abbiamo parlato anche nel dibattito di ieri su Europa democratica, ecologia e nonviolenta. Ma il momento elettorale ci mette comunque davanti ad una scelta. Come MN abbiamo sempre avuto dialogo e rapporto con partiti e liste. È accaduto anche, in passato, che qualcuno di noi si coinvolgesse in competizioni elettorali, ma sempre e solo a titolo personale, non sposando mai in toto nessun partito, mantenendo aperto il confronto tematico con tutti.

Il movimento per la pace lavora per campagne, per obiettivi specifici da raggiungere, e lavora anche (e forse soprattutto) sul piano culturale, in modo trasversale, coinvolgendo di volta in volta settori diversi della società; è un movimento che ha posto la “questione pace” al centro dell’agenda politica, chiedendo ai partiti e alle istituzioni di assumere posizione, di fare propri i nostri obiettivi. È dunque un movimento ampio a articolato, che certamente non può (e non deve!) essere schiacciato nell’imbuto di una lista elettorale. Il movimento per la pace rappresenta se stesso, e non può confinare questa idea in una lista o un partito specifico.

Rispettiamo ogni scelta, il dibattito resta aperto nell’interesse comune di favorire la partecipazione democratica al voto per il futuro della nostra Europa.

Infine. Il Congresso si concluderà domenica con la presenza, per chi lo vorrà, in piazza San Pietro al momento dell’Angelus di Papa Francesco, per portare il nostro contributo alla campagna contro la guerra, contro tutte le guerre, che riconosce nel pontefice l’unica leadership internazionale che sa dire parole di pace, disarmo e nonviolenza. È una scelta consapevole, che non smentisce in alcun modo la natura laica del nostro Movimento. Anzi, in un certo senso è il completamento di un dialogo che Aldo Capitini (il libero religioso Capitini, lo sbattezzato Capitini, i  cui testi vennero messi all’indice dei libri proibiti) aprì con la Chiesa cattolica. Nel 1966 scrisse il libro Severità religiosa per il Concilio in cui lamentava che l’Enciclica Pacem in Terris di Giovanni XXIII e il Concilio di Paolo VI furono troppo tiepidi sull’obiezione di coscienza e non presero nessuna posizione sulla nonviolenza. Anche don Lorenzo Milani nel 1965 lamentava che “La nonviolenza non è ancora la dottrina ufficiale di tutta la Chiesa”.  Capitini definì questa “un’occasione persa”, e scrisse “Resta ai cattolici dopo il Concilio un grave compito, anche in questo campo, e io sono sicuro che vi saranno molti che lo affronteranno con grande sincerità e serietà; ma gli esseri sono più delle istituzioni; i cattolici, con nuovo fervore, cercano, incontrano, discutono, s’impegnano”.

Dopo 60 anni la nonviolenza è diventata il cuore della pastorale del pontificato. Papa Francesco, nella lettera “Laudato si’” pone il tema della nonviolenza verso la natura, l’ambiente, il creato, con la lettera “Fratelli tutti”, pone la questione della nonviolenza tra gli uomini, la pace, la guerra.

“La nonviolenza: stile di una politica per la pace” è il titolo della giornata mondiale per la pace del 2017, ed è la prima volta che la nonviolenza specifica viene presentata come scelta preferenziale in un documento pontificio. Nel luglio del 2022 Papa Francesco ha indicato ai giovani europei la figura di Franz Jägerstätter (obiettore di coscienza antinazista che rifiutò il giuramento e il servizio militare), come modello da seguire. Quello che Capitini voleva dalla Chiesa, si è realizzato.

Domenica, da laici, andiamo a riconosce questa alleanza, andiamo a sancire un patto per la comune direttrice d’azione: l’opposizione integrale alla guerra.


Mozione politica generale del XXVII Congresso del Movimento Nonviolento

Il XXVII Congresso nazionale del Movimento Nonviolento, riunito a Roma nei giorni 23-24-25 febbraio 2024, assume e fa propria la Relazione del Presidente “Obiezione alla guerra, oggi! Priorità della nonviolenza” come corpo centrale della mozione politica generale d’indirizzo (in allegato come parte integrante e operativa della mozione approvata).

Oggi, “l’obiezione alla guerra” si manifesta nel lavoro della Campagna di Obiezione alla Guerra e Un’altra difesa è possibile, nelle relazioni e nel lavoro di supporto con i movimenti pacifisti, antimilitaristi e attivisti nonviolenti e obiettori in Ucraina, Russia, Bielorussia, Israele e Palestina.

“Priorità della nonviolenza” ha un doppio significato:

– indicare quali sono le priorità che la nonviolenza chiede per la realtà di oggi;

– assumere la nonviolenza come priorità per la nostra vita personale e politica.

Questa priorità ineludibile si esprime nel Movimento attraverso la “coerenza, continuità, convinzione” dei propri iscritti e Centri territoriali, che ne costituiscono l’elemento fondamentale di crescita e di azione nonviolenta dal basso.

Dall’unione imprescindibile di queste due formule si articola la nostra opposizione integrale alle guerre e alla loro preparazione nonché agli strumenti che le rendono possibili: le armi e gli eserciti. Soltanto così la nostra aggiunta nonviolenta può concretizzarsi nelle sue varie forme: il lavoro culturale per la pace e il disarmo, la formazione teorico-pratico ai principi e le tecniche della nonviolenza, l’impegno nei campi specifici del servizio civile, del disarmo nucleare e climatico, della difesa civile non armata e nonviolenta.

Con questa Mozione, il Movimento Nonviolento rinnova il suo impegno:

  • Nelle Campagne nazionali e internazionali già promosse e in corso
  • Nella partecipazione alle Reti (elenco presente nella Relazione)
  • Nel valorizzare la dimensione dello sviluppo dei Centri territoriali e delle loro attività, favorendo la partecipazione dei giovani e la convivialità delle differenze
  • Nel rafforzamento della Segreteria nazionale e della comunicazione con il rinnovamento del sito e della rivista Azione nonviolenta
  • Nel continuare il lavoro culturale e politico per un’Europa progetto di pace e per l’istituzione dei Corpi civili di pace

Approvazione all’unanimità (50 votanti presenti in sala)


Mozione Organi statutari eletti dal Congresso:

Presidente: Mao Valpiana

Direttivo: Elena Buccoliero, Martina Lucia Lanza, Daniele Taurino, Vittorio Venturi.

(Caterina Del Torto, Segreteria operativa, invitata permanente)

Ratifica assembleare del Coordinamento Nazionale del Movimento Nonviolento:

Comitato di Coordinamento: Gabriella Falcicchio, Marzio Marzorati, Massimiliano Pilati, Mario Pizzola, Pasquale Pugliese, Piercarlo Racca.

(Caterina Del Torto, Segreteria operativa, invitata permanente)

e un rappresentante per ogni Centro territoriale: Brescia, Ferrara, Livorno, Mantova, Palermo, Pordenone, Modena, Reggio Emilia, Roma, Sardegna, Torino, Verona.

Approvazione all’unanimità (50 votanti presenti in sala)


Mozione particolare su Arena di pace 2024

Il XXVII Congresso del Movimento Nonviolento aderisce all’iniziativa Arena 2024, che vedrà la presenza di Papa Francesco il 18 maggio 2024 all’Arena di Verona, assemblea italiana dei Movimenti Popolari. Il Movimento Nonviolento ringrazia il Vescovo mons. Domenico Pompili per l’invito ricevuto a partecipare a questo importante evento, che sarà l’inizio di una cammino, non la conclusione.

Il Movimento Nonviolento offre questo documento come contributo specifico all’area tematica “pace e disarmo”.

Pace e disarmo sono i nomi della nonviolenza

La guerra è il più grande crimine contro l’umanità. È nostro dovere fare tutto il possibile per fermarla.

Non è più il momento delle analisi, dei commenti, degli appelli.

“Cessare il fuoco!” non è un’esortazione da rivolgere a chi la guerra l’ha voluta, organizzata, finanziata, e la vuole solo vincere, perché non saranno i potenti e i governanti a finirla.

“Cessare il fuoco!” è un imperativo da rivolgere innanzitutto a noi stessi, per sottrarci al meccanismo perverso che la guerra alimenta, per non collaborare in alcun modo con il male.

“Cessare il fuoco!” lo devono realizzare i popoli che la guerra non vogliono, i poveri del mondo coloro che dalla guerra hanno tutto da perdere, mentre i potenti con la guerra si arricchiscono.

L’obiezione di coscienza, l’opposizione integrale alla guerra, il rifiuto delle armi e delle strutture militari che la rendono possibile, sono al centro della proposta nonviolenta.

Rifiutare le armi (rifiuto di usarle, di pagarle, di progettarle, di costruirle, di venderle) è il solo modo concreto per iniziare il “Cessare il fuoco!”.  Non fare il male, è il primo passo per poter fare del bene.

Pregate per la pace” (impegno personale, intimo), “lottate per la pace” (impegno collettivo, politico): così ci incoraggia Papa Francesco.  Lottare per la pace significa impegnarsi per un processo costruttivo lungo e difficile. La pace non cade dall’alto, cresce dal basso con atti concreti di riconciliazione, di convivenza, di amore.

C’è da fare un lavoro di opposizione, e un lavoro di costruzione: contro la guerra, per la pace.

Proponiamo ai Movimenti Popolari italiani di abbracciare, sostenere e partecipare alle due Campagne che riassumono la pars destruens, demolitrice e la pars construens, costruttiva:

La Campagna di “Obiezione alla guerra”, di sostegno agli obiettori di coscienza, renitenti, disertori russi, bielorussi e ucraini, ora allargata anche agli obiettori israeliani e oppositori palestinesi, a difesa dei diritti umani di chi rifiuta la mobilitazione militare e la coscrizione obbligatoria.

La Campagna “Un’altra difesa è possibile” per istituire la Difesa civile, non armata, nonviolenta, ridefinire i concetti di difesa, sicurezza, minaccia, dando centralità alla Costituzione che “ripudia la guerra” perché difesa della patria è difesa della vita, dell’ambiente, del territorio, dei diritti, della dignità, della pace, del lavoro.

La Campagna di “Obiezione alla guerra”, nella sua dimensione internazionale, si fa carico della difesa legale degli obiettori che vengono processati, del sostegno agli obiettori incarcerati, e aiuta concretamente i giovani che rifiutano l’arruolamento e la mobilitazione militare a non farsi reclutare o a espatriare (in modo legale o illegale); renitenti e disertori che hanno abbandonato l’esercito ricevono accoglienza e sostentamento.  La Campagna aiuta tutti coloro che, in Russia, Bielorussia e Ucraina, rifiutano di partecipare alla violenza e alla guerra della propria parte, per cercare il dialogo e proposte di pace con l’altra parte. In Israele e Palestina la Campagna sostiene i “gruppi misti”, israeliani e palestinesi, che rifiutano la guerra e che già oggi si sottraggono alla logica omicida e suicida della violenza cieca.

La richiesta alle istituzioni europee e nazionali è che venga riconosciuto lo status giuridico di rifugiati politici, e offerta accoglienza e protezione, a tutti gli obiettori, disertori, renitenti che rifiutano l’uso delle armi e vorrebbero difendere la propria patria con mezzi pacifici.

La Campagna “Un’altra difesa è possibile” chiede al Parlamento italiano di attuare l’articolo 52 della Costituzione (la difesa della patria, affidata al cittadino) alla luce dell’articolo 11 (il ripudio della guerra, come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali) riconoscendo e finanziando non solo la tradizionale difesa armata, ma anche le forme di difesa civile, non armata e nonviolenta: il servizio civile, la protezione civile, i corpi civili di pace, oltre che ricerca, sperimentazione, formazione ed educazione, con fondi da sottrarre all’acquisto di nuovi sistemi d’arma: pagare per la pace anziché per la guerra.

La difesa nonviolenta è difesa dell’ambiente e del lavoro; è economia e finanza al servizio della società, è democrazia e diritti, è solidarietà e accoglienza, secondo i principi costituzionali.

La difesa civile è risoluzione nonviolenta dei conflitti; necessita quindi di studio, ricerca, sperimentazione, formazione, educazione. Proponiamo che Verona, città crocevia di pace, sia la sede di una Alta Scuola di Pace, un centro di preparazione per operatori di pace, un’accademia di studio e formazione.

Approvazione all’unanimità (52 votanti presenti in sala)


Mozione particolare “Banche armate”

Il XXVII Congresso del Movimento Nonviolento considera la campagna “Banche armate” profondamente collegata alla “Campagna di obiezione alla guerra”. Ritiene importante questa campagna, perché è un’azione di critica economica che mette a nudo le connivenze tra finanza ed armamenti e che può far sentire la gente partecipe in prima persona.

Il Centro territoriale sardo si propone come referente per il Movimento Nonviolento della campagna e chiede che altri gruppi territoriali interessati indichino un proprio referente, per poter coordinare insieme una efficace impostazione delle varie fasi della campagna, in modo che possa impostarsi il più possibile in modo congiunto.

Nella prima riunione utile del Comitato di Coordinamento verrà affrontato questo punto specifico, nella sua dimensione di contenuti e organizzativa.

Approvazione all’unanimità (51 votanti presenti in sala)


Mozione particolare per sostenere un Digiuno a staffetta

Il Movimento Nonviolento abbraccia da sempre, tra le varie pratiche di lotta nonviolenta, quella del digiuno inteso come azione di pace che parte come assunzione di responsabilità della singola persona ma capace di diventare atto collettivo.

Per questo motivo il XXVII Congresso, come richiamato nella relazione introduttiva del Presidente, abbraccia convinto la proposta di fare propria e rilanciare come Movimento Nonviolento forme di digiuno a staffetta come quello intitolato “Fermate la strage – Cessate ogni fuoco” già praticato a Mestre in Veneto, a Rovereto in Trentino, a Bergamo in Lombardia, come atto semplice, alla portata di tutti, segno che non ci arrendiamo all’impotenza.

Nella libertà di ciascuno, indichiamo come forma preferenziale il vero digiuno gandhiano, a sola acqua, per il tempo che ognuno deciderà di praticare (con meditazione o preghiera).

Il Congresso invita i suoi iscritti nel mobilitarsi nei rispettivi territori per organizzare queste forme di digiuno a staffetta e di darne notizia alla segreteria organizzativa in modo che diventi un impegno diffuso nazionale.

Segreteria: digiunoperlapace@gmail.com (cell. 328 6338340 o 380 7094431)

 Approvazione all’unanimità (51 votanti presenti in sala)


Mozione particolare per la liberazione di Leonard Peltier

Il Movimento Nonviolento ha da sempre nel suo DNA l’attenzione per le difensore e i difensori dei diritti umani, obiettori di coscienza, renitenti alla leva, disertori e oppositori ai regimi totalitari e per chi, innocente, viene carcerato per le proprie idee. In un periodo come questo attuale in cui assistiamo quotidianamente all’intensificarsi della repressione nei confronti di queste persone  diventa fondamentale non abbandonare queste persone e rinnovare anche dal nostro Congresso una ferma richiesta di garantire loro diritti basilari come libertà e vita.

Citiamo solo a titolo di esempio i casi dell’attivista e giornalista australiano Julian Assange detenuto in Gran Bretagna, con il rischio di estradizione negli Stati Uniti, la carcerazione e morte dell’oppositore di Putin, l’attivista e blogger Aleksej Navalny e la Premio Langer 2009 e Premio Nobel per la Pace 2023, Narges Mohammadi, imprigionata per la sua lotta nonviolenta per i diritti di donne e uomini in Iran.

Il XXVII congresso del Movimento Nonviolento, riunito a Roma nei giorni 23-25 febbraio 2024, facendo proprie sia la proposta dell’amico Peppe Sini del “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo che l’appello di Amnesty International per un provvedimento di clemenza del Presidente degli Stati Uniti d’America che restituisca la libertà a Leonard Peltier, illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell’intero mondo vivente, da 48 anni detenuto innocente, condannato all’ergastolo per crimini che non ha mai commesso sulla base di prove dimostratesi false e di testimonianze dimostratesi altrettanto false (come universalmente noto e riconosciuto dallo stesso pubblico ministero che sostenne all’epoca l’accusa e che da anni chiede anch’egli la concessione della grazia per Leonard Peltier);

ricordando che la liberazione di Leonard Peltier è stata chiesta da personalità illustri come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, John Lennon, da numerose altre persone insignite del Premio Nobel per la Pace, da figure prestigiose come il Dalai Lama e papa Francesco, e da innumerevoli altre persone benemerite dell’umanità;

ricordando che la liberazione di Leonard Peltier è stata chiesta anche dalla Commissione giuridica dell’Onu costituita ad hoc per riesaminare la sua vicenda giudiziaria, dal Parlamento Europeo, da numerose altre istituzioni pubbliche internazionali, statali e locali di tutto il mondo (tra cui i sindaci di molti Comuni d’Italia);

il Movimento Nonviolento si associa alla richiesta che Leonard Peltier sia finalmente liberato.

 Approvazione all’unanimità (51 votanti presenti in sala)


Lettera presidenziale dopo il XXVII Congresso del MN

Cari amici e amiche del Movimento Nonviolento,

innanzitutto ringrazio per la fiducia che ancora una volta mi avete riservato, con la conferma della nomina a Presidente nazionale del Movimento. È un impegno che assumo con “convinzione, continuità e coerenza”. Potrò svolgerlo al meglio solo con l’aiuto e la collaborazione di tutti voi, e in particolare delle amiche e degli amici eletti nel Direttivo (Elena Buccoliero, Martina Lucia Lanza, Daniele Taurino, Vittorio Venturi) e nominati nel Comitato di Coordinamento (Gabriella Falcicchio, Marzio Marzorati, Massimiliano Pilati, Mario Pizzola, Pasquale Pugliese, Piercarlo Racca), a cui si aggiungeranno i rappresentanti dei Centri territoriali (Brescia, Ferrara, Livorno, Mantova, Palermo, Pordenone, Reggio Emilia, Roma, Sardegna, Torino, Verona) e Caterina Del Torto, preziosa Segreteria operativa, come invitata permanente negli organi dirigenti.

Il Congresso, a detta di tutti, è andato molto bene. Merito di ciascuna e ciascuno dei presenti, oltre 100 nelle due giornate assembleari, con 52 aventi diritto al voto. E merito di chi ha lavorato alla preparazione e alla logistica dell’evento (per cui tutti ci hanno fatto i complimenti), in particolare il gruppo di lavoro di Roma-Fiumicino con Manuela, Elena, Vincenzo e il nostro “tecnico” Sor Quilli!

(ci possiamo permettere di scherzare perché il clima di familiarità, serenità, convivialità con il quale la squadra lavora insieme, è un elemento decisivo).

La presenza, qualificata, dei molti ospiti che hanno portato il saluto, è un altro inequivocabile segno della maturità e del credito che il Movimento ha raggiunto, grazie al nostro lavoro di servizio e tessitura nelle Reti e nelle coalizioni in cui ci siamo impegnati.

I due eventi del venerdì, il dibattito sull’Europa e il Talk Show con Vignarca e Biani, hanno dato l’idea della qualità e dello stile del nostro lavoro.

La testimonianza di Olga Karatch e i video messaggi del sabato mattina da Russia, Ucraina, Israele e Palestina hanno confermato il ruolo centrale che il Movimento sta svolgendo anche a livello internazionale, e in particolare con la Campagna di Obiezione alla guerra.

Il dibattito pomeridiano (nonostante qualche inevitabile stonatura di chi non resiste al fascino del microfono per mettersi in mostra, mentre altri che avrebbero cose utili da dire non lo fanno per ritrosia, umiltà o timidezza) ha dato il segno della ricchezza che il Movimento sa esprimere. Spiace solo che non tutti quelli che lo desideravano, per la ristrettezza dei tempi, hanno potuto intervenire.

Chiediamo scusa per questo, ma tutti gli interventi scritti ricevuti saranno pubblicati sul sito e per quanto possibile sul cartaceo.

Comunque c’è da essere veramente contenti, e per qualche giorno godiamoci il meritato successo.

Da domani si va avanti con il lavoro. Le linee guida sono presenti nella Relazione, parte integrante della Mozione che indica gli impegni assunti.

La mozione politica generale, e le mozioni particolari, saranno pubblicate nel sito e in An cartacea, e costituiranno la pista di lavoro per il nuovo Comitato di Coordinamento e i Centri territoriali.

Qualcuno, scherzando, ha detto che il nostro è stato un Congresso “bulgaro” per l’assenza di voti contrari o astenuti e l’unanimità espressa. Io invece ne faccio una lettura positiva: il Congresso non è stato improvvisato in quei due giorni assembleari, ma è stato il risultato di un lavoro precedente, di riunioni precongressuali avvenute in tutti i Centri, di una attenta sintesi del Direttivo, e quindi le votazioni sancivano un lavoro corale, esito del contributo di tanti tu-tutti, e dunque unanime.

Ho apprezzato anche il buon clima, amichevole, collaborativo, empatico che abbiamo tutti insieme saputo creare. Come sappiamo bene, anche cena e pranzo fatti insieme, e fatti bene, e il taglio della torta per i 60 anni della nostra rivista (auguri al nuovo Direttore, cui non faremo mancare il nostro aiuto), erano elementi “politici” della nonviolenza di tensione e familiarità.

Care amiche e cari amici, la nostra fiammella è più vigorosa dopo il XXVII Congresso.

Teniamola accesa, è l’unica luce che abbiamo nell’oscurità dei tempi che stiamo vivendo.

Il vostro Presidente

Verona, 27 febbraio 2024