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Addio a Jean-Marie Muller

Diadmin

Dic 20, 2021

Fondatore del MAN (Mouvement pour une Alternative Non violente) e direttore dell’Istituto di Ricerca sulla Risoluzione Nonviolenta dei Conflitti (IRNC) di Parigi, è stato autore di numerose opere sulla nonviolenza, tradotte e diffuse in tutto il mondo.

La sua è stata una nonviolenza pragmatica. Le sue ricerche non sono mai state solo teoriche, ma si confrontavano sempre con l’attualità. Ha viaggiato in tutti i continenti per conoscere da vicino i movimenti di resistenza nonviolenta. Negli anni ‘70 ha soggiornato a lungo negli Stati Uniti per studiare il movimento contro la guerra in Viet-Nam. Poi in Grecia, per conoscere e sostenere il movimento contro la dittatura dei colonnelli. Lo troviamo in India, sulle tracce di Gandhi, e a Mosca per analizzare il movimento dei Partigiani della pace. Nel 1987 è in Polonia, in contatto con i dirigenti del movimento sindacale Solidarnosc. Dove sorgono movimenti, anche minoritari, di lotta e proposta nonviolenta, Jean-Marie Mullar è presente, per incontrare, capire, studiare, e poi far conoscere. In Nicaragua, in Libano, in Turchia, in Colombia, in Brasile, in Marocco, in Camerun, in Palestina, in Siria, in Irak, il lavoro di Jean-Marie Muller è instancabile e teso a rendere credibile “l’opzione nonviolenta nelle lotte sociali e politiche”.

La sua lunga biografia non è solo accademica, ma anche di testimonianza e partecipazione personale. Nel 1967, quando era ufficiale di riserva dell’esercito, chiede di ottenere il riconoscimento come obiettore di coscienza e restituisce il suo libretto militare al Ministero della Difesa. Verrà processato, condannato, multato e privato dei diritti civili. Nel 1970 attua uno sciopero della fame contro la vendita di aerei militari francesi Mirage al governo dittatoriale dei militari brasiliani. Nel 1973 partecipa al “battaglione della pace”, una missione pacifista contro gli esperimenti nucleari francesi nel Pacifico, entrando nella zona proibita della marina militare, e per questo sarà arrestato. Nel 1978 partecipa, con Lanza del Vasto e Jan Goss ad uno sciopero della fame contro il poligono militare del Larzac. Il suo attivismo lo porta ad impegnarsi personalmente anche negli ultimi anni, ormai anziano. Nel 2016 è a Roma, in Vaticano, e contribuisce alla preparazione del testo “La nonviolenza: stile di una politica per la pace” che verrà pronunciato da Papa Francesco come messaggio del 1 gennaio 2017. In quell’occasione ha voluto anche incontrare il suo vecchio amico Marco Pannella, poco prima della sua morte.

Jean-Marie Muller è stato anche un amico del Movimento Nonviolento. Ha partecipato a molti incontri in Italia, dibattiti e discussioni teoriche, e polemiche, con Pietro Pinna, Nanni Salio, Alberto L’Abate, Beppe Marasso, Tonino Drago, Matteo Soccio.

Ho avuto anch’io la fortuna di conoscerlo ed intervistarlo, nel 1985 ad un convegno internazionale a Strasburgo sulla Strategie civili della difesa (vedi Azione nonviolenta, gennaio 1986, pag. 6).

Abbiamo tradotto e pubblicato molti dei suoi testi. Nella collana dei Quaderni di Azione nonviolenta si trovano “Significato della nonviolenza” (Quaderno n. 7) e “Momenti e metodi dell’azione nonviolenta” (Quaderno n. 8). Suo anche il libro “Una nonviolenza politica” edito dal MN (Biblioteca della Nonviolenza /1). Due suoi testi che considero fondamentali, e che ancor oggi consiglierei a un giovane che volesse avvicinarsi al pensiero nonviolento, sono “Strategia della nonviolenza” (Marsilio) e “Il vangelo della nonviolenza” (Lanterna). Tra le sue opere tradotte in italiano c’è anche “Lessico della nonviolenza” (Satyagraha). Importante, ma non tradotto in italiano, un suo libro del 1984 “Vous avez dit ‘pacifisme’? de la menace nucléaire à la défense civile non-violente (Cerf) [Avete detto ‘pacifismo’? Dalla minaccia nucleare alla difesa civile nonviolenta].

Ma forse la sua opera più significativa per le implicazioni politiche che ha avuto in Francia, è “La dissuasion civile”, pubblicato nel 1985 dalla Fondazione per gli Studi della Difesa Nazionale. Il Ministro della Difesa, infatti, nel 1983 gli ha chiesto di condurre uno studio sulla difesa civile nonviolenta: era una sorta di riconoscimento istituzionale del suo lavoro. Così Jean-Marie Muller ha coinvolto altri due studiosi, Christian Mellon e Jaques Semelin, e ha prodotto questa ricerca che ha come sottotitolo “Principi e metodi della resistenza nonviolenta nella Strategia Francese”: il dialogo tra militari e nonviolenti sul concetto di difesa, era avviato.

Siamo tutti debitori al lungo e prolifico lavoro di Jean-Marie Muller. Il suo è un pensiero complesso, articolato, ancorato alla realtà dei fatti. Lo si può forse riassumere con le sue stesse parole: “La nonviolenza, fino ad oggi, è stata sostenuta da movimenti di militanti; però, per incidere nella società, non è possibile che la nonviolenza sia una prerogativa esclusiva di questi movimenti: la nonviolenza deve uscire dal ghetto, della clandestinità militante, bisogna che vi sia un riconoscimento istituzionale della nonviolenza”.

Anche in Italia siamo ancora impegnati su questa strada, con la Campagna Un’altra difesa è possibile, per il riconoscimento della Difesa civile non armata e nonviolenta. Quando l’obiettivo sarà raggiunto, lo dovremo anche all’impegno e alla lungimiranza di Jean-Marie Muller.

 Mao Valpiana, Verona, 20 dicembre 2021

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