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Azione nonviolenta, 4 – 2021 (Anno 58, n. 646)

Diadmin

Set 28, 2021

L’Editoriale

di Mao Valpiana

Carovana europea di pace per un mosaico di convivenza

Trent’anni dopo, nei Balcani

Dopo la caduta del Muro di Berlino, nel 1989, il pacifismo degli anni ‘90 viene messo a dura prova. È costretto a reinventarsi, a cambiare pelle. Come i militari, anche i pacifisti vanno sul terreno, là dove cadono le bombe, a soccorrere le vittime, a produrre iniziative civili. L’azione umanitaria è concepita come un’azione di promozione di pace. La presenza sul campo coinvolge migliaia di volontari, decine di associazioni pacifiste e di organizzazioni civili. La solidarietà degli aiuti si fonde con l’iniziativa politica.

Nel settembre del 1991 si svolge la “Carovana dei cittadini” da Trieste a Belgrado, passando da Sarajevo, con il proposito di incontrare le organizzazioni della società civile dei Balcani. Giù le armi! Meglio un anno di trattativa che un giorno di guerra, fu lo slogan della Carovana europea per scongiurare l’avvio del conflitto. La testimonianza della Carovana si concretizzò negli anni a venire in una immensa mobilitazione volontaria di uomini e di donne del nostro paese che decisero di praticare “l’ingerenza umanitaria“, dimostrando un impegno e una determinazione a volte maggiore delle Istituzioni internazionali e dei vari Governi.

Dal pacifismo ideologico, schierato, al pacifismo concreto, umanitario. Quella Carovana fu uno spartiacque e per questo, trent’anni dopo, gli dedichiamo un numero di Azione nonviolenta, di memoria, analisi e prospettiva.

Uno dei protagonisti della Carovana e di quella stagione di solidarietà e iniziative di pace è stato certamente Alexander Langer, in quegli anni eurodeputato verde e amico del Movimento Nonviolento, che gli fu al fianco. Fu difficile per lui coniugare tensione ideale (“La spaventosa guerra in corso non deve farci fare tutti quanti un salto indietro, riammettendo la guerra tra i protagonisti della storia e tra gli strumenti – seppur estremi – della convivenza tra i popoli. Con il livello odierno di armamenti, di affollamento demografico del mondo e di precarietà ecologica del pianeta comunque non ci può essere più “guerra giusta”, se mai ve ne poteva esistere in passato”) e realismo politico (“Oggi penso che davvero occorra un uso misurato e mirato della forza internazionale, e quindi nel quadro dell’ONU. Per fare cosa? Non certo per appoggiare alcuni dei contendenti contro altri, ma per fermare alcune azioni particolarmente intollerabili e far capire che c’è un limite, che la logica della forza non paga).

Nel 1992 costituì il Comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace in Jugoslavia per non cedere alle tentazioni della semplificazione, del disinteresse o della disperazione, ma mettersi tenacemente e rispettosamente a fianco di coloro che cercavano e praticavano alternative alla guerra ed all’intolleranza etnica. Una delle manifestazioni più significative fu Facciamo dei Balcani un mosaico di pace e convivenza che si tenne a Verona nel 1993 a conclusione della settimana di iniziative contro la guerra, convocando un parlamento di pace con rappresentanze democratiche e attive per la convivenza plurietnica da tutte le regioni e gli stati della ex Jugoslavia. Italiani ed europei furono presenti come partecipi osservatori al Forum per la pace e la riconciliazione, per avanzare proposte e richieste ai governi e alle istituzioni internazionali.

Quando Langer si pronunciò sulla necessità di un intervento militare nella ex Jugoslavia, (operazione di polizia internazionale sotto mandato ONU) scosse il movimento pacifista, ma il suo intendimento era di sostenere qualcosa che fosse efficace per diminuire il livello di violenza (“far arrivare effettivamente gli aiuti umanitari ai loro destinatari, anche aprendosi la strada con le armi; far cessare gli assedi alle città, anche bombardando postazioni di armamenti pesanti o tagliando vie di rifornimento di armi e di materiali agli assedianti; impedire bombardamenti aerei, facendo rispettare il divieto di sorvolo; garantire zone di sicurezza e di rifugio, e impedire campi di detenzione e di tortura”). Oggi possiamo chiamarla lungimiranza profetica.

IL DIRETTORE


Azione nonviolenta, 4 – 2021 (Anno 58, n. 646)

Numero monografico su “Nei Balcani trent’anni dopo

Editoriale di Mao Valpiana, Carovana europea di pace per un mosaico di convivenza

In questo numero:

Zivot Poslije, la vita dopo, life after, di Comitato promotore; Life after, un progetto per lasciare memoria,di Comitato promotore;Nel pantano dei Balcani non c’è ancora riconciliazione, di Paolo Bergamaschi; Dalla Carovana di Pace al Consorzio Italiano di Solidarietà, di Giulio Marcon; Quei ponti sulla Drina: idee per un’Europa di pace, di Sabina Langer; Accogliere e aprire le porte per ricostruire l’Albania ferita, di Pinuccia Montanari; Kosovo, Ibrahim Rugova, amico della nonviolenza, a cura del Gruppo di lavoro; L’Ambasciata di pace a Pristina per una soluzione nonviolenta, di Alberto L’Abate;Nel tormentato Kosovo una carovana di pace, di Alexander Langer; Modello di nonviolenza o miccia del nazionalismo?, di Alexander Langer;La carovana di pace del settembre 1991, di Alexander Langer; Futuri condivisi di pace e riconciliazione, a cura di RYCO; Interventi nonviolenti nei conflitti dell’ex Jugoslavia, di Christine Schweitzer e Howard Clark.

Rubrica Campagne/3: Difendere chi difende i diritti umani … Una Rete globale per proteggere la vita, di Massimiliano Pilati

In copertina: Disegno di Mauro Biani

In seconda di copertina: Sommario

In terza di copertina: 2021

In quarta di copertina: Disegno Loretta Viscuso

Direzione e amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. e fax 0458009803

(da lunedì a venerdì: ore 9-13 e 15-19) an@nonviolenti.org – www.azionenonviolenta.it

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