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La democrazia è contro la pace?

Diadmin

Mar 19, 2019

Si possono considerare per la pace democrazie che continuano a spendere milioni di euro al giorno per la preparazione della guerra? Quali forme del politico sono in campo negli attuali conflitti interni ai sistemi democratici? Cosa ci stiamo giocando esattamente nella partita che vede le democrazie in crisi in tutto il mondo? Democrazia e nonviolenza sono quasi sinonimi come sostengono alcuni o costituiscono due teorie e pratiche non completamente assimilabili? Queste sono solo alcune delle domande che rendono problematico il rapporto tra pace e democrazia e che verranno discusse durante il seminario che si terrà a Villa Mirafiori, dipartimento di FIlosofia dell’Università “Sapienza” di Roma giovedì 21 marzo dalle 0re 16:30 promosso dal Movimento Nonviolento Roma e dalla Biblioteca per la Nonviolenza in collaborazione con la cattedra di Storia della Filosofia del prof. Luciano De Fiore. Con il docente universitario dialogherà il ricercatore Emanuele Profumi di UniTuscia e Cisp Pisa. Introdurrà il seminario Andrea Ferretti, di PopMag.it con un contributo su “Ideologie senza ideologia: perché l’elettorato piú fluido è quello (forse) più polarizzato?” mentre lo stesso verrà moderato da Daniele Taurino, Responsabile di Redazione di Azione nonviolenta.

Già Johan Galtung introdusse il concetto di “pace positiva”  per spiegare la natura costruttiva della pace, ed evitare di concepirla come semplice assenza di guerra. Tuttavia, l’aspetto positivo della pace in Galtung presenta un’ambiguità di fondo rispetto alla partecipazione democratica. Come dimostrano anche la società colombiana contemporanea e altri esempi sociali-storici (come i movimenti globali degli ultimi decenni), l’azione politica di tipo democratico e la pace positiva condividono più di quanto lo stesso Galtung non voglia o non possa ammettere. Il metodo transcend che lui utilizza per dimostrare l’efficacia della nonviolenza per la risoluzione dei conflitti umani, è un’altra conferma di come la sua visione implichi un riferimento imprescindibile ad una pratica democratica orientata alla trasformazione del potere collettivo ereditato. In questo senso la “pace positiva” è una prospettiva che, come suggerisce anche Capitini, non può essere pensata né praticata senza un riferimento all’emancipazione umana di tipo politico.

Per info: nonviolenzaroma@gmail.com – 3283736667

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