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Riconvertire le fabbriche d’armi per lo sviluppo del territorio

DiCarlo Bellisai

Nov 29, 2017
armi sardegna

di Carlo Bellissai

Già nell’autunno 2015 e durante tutto il 2016 i movimenti pacifisti sardi avevano organizzato diversi sit-in e manifestazioni davanti alla fabbrica situata nei territori dei comuni di Domusnovas ed Iglesias, in risposta alle frequenti spedizioni di ordigni diretti all’Arabia Saudita e usati da questo Stato per bombardare lo Yemen. La parola d’ordine era: non vogliamo che la nostra isola, già schiacciata dalle servitù militari, sia implicata anche nella produzione di bombe e nei massacri conseguenza del loro uso. Come gruppo territoriale sardo del Movimento Nonviolento abbiamo fin dagli esordi sentito nostra questa battaglia, chiedendo da subito che si parlasse di riconversione della fabbrica ad usi civili, anche per cercare di non cadere in un conflitto strumentale con i lavoratori e la popolazione del territorio.

In seguito, con Rete Italiana Disarmo abbiamo, nel febbraio 2016 consegnato un esposto anche alla Procura di Cagliari, per violazione della legge n.185 , che vieta l’esportazione di armamenti a paesi in guerra, o che violino i diritti umani. Al termine delle indagini i vari esposti sono stati riunificati a Roma ed, al momento, da questo lato tutto tace. Ma intanto, anche a seguito di esplicite dichiarazioni del Papa in materia di armamenti e di guerre, una parte dell’associazionismo cristiano e cattolico s’impegna direttamente nella campagna. Il 7 maggio in coincidenza con una manifestazione internazionale promossa dal Movimento dei Focolari, viene organizzata una grande manifestazione per la pace e il disarmo ad Iglesias. Una settimana dopo si costituisce il Comitato dal nome più lungo che si ricordi, un nome che è già un manifesto: “Comitato Riconversione RWM per la pace, il lavoro sostenibile, la riconversione dell’industria bellica, il disarmo, la partecipazione civica ai processi di cambiamento, la valorizzazione del patrimonio ambientale e sociale del Sulcis-Iglesiente.”

Al Comitato aderiscono in breve, oltre a gran parte delle associazioni e movimenti che già erano impegnati nella campagna, fra cui il Movimento Nonviolento, nuovi gruppi e associazioni. La parola d’ordine ora è prima di tutto DIALOGO. Che significa dialogo all’interno per trovare i punti comuni e far si che le differenze siano un contributo e non un ostacolo, ma anche dialogo con i lavoratori, con la società civile e le istituzioni, che devono essere chiamate ad esprimersi.

Qualche risultato del maggiore e più organizzato impegno profuso dal Comitato nei suoi primi mesi di vita, rispetto alle iniziative precedenti, lo si è visto con il momentaneo stop all’ampliamento della fabbrica proposto dalla RWM, in attesa di un’indagine tecnica sul possibile impatto ambientale e con la delibera del Consiglio comunale di Iglesias del 19 luglio, che prende ufficialmente posizione a favore di una possibile riconversione ad usi civili della fabbrica d’armi sita anche nel suo territorio. Due punti importanti, ma che sono solo tappe dell’attivismo del Comitato, che è riuscito a creare contatti in Italia e all’estero, per situarsi dentro un più vasto movimento per il disarmo e la pace. Il 3 dicembre ci sarà un ulteriore atto di questa crescita: ad Iglesias si svolgerà il convegno “Pace Lavoro Sviluppo: ri-costruire il presente, ri-pensare il futuro”, che si prefigge di sviluppare il dibattito sulle possibilità di riconversione della fabbrica. Con la consapevolezza delle difficoltà ma con la grande speranza e convinzione che qui dalla Sardegna possa partire un esempio positivo per il disarmo e la pace nel nostro pianeta.

 

Di Carlo Bellisai

Sono nato e vivo in Sardegna. Mi occupo dai primi anni Novanta di nonviolenza, insegno alla scuola primaria, scrivo poesie e racconti per bambini e raccolgo storie d’anziani. Sono fra i promotori delle attività della Casa per la pace di Ghilarza e del Movimento Nonviolento Sardegna.

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