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Basta armi all’Arabia Saudita, basta massacri di bambini yemeniti. L’ultimo articolo di Jo Cox

DiRedazione

Giu 16, 2016

La parlamentare laburista britannica Jo Cox, uccisa da un fanatico nazionalista al grido “prima la Gran Bretagna”, era un’attivista per i diritti umani. Il suo ultimo articolo, pubblicato il 14 giugno anche sul suo profilo facebook, chiede al governo britannico di interrompere la vendita di armi all’Arabia Saudita, che li usa nella guerra in Yemen, di cui le prime vittime sono i bambini. E’ lo stesso appello che il Movimento Nonviolento – insieme alla Rete Italiana Disarmo – da tempo rivolge al governo italiano. Oggi con più forza, anche per continuare l’impegno di Jo Cox. Ecco di seguito la traduzione integrale del suo articolo (a cura di Abir Soleiman)

Se, come il ministro degli Esteri sostiene, “relazioni strette con i paesi del Golfo sono cruciali per la sicurezza della Gran Bretagna”, non è anche arrivato il momento di usare il nostro stretto legame con l’Arabia Saudita per porre fine al massacro di bambini yemeniti? Quindici mesi fa il conflitto in Yemen si è acutizzato, quando la coalizione guidata dall’Arabia Saudita ha avviato un intervento militare a sostegno del governo contro l’opposizione Houthi. Metà della popolazione dello Yemen ora non ha accesso ai beni primari – cibo, acqua e farmaci. E con la violenza che si diffonde nel paese, il bilancio delle vittime continua a salire.

La vita dei bambini in Yemen è sempre stata difficile, ma il recente conflitto la sta rendendo insostenibile. I bambini rappresentano un terzo delle vittime civili e, da marzo dello scorso anno, una media di sei bambini al giorno vengono uccisi o feriti. I bambini vengono anche violentati, rapiti e reclutati come bambini-soldato. E come in Siria, anche posti che dovrebbero essere sicuri, come scuole e ospedali, vengono continuamente attaccati. Non esiste posto dove ripararsi. Nel 2015 l’Onu ha attribuito il 60 per cento dei bambini feriti e il 48 per cento degli attacchi a scuole e ospedali alla coalizione guidata dall’Arabia Saudita. E la scorsa settimana, il report annuale del segretario generale delle Nazioni Unite su bambini e conflitti armati, per la prima volta, ha messo tale coalizione nella “list of shame” (lista della vergogna) per l’uccisione e la mutilazione di bambini. Tale coalizione si è così aggiunta a una lista di altri gruppi armate, statali e non, conosciuti per il terribile record di gravi violazioni contro bambini, e che comprende anche i governi del Sud Sudan e della Siria, così come Isis e Boko Haram. Anche gli Houthi fanno parte da alcuni anni di questa lista.

In ogni caso, con una mossa inaspettata e profondamente sconvolgente, lunedì notte il segretario generale ha temporaneamente rimosso la coalizione guidata dall’Arabia Saudita dalla lista, a seguito di pesanti pressioni dei sauditi e dei loro alleati. La rimozione è da intendere come temporanea, tuttavia il rappresentante permanente dell’Arabia Saudita presso le Nazioni Unite ha già dichiarato la decisione “irreversibile e incondizionata”. Questa azione segna un pericoloso e dannoso precedente, indebolisce la credibilità del report e, di fatto, indebolisce uno dei pochi concreti meccanismi internazionali per controllare gli abusi sui bambini durante una guerra. Inoltre, ignora l’ormai schiacciante prova di violazioni del diritto internazionale umanitario in Yemen – alcune delle quali potrebbero costituire crimini di guerra.

Alla luce di questo, la posizione del governo (inglese, ndr) è indifendibile e deve intervenire con urgenza attraverso tre azioni. Primo, dovrebbe usare tutta la sua influenza – inclusa l’appartenenza al gruppo di lavoro su “bambini e conflitti” del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite – per rimettere i sauditi dove dovrebbero stare, nella “list of shame” (lista della vergogna). Secondo, è tempo di smettere con le titubanze e lavorare con la comunità internazionale al fine di avviare un’inchiesta indipendente su presunte violazioni del diritto internazionale umanitario da parte di tutti gli attori del conflitto. Infine, il governo dovrebbe immediatamente sospendere la vendita di armi a qualsiasi delle parti che possa utilizzarle violando il diritto internazionale.

Il Regno Unito è uno dei maggiori fornitori di armi dell’Arabia Saudita, con vendite che toccano i 6 bilioni di sterline nell’ultimo anno. Se il governo continua a vendere armi a monarchie che le utilizzano per infliggere danni indiscriminati e sproporzionati ai civili e alle infrastrutture, stando al diritto nazionale, dell’Unione Europea e a quello internazionale, allora lo sta facendo illegalmente. Questa settimana abbiamo sentito un’altra volta il governo dire che solo lavorando insieme all’Arabia Saudita possiamo influenzarla. Lo accetto. Ma sicuramente è ora che il governo dimostri che questa influenza può aiutare i bambini yemeniti, così come contribuire alla sicurezza della Gran Bretagna. Stasera, i bambini in Yemen andranno a dormire con la paura del presente e sperando in un futuro migliore. Questi bambini hanno disperatamente bisogno che il governo inglese compia queste tre azioni. Non possiamo continuare a deluderli.

11 commenti su “Basta armi all’Arabia Saudita, basta massacri di bambini yemeniti. L’ultimo articolo di Jo Cox”
  1. Perché non facciamo manifestazioni per proibire il commercio degli armi.
    Facciamo la guerra al commercio degli armi.
    Grazie per

  2. Non ci sono commenti, ha già commentato benissimo jo Cox. I governi non si smentiscono, sono tutti uguali. Si sono venduti a Dio Mammona e intanto gli innocenti pagano per soddisfare l’avidita’ d ei potenti della terra.

  3. non è che gli SQUALI della finanza la hanno lasciata SOLA così morendo diveniva una pedina elettorale alla BREXIT e RUBARE E FARCI MORIRE ??????????????

  4. […] Cox nei suoi ultimi interventi ha chiesto con decisione di “porre fine al massacro di bambini yemeniti“. Ha chiesto al suo paese di adoperarsi in ogni modo per reinserire i “sauditi dove dovrebbero stare, nella “list of shame” (lista della vergogna), ha chiesto, soprattutto, di “sospendere immediatamente la vendita di armi a qualsiasi delle parti che possa utilizzarle violando il diritto internazionale“. […]

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