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All’associazione Adopt Srebrenica il Premio Alexander Langer 2015

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Mag 15, 2015

La consegna del premio avrà luogo a Bolzano il 2 luglio 2015, nell’ambito dell’apertura del tradizionale incontro “Euromediterranea 2015” che si svolgerà poi dal 3 all’11 luglio in Bosnia-Erzegovina (Tuzla, Sarajevo e Srebrenica).

L’Associazione premiata Adopt Srebrenica

L’idea del progetto Adopt Srebrenica nasce nel 2005, in occasione del conferimento del Premio Internazionale Alexander Langer alla dott.ssa Irfanka Pašagić, psichiatra originaria di Srebrenica, per il suo impegno nell’assistenza alle donne vittime di violenze fin dall’inizio del conflitto bosniaco.

Tra gli obiettivi iniziali del progetto c’era la volontà di provare a verificare le potenzialità di un gruppo misto interetnico in un contesto profondamente segnato dalle conseguenze del conflitto, in particolare per favorire la maturazione di iniziative di dialogo interculturale, di elaborazione della memoria, di gestione nonviolenta dei conflitti, rivolte in particolare alle nuove generazioni, strette tra il peso insopportabile di quanto è avvenuto e gli sforzi faticosi per guardare avanti.

L’idea complessiva del progetto Adopt Srebrenica prende ispirazione dall’ultimo punto del “Tentativo di decalogo per la convivenza inter-etnica” di Alexander Langer:

Le piante pioniere della cultura della convivenza: gruppi misti inter-etnici.

Un valore inestimabile possono avere in situazioni di tensione, conflittualità o anche semplice coesistenza inter-etnica gruppi misti (per piccoli che possano essere). Essi possono sperimentare sulla propria pelle e come in un coraggioso laboratorio pionieristico i problemi, le difficoltà e le opportunità della convivenza inter-etnica. Gruppi inter-etnici possono avere il loro prezioso valore e svolgere la loro opera nei campi più diversi: dalla religione alla politica, dallo sport alla socialità del tempo libero, dal sindacalismo all’impegno culturale. Saranno in ogni caso il terreno più avanzato di sperimentazione della convivenza, e meritano pertanto ogni appoggio da parte di chi ha a cuore l’arte e la cultura della convivenza come unica alternativa realistica al riemergere di una generalizzata barbarie etno-centrica”.

In questi anni è stato svolto un lavoro intenso basato principalmente sulla creazione di relazioni e sul dialogo (con le persone e con il territorio), che ha fatto crescere e rafforzato il gruppo Adopt Srebrenica, rendendolo un soggetto riconosciuto a livello locale e internazionale per quanto riguarda la promozione di una cultura della convivenza interetnica, della pace, del rispetto dei diritti umani e della tutela delle minoranze, dell’anti-discriminazione e della gestione non-violenta dei conflitti.

Adopt Srebrenica, dopo 10 anni di esistenza come gruppo informale si è costituito associazione nel 2015.

LE ATTIVITA’

Settimana Internazionale della Memoria

L’Associazione Adopt Srebrenica, è uno degli organizzatori della Settimana Internazionale della Memoria che si svolge a Srebrenica ogni estate dal 2007. Nel corso degli anni questa manifestazione internazionale ha allargato le proprie attività ad altre città in Bosnia-Erzegovina, Serbia e Croazia, coinvolgendo sempre più istituzioni, associazioni e centri di ricerca locali e internazionali.

Lo scopo della Settimana Internazionale della Memoria è stato sin dall’inizio quello di mantenere viva l’attenzione e la presenza internazionale a Srebrenica e di creare spazi dove fosse possibile dialogare sugli eventi del passato favorendo l’ascolto e il confronto tra le diverse narrative. A ogni edizione hanno partecipato esperti di diritto internazionale e diritti umani, giornalisti, scrittori, ricercatori, rappresentanti di centri giovanili e associazioni di volontariato. Le attività proposte – conferenze e seminari, spettacoli e laboratori teatrali, concerti, proiezioni cinematografiche e workshop tematici – si rivolgono sia alla popolazione locale che ai partecipanti internazionali.

Ogni Settimana Internazionale prevede visite al Centro Memoriale di Potočari, al Centro di Identificazione di Tuzla e ad altri luoghi della memoria, così come incontri con la dott.ssa Irfanka Pašagić sul tema della rielaborazione del trauma. Inoltre, seminari e performance sul pensiero e gli scritti di Alexander Langer, e in particolare sul “Tentativo di decalogo per la convivenza interetnica” (tradotti in lingua locale), individuano i fili conduttori delle varie tematiche trattate e definiscono la qualità dell’approccio alla realtà locale.

Centro di documentazione Adopt Srebrenica

Un’altra delle principali attività dell’Associazione Adopt Srebrenica è il Centro di documentazione, nato con l’obiettivo di instaurare uno stretto legame con la storia e con il territorio di Srebrenica. All’inizio del nostro rapporto con i giovani del gruppo, uno dei primi interrogativi che abbiamo condiviso con loro è stato quali potessero essere le azioni concrete che loro avrebbero potuto mettere in pratica per intervenire positivamente nel loro contesto, profondamente segnato dal conflitto degli anni ’90.

Si è partiti ragionando sulle conseguenze a lungo termine della guerra e del genocidio: il modo in cui in cui sono state profondamente segnate le relazioni interpersonali, e la morte di così tante persone, appartenenti a generazioni diverse. Oltre alla mancanza diretta delle persone e al doloroso processo di ricerca e identificazione delle vittime di guerra tutt’ora in corso, la decimazione della comunità ha provocato una brusca interruzione della trasmissione di memoria e dei valori socio-antropologici di conoscenza, rispetto e relazione interetnica, che la avevano caratterizzata in passato. Oggi, le memorie e le relazioni socio-antropologiche sono profondamente determinate dalle atrocità della guerra e profondamente divise in narrazioni di gruppo spesso in conflitto tra loro.

L’Associazione Adopt Srebrenica, nel corso degli anni, ha definito il suo ruolo in questo senso, individuando nella ricerca e studio di immagini e materiale documentale (fotografie, articoli precedente allo scoppio della guerra, un notevole potenziale per la ricostruzione del tessuto connettivo della loro comunità.

La raccolta di materiale documentale che abbiamo strutturato con i ragazzi di Srebrenica ruota intorno a un argomento più ampio: la ricerca di identità. Si tratta di una ricerca di identità personali – sia delle persone scomparse, che dei superstiti – principalmente attraverso la ricerca di fotografie, ma anche di una ricerca di identità collettiva (di comunità, di territorio), che quelle stesse immagini possono contribuire a ricomporre.

Il campo della ricerca di identità, individuale e collettiva – e del suo rapporto con la memoria – è uno degli aspetti che stiamo indagando e sperimentando in questi ultimi anni. In questo lavoro un aspetto importante è costituito dalle narrazioni delle storie sottostanti al materiale documentale raccolto. Narrazioni che rappresentano la memoria individuale dei soggetti del materiale documentale, ma anche degli attori delle ricerche (i membri del gruppo operativo Adopt Srebrenica) e della comunità, traumaticamente spezzata nella sua continuità identitaria dalle tragedie del conflitto. Memorie individuali e collettive che possano narrare la storia del territorio, inteso come territorio comune, luogo fisico in cui le identità individuali e collettive sviluppano il proprio rapporto con la memoria. E in questo modo provare a costruire ponti tra narrative in conflitto creando condizioni di dialogo attraverso il riconoscimento della “storia dell’altro”, in quanto soggetto facente parte di questo territorio comune.

International Network for Srebrenica”

Nell’estate del 2013 diversi comuni e associazioni italiane hanno firmato un protocollo di intesa a sostegno del progetto Adopt Srebrenica dando vita alla rete “International Network for Srebrenica”. La rete creatasi è composta da attori che da anni partecipano alla Settimana Internazionale della Memoria e che si sono sempre impegnati a collaborare per la diffusione sul proprio territorio delle attività di Adopt Srebrenica.

Nel corso di questi anni, centinaia di studenti delle scuole italiane hanno partecipato ad incontri con i membri di Adopt Srebrenica, sia in Italia che durante viaggi di conoscenza in Bosnia-Erzegovina. I giovani di Adopt si configurano come ottimi interlocutori in grado di comunicare la loro realtà e aprire spazi di riflessione sul tema della memoria e dei conflitti.

La rete “International Network for Srebrenica” è composta da: Provincia Autonoma di Bolzano – Ufficio Affari di Gabinetto|Kabinettsangelegenheiten – Cooperazione allo Sviluppo, Comune di Bolzano, EURAC Accademia Europea di Bolzano, Comune di Venezia, Comune di Trieste, Centro Pace E. Balducci di Cesena, Comune di Pescara, Comune di Penne (PE), Comune di Caramanico Terme (PE), AICCRE Abruzzo, Gruppo/Skupina 84 (TS), Miladonnambiente e Baobab Pescara.

Dichiarazione del Comitato Scientifico

Dal 1995, data del primo genocidio in Europa dopo la seconda guerra mondiale, Srebrenica è stata lasciata da allora in una condizione di isolamento e di marginalità che non ha pari neppure in un paese come la Bosnia, pur vittima nel suo insieme di un grave abbandono da parte della comunità internazionale e in particolare dell’Europa. Proprio grazie alla consapevolezza di tale marginalità e di quanto sia esiziale il mancato riconoscimento del monito che si leva dalla loro città, quel gruppo di giovani, rinnovatosi via via nel corso degli anni, ha saputo ribadire nella propria pratica di tutti i giorni le ragioni della vita e dell’incontro contro la violenza e ogni forma di arroccamento etnico o nazionale.

In questo spirito, che è stato all’origine della creazione di un Centro di documentazione sulla storia e sull’importanza di Srebrenica, la Fondazione Langer ha riconosciuto una piena continuità con le idee e le pratiche di Alexander Langer: da quando in giovane età egli costituì il primo gruppo misto fra appartenenti a gruppi linguistici diversi in Alto Adige – Sud Tirolo agli sforzi messi in opera nei suoi ultimi anni, come deputato europeo e animatore del Verona Forum, per contrastare gli effetti più atroci dello scontro bellico prodotto dalla disintegrazione della Jugoslavia. Grazie a quella continuità è come se la Fondazione vedesse nel premio di quest’anno una sorta di passaggio di testimone fra paesi diversi, l’Italia e la Bosnia, ma appartenenti allo stesso contesto europeo, e fra una generazione, quella di Langer, con le proprie radici e le proprie motivazioni nel ‘900 e un’altra, più giovane, destinata ad operare per obiettivi simili nella realtà del nuovo secolo”.

Per maggiori informazioni su Euromediterranea 2015 vai qui

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