• 29 Aprile 2024 23:40

Consiglio di lettura n. 37

DiEnrico Pompeo

Gen 29, 2021

Ci sono dei libri che ti raccontano mondi che pensi di conoscere, anche se non in modo completo e invece, grazie a loro, capisci che non li avevi mai visti davvero. Questo è uno di quelli: è formato da tre episodi, dei momenti fondamentali nella vita di una persona, riavvolgendo il nastro all’indietro. Si parte dall’esperienza in carcere, si passa al racconto di un’amicizia profonda nata ai tempi delle superiori e, per finire, la circostanza in cui, attraverso l’aver imparato ad andare in bicicletta, si recupera il rapporto con il padre.

Quello che colpisce è il linguaggio, la capacità dello scrittore di isolare il particolare, di scovare nel caotico scivolare delle cose quel dettaglio che, da solo, illumina la scena, un volto, un’azione e riuscire così a mostrare il reale non per come appare, ma per come vive, respira, sente. Se il lavoro di chi racconta storie è quello di mantenere lo sguardo su una cosa più a lungo degli altri, fino a svelarne quell’aspetto nascosto che la determina, ecco, Bonvissuto c’è riuscito, con un periodare che varia a seconda del momento di cui si parla: cambiano i ritmi, i suoni, le cadenze, eppure il nitore rimane lo stesso.

Poi, è chiaro, per me la parte più potente è la prima, quella ambientata dentro un carcere, visto senza retorica, buonismo, ma anche con uno sguardo privo di un filo di spavalderia o volontà di sfida, ma presentato per quello che è: un luogo di privazione, chiuso, nel quale, ogni tanto, si intravedono degli squarci, sotto forma di incontri, sguardi, accenni di sorriso.

Tu, che leggi, sei lì, in gabbia, oppure a passeggio nel cortile durante l’ora d’aria e ti accorgi quanto sia sottile la linea che divide chi sta dentro da chi sta fuori. Proprio per questo, credo, lo scrittore sceglie di non spiegare niente sul motivo per cui l’io narrante, una prima persona immersa nella storia, sia costretto a scontare questa condanna. Perché non importa, una volta che sei là, diventi parte di una storia che supera la tua individualità, diventi uno come gli altri, un uomo che vive fuori dal tempo.

Interessante anche la scelta di mettere a confronto tre luoghi che sono gli spazi educativi e, quasi sempre, coercitivi per eccellenza: il carcere, la scuola, la famiglia, a suggerire un possibile rapporto, una oscura analogia tra queste dimensioni che tendono a scaricare tutta l’energia sull’interno, con un effetto di chiusura che, in molti casi, può condurre all’esplosione.

Eppure, in tutto questo, c’è una crepa, uno squarcio dove la luce riesce a passare, nel rapporto che si viene a creare con un altro carcerato, straniero e all’inizio anche poco amichevole; nella relazione fatta di silenzi e di orgogliosa diversità dagli altri che si sviluppa tra i banchi di scuola; nel prendersi cura da parte di un genitore assente del figlio che vuole imparare l’arte varia di chi pedala.

Un bel libro, secco, duro: una fiammata, che lascia più interrogativi, che risposte, ma che aiuta a vedere, a gettare una luce verso zone buie, a conoscere. Soprattutto la prima parte, così diretta e senza nessun abbellimento è significativa: dentro una prigione è difficile entrare per conoscere, per capire. Con questo libro possiamo farlo e questa visione, questa lezione di umanità diversa, di ascolto verso gli ultimi, tocca e ci aiuta a crescere, a diventare più consapevoli.

Libro importante.

Buona lettura.

Di Enrico Pompeo

Enrico Pompeo è nato a Livorno nel 1972. Docente di Lettere, è autore dei romanzi: ‘Una curva improbabile’ (Edizioni Edicom 2001); ‘Il Drago, il Custode, lo Straniero’ (Ed. Creativa 2016. Premio Speciale della Giuria ‘Alda Merini’ 2017), ‘Nessuno ha dato la buonanotte’ (MDS editore, novembre 2021.Prima ristampa Aprile 2022) e di un libro di racconti ‘Scritti (S)Connessi’ (Ed. Creativa 2018. 3° Classificato in ‘EquiLibri’ 2018). È drammaturgo e regista dello spettacolo ‘La Cattiva Strada’, patrocinato dalla Fondazione De André. Scrive recensioni per le riviste ‘Azione Nonviolenta’ e ‘Offline’. Organizza laboratori di arte e comunicazione presso l’Agriturismo Montevaso.

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