• 29 Marzo 2024 8:15

Il vescovo di Baghdad a Trento e Bolzano

DiMassimiliano Pilati

Mar 9, 2016

Appuntamento a Trento ore 12 presso sala dell’Aurora di palazzo Trentini per un incontro con il presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti e il presidente del Forum trentino per la pace e i diritti umani Massimiliano Pilati. Presenti, nelle vesti di giovani intervistatori, anche alcuni studenti del progetto «Radio Memoriæ». Warduni sarà poi accolto in Curia dall’arcivescovo Luigi Bressan. Appuntamento pomeridiano a Bolzano ore 18 presso la Libera Università di Bolzano all’interno del ciclo “La promessa dell’utopia”.

L’Iraq versa oggi in una difficilissima situazione: dopo due guerre devastanti, il Paese si trova ripiombato all’inferno pressato dalle milizie dell’Isis e da una situazione politica e sociale fuori controllo. Nella capitale si respira un sentimento di paura di attentati o di finire preda di bande che sequestrano persone chiedendo il riscatto. In questo contesto, i cristiani sono ulteriormente vessati dai durissimi attacchi delle milizie dell’Isis che predicano e agiscono per un loro annichilimento totale: «Si sono aperte le porte dell’inferno e sono usciti tutti i diavoli. Il maligno si è scatenato» ha dichiarato recentemente monsignor Warduni in un’intervista a Famiglia cristiana. Il patriarca caldeo, monsignor Louis Sako, e lo stesso Warduni sono continuamente minacciati di morte. «Chi cerca la pace non vuole la guerra» predica Warduni con convinzione. Per creare una nuova civiltà bisogna cercare vie di dialogo, interrompere la spirale di violenza, ma anche intervenire per fermare i crimini della barbarie quotidiana: va immediatamente avviato un processo di disarmo radicale degli eserciti e delle coscienze. In Oriente come in Occidente.

Monsignor Shlemon Warduni è nato a Batnaya (Iraq) nel 1943. Sacerdote dal 1968, dal 12 gennaio 2001 è Vescovo ausiliare del Patriarcato di Babilonia della Chiesa cattolica caldea. Nel 2003 ha scritto un libro intervista – “Dio non vuole la guerra in Iraq” – in cui si opponeva tenacemente alla guerra nel Golfo. Tuttora denuncia e condanna il mercato delle armi che sostiene nuovi conflitti e favorisce caos e inquietudine dentro gli stessi confini del Paese. «L’Europa e l’America hanno fatto due guerre contro un solo nemico, Saddam Hussein, e adesso che in Iraq abbiamo non uno ma migliaia di nemici l’Occidente non muove un dito»: così denunciava nell’estate del 2014 in un’intervista per www.ilsussidiario.net. «L’Occidente sta dormendo –proseguiva – gli iracheni sono molto inquieti perché il futuro è oscuro. Manca un governo e nel nostro Paese stanno prevalendo gli attentati, le autobombe e gli interessi personali, di partito o confessionali».

Un’occasione, dunque, ospitare a Trento monsignor Shlemon Warduni – accompagnato dal coordinatore nazionale di Pax Christi, don Renato Sacco – che più di altri può parlare della devastazione della guerra, ma anche dell’utopia della speranza di pace per una terra da sempre martoriata da interessi economici, sfruttamento, violenti conflitti armati che non uccidono solo durante le guerre, ma anche nei lunghi dopoguerra. Il presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti e il presidente del Forum trentino per la pace e i diritti umani Massimiliano Pilati, accoglieranno monsignor Warduni per un saluto e per dare voce al dramma iracheno oggi scomparso dalle cronache quotidiane, sovrastate da altre emergenze belliche e umanitarie che ancora partono dal Vicino Medio Oriente. Presenti in sala anche alcuni ragazzi del progetto «Radio Memoriæ» che, dopo l’esperienza di produzione radiofonica in cui hanno raccontato guerre dimenticate, vestiranno i panni di giovani giornalisti per intervistare il monsignore.

Giovedì 10 marzo ore 12 presso sala dell’Aurora (palazzo Trentini – Via Manci 27 – Trento), monsignor Shlemon

Warduni con il presidente del Consiglio Bruno Dorigatti e il presidente del Forum trentino per la pace e i diritti

umani Massimiliano Pilati. A Bolzano ore 18 presso l’aula D102 della Libera Università di Bolzano.

Contatti per Trento: Forum trentino per la pace e i diritti umani

Telefono: 0461 213176; E-mail: forum.pace@consiglio.provincia.tn.it

CHI È SHLEMON WARDUNI – Monsignor Shlemon Warduni è nato a Batnaya (Iraq) il 24 aprile 1943. È stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1968 e nominato vescovo il 16 febbraio 2001. Dal 12 gennaio 2001 è Vescovo ausiliare del Patriarcato di Babilonia della Chiesa cattolica caldea. Dopo la morte del Patriarca Mar Raphael I Bidawid, è stato nominato locum tenens del Patriarca di Babilonia dei Caldei fino all’elezione, il 3 dicembre del 2003, del patriarca Mar Emmanuel III Delly. warduni2

BREVE STORIA DELL’IRAQ DALLA GRANDE GUERRA – Durante la Grande Guerra, l’Iraq fu occupato dai Britannici e, dopo la sconfitta dell’Impero ottomano, fu posto nel 1920 sotto l’amministrazione della Gran Bretagna. Nel 1921 divenne una monarchia costituzionale sotto il re Faisal I. I Britannici mantennero il mandato fino all’indipendenza formale, proclamata nel 1932, ma continuarono a esercitare di fatto un forte controllo, anche militare, sul territorio iracheno. Alla morte di Faisal I nel 1933, seguì un periodo di instabilità che si protrasse sino alla fine degli anni Cinquanta, nel quadro di una crescente ostilità verso i Britannici. Divenne membro della Lega araba dal 1945. Nel 1958, in seguito a una rivolta popolare sostenuta dall’esercito, il generale Abd al-Karim Qasim (conosciuto anche come Abdul Karim Kassem) proclamò la repubblica e in politica estera si avvicinò all’Unione Sovietica. Rimase in carica fino al 1963 quando fu deposto da un colpo di Stato che portò al potere il partito Baath, di ispirazione socialista e panarabista. Seguì una nuova fase di instabilità, ma intanto il Paese diventava uno dei maggiori produttori di petrolio del mondo. Nel 1968 il Governo passò ad Ahmed Hassan al-Bakr cui subentrò, nel 1979, Saddam Hussein che instaurò un regime repressivo e spietato contro gli oppositori politici. Deciso a fare dell’Iraq la potenza egemone del Golfo, Saddam Hussein condusse una lunga guerra contro l’Iran tra il 1980 e il 1988. Nel 1990 invase il Kuwait, atto che incalzò la creazione di un’ampia coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti che nel 1991, sotto l’egida dell’ONU, gli mosse guerra infliggendo una pesante sconfitta. Dopo la prima guerra del Golfo, Saddam rimase per oltre dieci anni al governo di un paese posto sotto la sorveglianza militare delle potenze occidentali e stremato da un pesantissimo embargo. Il suo regime, accusato (poi le accuse si rivelarono errate) di produrre segretamente armi di distruzione di massa e di sostenere il terrorismo islamico, crollò nel 2003, con la seconda guerra del Golfo iniziata nel marzo dello stesso anno sotto la guida di Stati Uniti e Gran Bretagna. Da allora l’Iraq ‒ sottoposto all’occupazione militare e devastato dalla guerriglia e dal terrorismo ‒ sta vivendo una fase di transizione dagli esiti assai incerti.

VIVERE IN IRAQ OGGI – «Ho vissuto quattro guerre in Iraq – dichiarava Warduni al convegno delle Acli nel 2003 – sotto le bombe della guerra. Con l’Iran, quando il dittatore Saddam era un agnello docile: in quel tempo tutti gli vendevano le armi. Dopo c’è stata la prima guerra del Golfo fatta da Bush senior e il dittatore è diventato un lupo feroce. Perché? Cos’è cambiato? Prima faceva i loro interessi, ora vuol fare i suoi interessi e quindi bisogna ammazzarlo. La terza guerra è stata quella dell’embargo. Potete sopportare questa ingiustizia? I nostri bambini muoiono di leucemia, causata dall’uranio impoverito con cui sono stati bombardati Bassora e tanti altri posti. Dov’è l’Onu? Con l’embargo i nostri giovani sono diventati senza speranza. E ora veniamo alla quarta guerra, quella del marzo scorso [2003, ndr]. La città della pace, Baghdad, la città delle “mille e una notte”, è diventata il luogo dalla notte oscura.».

E il contesto non è cambiato negli ultimi anni, soprattutto per i cristiani iracheni, dopo che il Paese si ritrova a essere terra di conquista da parte di ISIS. «L’Europa e l’America hanno fatto due guerre contro un solo nemico, Saddam Hussein, e adesso che in Iraq abbiamo non uno ma migliaia di nemici l’Occidente non muove un dito»: così denunciava monsignor Shlemon Warduni nell’estate del 2014 in un’intervista per www.ilsussidiario.net, descrivendo una situazione al limite del disumano. «L’Occidente sta dormendo» – proseguiva – «Gli iracheni sono molto inquieti perché il futuro è oscuro. Manca un governo e nel nostro Paese stanno prevalendo gli attentati, le autobombe e gli interessi personali, di partito o confessionali. Il diffondersi del Califfato è particolarmente negativo per i cristiani. Queste atrocità stanno colpendo i cristiani, ma ancora di più gli Yazidi. Molti dei loro bambini sono morti di sete o malnutrizione e le loro donne sono state vendute sul mercato per calpestarne la dignità. Nelle città conquistate dallo Stato Islamico, tutti i cristiani che lavoravano nella pubblica amministrazione sono stati cacciati. […] A Baghdad non siamo tranquilli. I rapimenti e le esplosioni di autobombe sono continue e c’è una grande paura di un arrivo dello Stato Islamico. Tutto l’Occidente deve prendere sul serio quanto sta avvenendo in Iraq». E lo scorso 25 dicembre, in occasione di un Natale particolarmente difficile per i cristiani iracheni, ammoniva: «In Iraq c’è molto fanatismo, che nasconde in realtà interessi materiali».

Di Massimiliano Pilati

Vivo a Lavis, in Trentino con mia moglie Francesca e le mie figlie Margherita e Anna e le gatte Zoe e Titù. Sono agronomo e lavoro nel campo dell'agricoltura biologica, cosa che mi permette di vedere anche gli angoli rurali più nascosti della nostra splendida regione. A Lavis, dove vivo, ho fondato e partecipato per vari anni alle attività di “Impronte – laboratorio di Partecipazione”, un contenitore con il quale cercavamo di essere attive/i sul territorio. Sono attivista e membro del direttivo nazionale del Movimento Nonviolento, associazione fondata da Aldo Capitini per la quale, tra le altre cose, sono responsabile del sito azionenonviolenta.it e dei suoi social media. Sono Presidente del Forum Trentino per la pace e i diritti umani e membro del Consiglio di Amministrazione del Centro per la Cooperazione Internazionale di Trento.

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