• 5 Dicembre 2024 11:38

“L’obiezione di coscienza al servizio militare e lo status di rifugiati per gli obiettori” Ginevra, 15 giugno 2015

DiMartina Lucia Lanza

Lug 2, 2015
Da sinistra: Andrè Shepherd, Martina Lucia Lanza, Derek Brett, Yeda Lee e Seungho Park. Palazzo delle Nazioni Unite. Ginevra, 15 giugno 2015.

Lo scorso mese il Movimento nonviolento è approdato, anche se solo per un giorno, alle Nazioni Unite.

Infatti, grazie all’invito del MIR (Movimento internazionale di riconciliazione) e del suo rappresentante alle Nazioni Unite a Ginevra, Derek Brett, siamo stati invitati a parlare all’evento “L’obiezione di coscienza al servizio militare e lo status di rifugiati per gli obiettori”.

Tale evento rientra tra i side-event organizzati dalla società civile nel corso della 29° sessione del Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite, organo politico intergovernativo con il compito di promuovere il rispetto universale dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

Oltre a chi scrive, tra i relatori hanno figurato:

  • Seungho Park, attivista dell’associazione sudcoreana “World Without War” (Mondo senza guerra);
  • Yeda Lee, obiettore di coscienza sudcoreano rifugiato in Francia;
  • Andrè Shepherd, obiettore di coscienza statunitense che ha lasciato l’esercito per non essere nuovamente inviato in Iraq e che ha fatto domanda di asilo in Germania (della sua vicenda si è parlato qui e qui).

Il tema a noi assegnato è stata la descrizione della situazione degli obiettori di coscienza in Turchia, in relazione con la possibilità di richiedere asilo nel territorio dell’Unione Europea. La Turchia è stata scelta come tematica anche a seguito del fatto che due obiettori di coscienza turchi, Okan Kale e Mustafa Hizyolu (si veda qui), hanno presentato domanda per il riconoscimento dello status di rifugiati in Italia nel 2014. Questi obiettori hanno chiesto sostegno al Beoc e quest’ultimo – in collaborazione con il Movimento nonviolento – ha dato loro assistenza, anche attraverso una lettera di supporto alla candidatura.

Si è trattato di una bella occasione, frutto del lavoro di rete del Movimento nonviolento, il quale non può che mantenere uno sguardo strabico: non solo concentrato a quanto succede nella nostra italietta, ma bensì anche proiettato verso l’orizzonte europeo ed internazionale.

Di Martina Lucia Lanza

Esperta in diritto internazionale dei diritti umani. Rappresentante del Movimento nonviolento presso l’European Bureau for Conscientious Objection (Ebco) e board member di quest'ultimo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.