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Ma che razza di polizia?

DiDaniele Lugli

Ago 31, 2020

Quanto avviene negli USA ha riflessi in tutto il mondo e nel nostro Paese, alleato subalterno, in particolare. Inoltre quanto denunciato non manca di analogie con la nostra situazione. L’articolo del Guardian, per gli interessati, può essere letto qui.

Secondo un ex agente l’infiltrazione è ben evidente negli ultimi due decenni. Senza risalire nel tempo (purtroppo potremmo andare ben più indietro per quello che riguarda l’Italia) denunce di razzismo della polizia e di collusioni con la destra estrema si trovano in tutti i paesi europei. Secondo l’FBI le milizie suprematiste sono “la minaccia terroristica domestica più letale nel paese”. Così è pure in Europa. I nostri suprematisti sono quelli di “prima gli italiani”. È decisivo che la polizia sia compiutamente, convintamente dalla parte giusta. Abbiamo avuto un Ministro dell’Interno – amava governare en travesti e pensarsi onnipotente – che ha certo accentuato pessime propensioni presenti nel personale. Non mi avventuro nel tema dei rapporti tra polizia e terrorismo nazifascista. Mi limito alle propensioni razziste già preoccupanti.

Riporto stralci della risoluzione del Parlamento europeo, adottata il 19 giugno scorso, con 493 voti favorevoli, 104 contrari e 67 astensioni. Mi pare attinente al tema. Sottolineo i passi che riguardano la polizia.

C’è un richiamo alla raccomandazione del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, 19 settembre 2001, sul Codice europeo di etica della polizia e al decesso di George Floyd, aggiunto ad altri esempi di “uso eccessivo della forza e omicidi da parte di agenti di polizia”, Le manifestazioni hanno condotto a un’imputazione seria per l’autore e per i suoi colleghi. Queste e altre proteste sono state “contro la brutalità della polizia e il razzismo… negli Stati Uniti i neri e le persone di colore costituiscono fino al 40% della popolazione carceraria, mentre rappresentano il 13% della popolazione… il tasso di mortalità nei fermi di polizia negli Stati Uniti è per i neri sei volte superiore rispetto ai bianchi ed è tre volte più elevato per gli ispanici”. Giornalisti che facevano il loro lavoro “sono stati arrestati… impediti di riferire liberamente… aggrediti dalle forze di polizia”.

Seguono alcune considerazioni: “L’operato delle forze di polizia e delle forze dell’ordine mira a difendere la sicurezza delle persone nell’UE, a proteggerle dalla criminalità, dal terrorismo e da attività o azioni illegali e ad applicare la legge, talvolta in circostanze difficili… Il razzismo, la discriminazione e l’uso eccessivo e letale della forza da parte della polizia esistono anche all’interno dell’UE; le autorità di contrasto in diversi Stati membri sono state criticate per l’uso eccessivo della forza… Quando una persona viene interpellata dalla polizia o da altri agenti dello Stato, il ricorso alla forza fisica che non è strettamente necessario in ragione del comportamento della persona, sminuisce la dignità umana e costituisce, in linea di principio, una violazione del diritto sancito dall’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo… l’uso sproporzionato della forza dovrebbe essere condannato con fermezza”.

L’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (FRA) “ha riferito che i neri e le persone di colore nell’UE sono soggetti a una profilazione razziale e discriminatoria; che un quarto di tutte le persone di origine africana intervistate dalla FRA è stato fermato dalla polizia nei cinque anni precedenti il sondaggio e, di questi, il 41% ha descritto l’ultimo episodio come profilazione razziale”. Inoltre “il 63% delle vittime di aggressioni fisiche a sfondo razzista da parte della polizia non ha denunciato l’incidente, ritenendo che la denuncia non avrebbe cambiato nulla (il 34%) o per sfiducia o timore della polizia (il 28%)… È necessario garantire la protezione e l’accesso alla giustizia per le vittime di violenze da parte della polizia”.

La risoluzione del Parlamento Europeo “invita il governo e le autorità degli Stati Uniti ad adottare misure risolute per affrontare il razzismo e le disuguaglianze strutturali nel paese che si rispecchiano nella brutalità della polizia; condanna la repressione da parte della polizia statunitense di manifestanti pacifici e giornalisti e deplora vivamente la minaccia del Presidente degli Stati Uniti di dispiegare l’esercito; chiede una più stretta cooperazione multilaterale per combattere il razzismo e la discriminazione”.

La risoluzione impegna l’UE e gli Stati membri ad un impegno ad ampio raggio per contrastare e perseguire la discriminazione e la profilazione razziale o etnica interna alle forze di polizia, che dovrebbero avere invece “una condotta esemplare”. Questo comporta interventi per regolamentare l’uso della tecnologia, migliorare la formazione degli operatori, identificare e punire i casi di violenza assicurando indagini “trasparenti, imparziali, indipendenti ed efficaci in caso di sospetti o denunce”. L’orizzonte cui guardare sono “i Principi fondamentali delle Nazioni Unite sul ricorso all’uso della forza e delle armi da fuoco da parte dei responsabili dell’applicazione della legge”. Infine, la risoluzione “invita gli Stati membri a garantire che l’uso della forza da parte delle autorità di contrasto sia sempre legittimo, proporzionato e necessario e avvenga come ultima ratio, e che preservi la vita umana e l’integrità fisica della persona”. Mai proporzionato è dunque l’uso eccessivo della forza contro le folle. L’ultimo impegno, molto concreto, è quello di “istituire un gruppo di esperti indipendenti incaricato di elaborare un Codice europeo di etica della polizia”.

C’è un impegnativo lavoro da fare. Lo dice un ex poliziotto ora avvocato. È un lavoro che spetta a tutti (in tutta la società). Lo so bene. Anch’io sono razzista, ma, come raccomanda l’amico Barbujani, sto cercando di smettere.

Di Daniele Lugli

Daniele Lugli (Suzzara, 1941, Lido di Spina 2923), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sarà nella segreteria dal 1997 per divenirne presidente, con l’adozione del nuovo Statuto, come Associazione di promozione sociale, e con Pietro Pinna è nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, Assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali è intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all’incarico più recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. È attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una società civile degna dell’aggettivo ed è e un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell’ambiente. Nel 2017 pubblica con CSA Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948

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