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Da Reggio Emilia verso Aleppo con la Civil March. Tra Belgrado e Krusevac.

DiRedazione

Mag 2, 2017

Lo scorso 6 aprile Antonio Campanini, in rappresentanza del gruppo “Reggio Emilia per Aleppo” è partito per raggiungere la “Civil March Berlino-Aleppo” durante alcune tappe in Serbia. Insieme ad Antonio anche due rappresentanti del gruppo “Emmaus” di Mantova. Il Gruppo “Reggio Emilia per Aleppo” nato per sostenere la Civil March, ha dato vita lo scorso  27 dicembre ad una fiaccolata in città partecipata da migliaia di persone, per sostenere la pace in Siria, chiedere l’immediato cessate il fuoco, lo stop alla fornitura di armi a tutte le parti in campo e l’apertura di corridoi umanitari per i profughi. La Civil March continua in questi giorni il suo cammino quotidiano, proponendosi di raggiungere Aleppo dopo avere attraversato Macedonia, Grecia e Turchia. 

Eccone il racconto di Antonio Campanini, rientrato dalle tappe in Serbia.

Decidiamo insieme di viaggiare di notte per evitare un eccessivo traffico, a Verona ci fermiamo per unirci al gruppo Emmaus di Villafranca che sta realizzando un progetto di assistenza alimentare ai migranti che risiedono dietro la stazione di Belgrado. Al confine tra Slovenia e Croazia cominciano le prime difficoltà, sono le tre di notte e immaginiamo poca colonna visto il poco traffico incontrato, e invece due ore di colonna, controlli accuratissimi per l’entrata nella Fortezza Europa. Questa frontiera è l’accesso della “Rotta Balcanica” percorsa dai migranti in fuga dalle guerre che le nostre Economie – Governi provocano . Arriviamo a Belgrado in ritardo ed andiamo subito alla stazione dei Bus, gli amici di Mantova di Emmaus devono servire la prima colazione ai migranti che risiedono nel retro della stazione. Il luogo è pazzesco: la stazione, che io conosco bene perchè ho realizzato dei progetti di cooperazione negli Orfanotrofi della città, è un luogo con negozi e ristoranti alla “moda” dove i Belgradesi vanno a fare shopping. Ma basta fare due passi sul retro, ma prima bisogna “pagare!” per entrare nel parcheggio, e ti trovi nell’inferno dei capannoni abbandonati dove “vivono” o meglio “sopravvivono“ i 700 migranti della “Rotta Balcanica”, tutti maschi. Ci sono numerosi ragazzini di 12-13 anni provenienti da Afghanistan, Pakistan e altre zone colpite da guerre e cambiamenti climatici . Hanno trascorso l’inverno qui in condizioni igienico  sanitarie “disumane”, ora la situazione è leggermente migliorata, c’è Medici Senza Frontiere che garantisce l’assistenza sanitaria e una rete di ONG internazionali unite nella sigla “Hot food from Idomeni” che garantisce un pasto caldo al giorno. Stiamo con loro tutta la giornata a conversare con loro, molti parlano l’inglese e la sensazione è che abbiano un buon livello culturale, le loro famiglie hanno investito su di loro scommettendo per un loro futuro migliore. Un episodio mi ha colpito, che smonta un luogo comune molto diffuso: ero andato a prendere un caffè in bar “scalcinato” lì vicino e vedo numerosi ragazzi migranti incollati al cellulare, il quel bar c’era il wi-fi libero, comunicavano con il loro genitori, lontani migliaia di chilometri, poi mi raccontavano l’importanza del cellulare per loro fondamentale per mantenere rapporti con amici e parenti, stiamo parlando di ragazzi di 13-14 anni!

Un po’ sconcertati e profondamente colpiti da quello che abbiamo visto , andiamo all’Ostello per pernottare, siamo in centro dietro il Parlamento Serbo. Nel giro di poche ore assistiamo a due manifestazioni molto partecipate da giovani studenti. Il motivo? La settimana prima ci sono state le elezioni presidenziali serbe e ha vinto Alexander Vucic esponente della destra ultra nazionalista,  accusato di brogli e irregolarità nelle regole elettorali, pubblicazione delle spese elettorali ecc.

La mattina ci rechiamo di nuovo alla stazione per servire la colazione ai migranti, dopo i saluti si parte per raggiungere la Civil March vicino la città di Nis a circa 200 chilometri . Arriviamo nella cittadina di Trstenik verso sera, e ci incontriamo con Lisa Bosia Mirra cittadina Svizzera del Canton Ticino Italiano, parlamentare del Partito Socialista Svizzero e coordinatrice di una ONG che dirige diversi campi di accoglienza di migranti sulla “Rotta Balcanica” in collaborazione con UHCNR l’Agenzia per i Rifugiati delle Nazioni Unite. Sta marciando da un mese, ed è un po’ acciaccata! Persona straordinaria! La mattina seguente ci uniamo finalmente alla Civil March con grande emozione. Queste persone stanno marciando da oltre 2.000 chilometri percorrendo al contrario la “Rotta Balcanica”, hanno attraversato luoghi già colpiti da guerre come Croazia e Bosnia e città assediate come Sarajevo. L’organizzazione è assolutamente democratica e orizzontale, decisioni prese in assemblea e divisione dei compit , la tappa odierna raggiungerà la città di Krusevac a 30 chilometri circa, ci sarà una pausa a metà strada per il pranzo che preparerà il gruppo di appoggio che li precederà con un furgone. La Civil March applica le regole non violente della comunicazione e coinvolgimento “dal basso” di civili che si incontrano per strada, con la distribuzione di volantini e inviti a partecipare alla marcia e attivano incontri con realtà locali che si battono per Diritti Umani e valori importanti e si fanno messaggeri di segni di pace da consegnare quando arriveranno ad Aleppo. Nella pausa pranzo ci fermiamo in un piccolo villaggio serbo nella piazza del paese per pranzare, un ragazzo serbo si avvicina incuriosito e ci fa un sacco di domande, dopo pochi minuti arriva tutto il paese e ci porta cibo e da bere. Tutto questo mi entusiasma, mi ricorda le marce del sale di Gandhi la marcia dei 500 a Sarajevo e le marce in Palestina nei territori occupati. Questi marciatori stanno camminando per noi per una Europa senza frontiere e reticolati, per un mondo senza guerre, è vera “diplomazia della pace” che delegittima le diplomazie governative  corrotte e venditrici di armi. I partecipanti alla March cambiano continuamente ci sono arrivi e partenze ogni giorno, gli arrivi sono da tutti i paesi Europei. Noi abbiamo incontrato un gruppo di polacchi, tra cui uno dei fondatori di Solidarnosc, francesi, spagnoli, austriaci, svizzeri, tedeschi.

Al pomeriggio arriviamo nella città di Krusevac e siamo ospiti di un gruppo di ragazzi di orientamento punk nella loro sala di registrazione, si organizza una cena poi c’è la consegna del materiale da consegnare ad Aleppo. Io porto da Reggio Emilia un album di foto della manifestazione del 27 dicembre, lo stesso giorno in cui la Civil March è partita da Berlino: è piaciuto molto il sostegno alla March anche da parte dei vari gruppi locali. Il gruppo di Mantova consegna un drappo con orme di bambini Italiani da donare alla scuola di Aleppo dove operava il clown Hanas, morto sotto le bombe. Poi si discute sulle difficoltà della Civil March per arrivare ad Aleppo e il transito in Turchia, un paese che sta vivendo una situazione di pseudo dittatura. I marciatori sono molto determinati a raggiungere l’obiettivo di Aleppo, in condizioni di sicurezza ovviamente, ed evidenziano come sia necessario un sostegno anche da parte di pezzi di istituzioni locali: Consigli Regionali, Provinciali e Comuni, oltre che organizzazioni internazionali come OCSE , UCHNUR. Ed è anche compito dei gruppi locali come il nostro sostenere e diffondere tramite gli organi di informazione la Civil March.

 

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