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Talebani brava gente

DiDaniele Lugli

Feb 4, 2018

Se i talebani fanno stragi all’Intercontinental, l’hotel più grande e protetto di Kabul, e facendo saltare un’ambulanza piena di esplosivi nel centro della città, l’Isis risponde con l’attacco a Save the children a Jalalabad e all’accademia militare di Kabul. Dietro alla recrudescenza degli attacchi talebani il governo afgano, che collabora con gli occidentali, vede la mano del Pakistan interessato a mantenere instabilità nella zona, oltre al riproporsi dei talebani per il governo del paese. L’Isis – anche qui in competizione con al Qaida per la titolarità della jihad – cerca un territorio dal quale partire per la restaurazione del califfato, viste le difficoltà nella sua culla tra Iraq e Siria. Gli attentati agli occupanti occidentali sono un modo di accreditarsi presso la popolazione. Non vi è dunque alcuna prospettiva di pace.

Il vice di Obama nel 2010 giura: “fuori dall’Afghanistan entro il 2014, cascasse il mondo”. Il 2014 il Presidente prevede di mantenere per un decennio, o anche oltre se necessario, ottomila soldati (nel 2011 gli americani erano 100 mila sui 140 mila complessivi da 51 paesi). “Neanche uno”, dice Trump prima e durante la campagna elettorale. Ora decide di mandarne un po’ per restarci tutto il tempo necessario. Non sarà troppo perché “Non si tratta più di ricostruire una nazione. Uccideremo i terroristi”. Bisognerebbe, credo, convincerli a radunarsi tutti in un posto, anche in grotte e sotterranei. E allora si userebbe la GBU-43, “madre di tutte le bombe”, già testata efficacemente contro un sistema di tunnel dell’Isis nella provincia di Nangarhar.

Per quel che più direttamente riguarda il nostro impegno, circa 900 militari italiani, la nostra ministra dice che andrà a diminuire “chiedendo agli alleati di contribuire a compiti oggi affidati a noi”. Sono attività di formazione e addestramento della forze locali, assistenza, azioni umanitarie e di ricostruzione, sostegno alla sicurezza e consolidamento delle istituzioni locali. L’Italia in particolare partecipa alla missione di polizia europea, Eupol Afghanistan, con l’obiettivo di assistere la polizia afgana. L’Unione Europea ha lanciato questa missione nel giugno 2007. Uno staff di ufficiali di polizia esperti – Stati membri dell’Unione Europea, Canada, Nuova Zelanda e Norvegia – forma la polizia nazionale afgana ed è consulente del Ministero degli Interni. Il quartier generale è a Kabul, mentre le unità operano a livello regionale e provinciale. Parrebbe di sua competenza occuparsi del bacha bazi (bambini per gioco), ovvero schiavi sessuali di uomini potenti e prepotenti. Tra questi spiccano funzionari delle forze di sicurezza e della polizia, nella quale ufficiali competono per accaparrarsi i ragazzini più belli. C’è chi ha provato a porre la questione senza molti risultati, oltre all’accusa di “gettar fango sull’Afghanistan”. Appartiene alla tradizione e ragazzini di bell’aspetto, truccati e abbigliati noi diremmo in modo femminile – lo farebbero anche le donne se non le insaccassero nei burka – sarebbero prova della virilità e del buon gusto dei loro padroni. Molti bacha bazi non apprezzano i giochi loro imposti. Vorrebbero andare a scuola, con i loro coetanei che l’hanno ripresa. Anche un po’ le bambine. Save the children – in Afghanistan con interventi umanitari ha raggiunto quasi un milione e mezzo di bambini – ha sospeso ogni attività, ripromettendosi di riprenderla il prima possibile. Le presenze umanitarie, testimoni scomodi, non piacciono a nessuno. Qualcuno ricorda che nell’ottobre 2015 il centro traumatologico di Medici Senza Frontiere a Kunduz è stato distrutto dall’aviazione americana.

Il ritorno dei talebani appare sempre più un male minore al quale acconciarsi, come già in passato è avvenuto. Gli afgani più urbanizzati e istruiti sono terrorizzati dal ritorno al potere di questi talib (studenti! non lamentiamoci dei nostri). Sono però una piccola minoranza. Quanto alle donne, alcune hanno ripreso gli studi, il lavoro fuori casa, ma il loro parere non ha peso. Ne abbiamo viste, convenientemente infagottate, somministrare il vaccino antipolio ai bambini, senza intervento di no vax. L’Afghanistan resta il posto peggiore dove essere donna e bambini. Intanto i talebani già controllano la maggior parte del paese e minacciano la restante. Radio3mondo ce ne ha parlato nei giorni scorsi: “Lavoro imponente della @BBC per scoprire il ruolo dei Talebani in Afghanistan, il 70% del paese è in mano loro.

Di Daniele Lugli

Daniele Lugli (Suzzara, 1941, Lido di Spina 2923), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sarà nella segreteria dal 1997 per divenirne presidente, con l’adozione del nuovo Statuto, come Associazione di promozione sociale, e con Pietro Pinna è nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, Assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali è intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all’incarico più recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. È attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una società civile degna dell’aggettivo ed è e un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell’ambiente. Nel 2017 pubblica con CSA Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948

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