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25 Aprile, da Monte Sole all’Arena di pace e disarmo

DiPasquale Pugliese

Apr 23, 2014

Quando il 25 aprile dell’anno scorso – prima di andare con le figlie a Monte Sole, luogo della memoria dall’efferato eccidio nazista (dove, ogni anno, facciamo concludere anche la formazione generale dei volontari civili di Reggio Emilia) – pubblicavo sui blog un articolo sul nesso profondo e attuale tra liberazione e disarmo, che si chiudeva con la formula la resistenza oggi si chiama nonviolenza e la liberazione si chiama disarmo, non potevo certo immaginare che quelle parole sarebbero diventate l’incipit dell’Appello – sottoscritto da Alex Zanotelli e da centinaia di persone e organizzazioni – che avrebbe convocato per il 25 aprile di un anno dopo, a Verona, l’Arena di Pace e Disarmo.

Le ragioni di quell’articolo, e ancor di più le ragioni di questo Appello, oggi sono dispiegate – se possibile – ancora più chiaramente. Proprio mentre nubi di guerra generate da scellerate politiche di potenza tornano ad accumularsi di nuovo sull’Europa, a cento anni dallo scivolamento nella “grande guerra” ed a venti dalla tragedia dei Balcani, il SIPRI di Stoccolma ha pubblicato il dossier annuale sulle spese militari globali, che ammontano a qualcosa come 1.747 miliardi di dollari annui (calcolato sulle spese ufficiali dichiarate dai governi per la “difesa”). E’ la cifra di una folle corsa agli armamenti globale che continua – seppur abilmente rimossa dalle coscienze – e brucia nel “flagello” delle guerre, e nella loro preparazione, 3,3 milioni di dollari ogni minuto, di ogni ora di ogni giorno di ogni anno (come denuncia anche Manlio Dinucci su il manifesto). Risorse sottratte alla difesa dell’umanità inerme dalla povertà, dall’ignoranza, dalla disoccupazione, dalle malattie, dai cambiamenti climatici. Anche in Italia.

Nel nostro Paese all’incessante protesta contro i famigerati caccia F-35 si è aggiunto un nuovo autorevole Appello che chiede al governo di dare le ali al lavoro e alla spesa sociale tagliandole ai cacciabombardieri – perché “oggi più che mai abbiamo bisogno di pace e non di guerra, di servizi sociali e non di armi, di sicurezza sociale e non di missioni militari” – sfidando il Presidente del Consiglio Matteo Renzi a “cambiare verso in modo chiaro, senza ambiguità, senza esitazioni e nella direzione giusta”. Quest’ultimo, da parte sua, dopo molti annunci ha deciso il taglio di appena 150 milioni dal programma degli F35, più o meno il costo di un solo cacciabombardiere sui 90 previsti. Un omaggio involontario ai 450 anni di William Shakespeare: tanto rumore per…uno.

Dunque, nonostante la retorica della pace riempia i discorsi dei governi, in realtà non siamo ancora usciti, nelle relazioni internazionali, dalla logica di potenza fondata sulla capacità militare; dalla visione del mondo come teatro di una lotta dove vige il diritto del più forte, misurato sul possesso di armamenti minacciosi e distruttivi. Anche se la Carta delle Nazioni Unite chiede a tutti i Paesi l’approntamento di “mezzi pacifici” per affrontare i conflitti internazionali, siamo – di fatto – ancora immersi, in Italia e nel mondo, in quella che il filosofo Giuliano Pontara ha chiamato la “weltanschauung nazista”. Aggravata da Hiroshima e Nagasaki, cioè dalla costante minaccia nucleare (non a caso anche gli F35 sono caccia a capacità nucleare).

Eppure l’impegno della Resistenza, che è a fondamento della nostra Costituzione, era volto alla liberazione del Paese dal nazifascismo e dalle guerre. Per questo i padri costituenti inserirono tra i “principi fondamentali” della Carta quel “ripudio della guerra” come mezzo e come strumento delle relazioni internazionali. Oggi (nonostante in Italia emergano ancora tentazioni autoritarie), la liberazione dalla minaccia fascista, in quanto regime, è sostanzialmente realizzata, mentre la liberazione dalla minaccia della guerra – il grumo più profondo dell’ideologia fascista – è sostanzialmente ancora da realizzare. Per questo l’Arena di Pace e Disarmo – riallacciandosi, in particolare, alla “memoria fertile” di quella “Resistenza nonviolenta” che, come scrive Ercole Ongaro, “può ispirare ancora l’agire nel presente” – questo 25 aprile sarà una giornata non solo di memoria e di festa, ma anche di Resistenza. Per la liberazione dalla guerra e dagli eccidi di tutte le Monte Sole del mondo.

di Pasquale Pugliese

Di Pasquale Pugliese

Pasquale Pugliese, nato a Tropea, vive e lavora a Reggio Emilia. Di formazione filosofica, si occupa di educazione, formazione e politiche giovanili. Impegnato per il disarmo, militare e culturale, è stato segretario nazionale del Movimento Nonviolento fino al 2019. Cura diversi blog ed è autore di “Introduzione alla filosofia della nonviolenza di Aldo Capitini” e "Disarmare il virus della violenza" (entrambi per le edizioni goWare, ordinabili in libreria oppure acquistabili sulle piattaforme on line).

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