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Ce l’avevano detto

DiDaniele Lugli

Mar 25, 2018
aldo capitini 1968 2018

Per dare l’avvio si era inventato, alla Liberazione, i Centri di Orientamento sociale. Il C.O.S. è la comunità aperta. La caratteristica della comunità aperta, di contro alle società esistenti, tutte più o meno chiuse, è di essere in movimento, di non ripetere se stessa, il proprio passato, la propria tradizione, le proprie abitudini, ma di aprire continuamente se stessa… Nella comunità aperta del C.O.S. tutti debbono avere pane e lavoro, e per questo si attua uno scambio di servizi e di aiuti, di pane e di lavoro… Se ci si impegna a non collaborare e a lottare contro l’oppressione delle libertà di espressione, di stampa, di associazione, di religione; contro la tortura per qualsiasi ragione; contro il nazionalismo; contro lo sfruttamento capitalistico; si ha un impegno interiore che si consolida per il fatto di non subire eccezioni, di non essere sottoposto a criteri di tattica. Pur agendo nel così detto mondo politico, lo si apre continuamente ad altro.

Ne aveva scritto agli amici intenti alla Costituzione, ma questi erano già rassegnati o consapevoli della piega presa dalla Repubblica. Carta intestata dell’Assemblea Costituente, 23 settembre ´46:

Caro Capitini, in un paese, come il nostro, dove i CLN, i consigli di gestione, i circoli, le

sezioni, se ancora esistono, somigliano già a uffici del dazio, istituire i COS obbligatori,

come tu chiedi, significherebbe agli occhi dei più aumentare il numero delle istanze larvali.

Tuo, Ignazio Silone.

Nella sua ultima, incompiuta, opera, Omnicrazia: il potere di tutti aveva scritto: Può essere che la democrazia, per il suo sviluppo, chieda alle persone maggiori garanzie di quelle che chiede ora: una garanzia sarebbe l’apertura alla compresenza di tutti. Al posto dell’apertura c’è stata la chiusura. Ma la nostra democrazia si dichiarava vitale e in aggiornamento secondo le richieste dei mercati. La televisione ne parlava. I social ringhiavano. La gente andava a votare. C’era del movimento. Si parlava di scontri. Il sistema sembrava darsi una mossa. La Repubblica – chi la diceva prima, chi seconda chi terza – era in fermento. Ma è successo qualcosa già descritto.

Onde ora avendo a traverso tagliato / questo Pagan, lo fe’ sì destramente, / che l’un pezzo in su l’altro suggellato / rimase senza muoversi niente; / e come avvien, quand’uno è riscaldato, / che le ferite per allor non sente; / così colui, del colpo non accorto, / andava combattendo ed era morto. (Orlando Innamorato, del Boiardo, rifatto dal Berni). Non è chiaro chi sia stato l’artefice del taglio decisivo. Certo ci fu un tonfo, avvertito di più da taluno, che se ne lamentò: Oh, qual caduta fu quella, miei compatriotti! Allora io e voi, e tutti noi cademmo… (Antonio, Giulio Cesare di Shakespeare). Solo meraviglia la meraviglia. Aveva dettagliatamente avvertito, nel 1977, Mario Luzi: Muore ignominiosamente la repubblica./ Ignominiosamente la spiano/ i suoi molti bastardi nei suoi ultimi tormenti./ Arrotano ignominiosamete il becco i corvi nella stanza accanto./ Ignominiosamente si azzuffano i suoi orfani,/ si sbranano ignominiosamente tra di loro i suoi sciacalli./ Tutto accade ignominiosamente, tutto/ meno la morte medesima – cerco di farmi intendere/ dinanzi a non so che tribunale/ di che sognata equità. E l’udienza è tolta.

I guardoni bastardi, i corvi dal becco tagliente, gli orfani rissosi, gli sciacalli voraci da quaranta anni continuano, affaccendati, le loro occupazioni, come prima e peggio. Questa la sorte della Repubblica italiana. Ma non va meglio all’Europa. Non ha accolto l’appello di Langer, 27 giugno 1991, al Parlamento dell’U.E. Per quanto riguarda il futuro della Jugoslavia, potrà essere solo il pacifico negoziato tra le repubbliche e province autonome e la consultazione dei cittadini e delle loro rappresentanze democratiche a individuare un nuovo possibile assetto costituzionale, magari confederale, per assicurare ai popoli dell’attuale Jugoslavia condizioni di democrazia, di rispetto dei diritti umani e delle minoranze, di prosperità ed equità sociale. Sappiamo come è andata. Lo ha scritto, prima del suo brusco congedo, Alex L’Europa muore o rinasce a Sarajevo. Ne riporto l’inizio da leggere più lentamente, più dolcemente, più profondamente possibile: Dopo tre anni tutti noi, umili o potenti, assistiamo al quotidiano ormai banalizzato di una guerra i cui bersagli sono donne, bambini, vecchi, deliberatamente presi di mira da cecchini irraggiungibili o colpiti da obici mortali che sparano dal nulla.

Sappiamo bene dunque cosa è successo alla nostra democrazia, accidentale, in Italia e in Europa. Sappiamo anche come è successo. È successo come succede sempre. Come Emily Dickinson ci ha detto più di 150 anni fa: Crumbling is not an instant’s Act / A fundamental pause / Dilapidation’s processes / Are organized Decays –‘Tis first a Cobweb on the Soul / A Cuticle of Dust / A Borer in the Axis/ An Elemental Rust – Ruin is formal – Devils work / Consecutive and slow – / Fail in an instant, no man did / Slipping – is Crashe’s law

Sgretolarsi non è Atto di un istante / Una pausa fondamentale / I processi di Disgregazione / Sono Decadimenti organizzati –

È prima una Ragnatela nell’Anima / Una Cuticola di Polvere / Un Tarlo nell’Asse / Una Ruggine Primordiale –

La Rovina è metodica – i Diavoli lavorano / Costanti e lenti – / Nessuno, si perde in un istante / Scivolare – è la legge del Crollo.

Quando le cose crollano occorre ricostruire. Qualche buona pietra, nella Costituzione, c’è. Si può recuperare. Occorre Una buona politica per riparare il mondo. Non sembra alle viste.

Di Daniele Lugli

Daniele Lugli (Suzzara, 1941, Lido di Spina 2923), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sarà nella segreteria dal 1997 per divenirne presidente, con l’adozione del nuovo Statuto, come Associazione di promozione sociale, e con Pietro Pinna è nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, Assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali è intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all’incarico più recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. È attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una società civile degna dell’aggettivo ed è e un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell’ambiente. Nel 2017 pubblica con CSA Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948

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