• 19 Marzo 2024 12:30

Gli Hibakusha a Cagliari: per un mondo senza più atomiche

DiCarlo Bellisai

Giu 13, 2018
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Non solo perché non si dimentichi l’orrore senza fine che l’uomo in pochi secondi è riuscito a causare, ma soprattutto affinché le persone, i popoli e i loro governi si convincano che la vita sul nostro pianeta non sarà mai sicura, finché esisterà un solo ordigno nucleare. E ad oggi ve ne sono ben 15.000!

Abbiamo accolto gli Hibakusha a Cagliari per la seconda volta e ad un solo anno di distanza dal 13 maggio 2017 e questo è un dato importante, perché siamo stati in grado di riattivare lo stesso comitato e riuscire ad organizzare azioni durante l’intera giornata. Già di prima mattina una nostra delegazione, guidata da Lisa Clark (RID) e Daniele Santi (Senzatomica) è stata accolta nell’aula del Municipio da alcuni rappresentanti del Consiglio Comunale, in presenza della stampa. I consiglieri hanno dichiarato che la prossima seduta approveranno la delibera a favore del trattato per la proibizione delle armi nucleari e l’invito al governo italiano ad aderire. Subito dopo ci siamo recati all’Istituto Tecnico “Scano”, dove abbiamo tenuto una breve conferenza-dibattito con gli studenti. Quindi abbiamo accolto gli Hibakusha al Seminario di Cagliari dove Ueda Koji, che ha vissuto l’esplosione atomica all’età di tre anni, ha pronunciato la sua testimonianza e il suo appello. Durante il suo intervento ha evidenziato come gli Hibakusha “ si ispirino a tre principi:  1. Filosofia del rifiuto della vendetta; 2. Non dimenticare mai le vittime; 3. Filosofia di non ripetere mai più un’altra atomica”. Abbiamo concluso la presentazione reciproca con musica sarda e la danza delle mille gru per la pace, organizzata con numerosi bambini di diverse scuole; sono state donate ghirlande di piccole gru di carta e un piccolo invito agli ospiti, a base di dolci sardi e un brindisi alla pace con un goccio di moscato. Anche questo è accoglienza, ricerca dell’empatia, convivialità. 2018 cagliari 1

C’è stato quindi uno spazio per i giornalisti, con interviste. Quindi ci si è trasferiti alle cinque della sera nell’auditorium del seminario, con oltre quattrocento posti che, nel giro di quindici minuti si è letteralmente riempito. All’ingresso e lungo il corridoio adiacente c’erano i pannelli della mostra portatile SENZATOMICA e un banchetto con le cartoline della campagna ITALIA RIPENSACI e le firme all’appello degli Hibakusha. Dopo i brevi interventi sulla campagna ICAN e quello a nome del Comitato organizzatore di Cagliari, atto a ribadire che la Sardegna, oberata dal 60% delle basi militari e con la fabbrica di bombe RWM nell’Iglesiente, inoltre spesso arbitrariamente indicata come luogo per custodire le scorie radioattive italiane, vuole invece essere un’isola di pace, di incontro e confronto, ponte interculturale nel Mediterraneo.

La testimonianza dell’altra Hibakusha, Kuramori Terumi, è stata molto toccante, quando ha descritto il racconto di chi è scampato, ha visto morire la sua famiglia per tumori causati dalle radiazioni lungo i venti anni successivi e, come molti sopravvissuti, si è trovata ad essere discriminata. Le radiazioni infatti modificano il DNA di chi ci viene intensamente esposto e questa mutazione può essere trasmessa ai figli. Questo ha portato spesso a casi di rifiuto del matrimonio o dell’assunzione al lavoro. Ha toccato i cuori dei presenti nel momento in cui ha detto: “ noi ci aspettiamo che voi sardi riusciate a convincere l’Italia a firmare il trattato per l’eliminazione delle armi nucleari. E se l’Italia si convincerà, allora firmerà anche il Giappone, che fino ad ora ha molta paura di irritare l’America.” Un passaggio di testimone difficile per noi, ma che siamo consapevoli di dover onorare, riunendo e propagando le nostre energie attive.

La Peace Boat porta in giro le loro voci, perché non ci si dimentichi di cosa significhi l’uso di armi nucleari: annientamento, distruzione totale da parte del vento infuocato che in 10 secondi ha percorso e distrutto l’intero diametro della città. “Gli organi interni esplodevano, c’erano persone che continuavamo a camminare con gli occhi in mano”.  Anche Shinagawa Kaoru, nato 5 anni dopo l’atomica ha perso la madre in seguito alle radiazioni ed oggi fa il volontario al Parco e al Museo di Hiroshima, ribadisce il monito di chi ha subito questa catastrofe, per l’umanità intera.

C’è di che commuoversi. Dal pubblico fioccano le domande, cui gli Hibakusha rispondono mantenendo la prua puntata verso il loro obiettivo: raggiungere in vita il traguardo della messa al bando globale degli ordigni nucleari. Sarebbe un’ enorme soddisfazione per chi ha sofferto di più e un sospiro di sollievo per l’intera umanità. Naturalmente senza scordare tutte le altre armi che resterebbero, ma sarebbe un passo storico, soprattutto perché ottenuto dalla società civile di tutto il mondo. Non basta augurarselo. Occorre impegnarsi e lottare perché possa realizzarsi.

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Carlo Bellisai

 

 

 

Di Carlo Bellisai

Sono nato e vivo in Sardegna. Mi occupo dai primi anni Novanta di nonviolenza, insegno alla scuola primaria, scrivo poesie e racconti per bambini e raccolgo storie d’anziani. Sono fra i promotori delle attività della Casa per la pace di Ghilarza e del Movimento Nonviolento Sardegna.

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