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Opal: Mine antipersona, bombe a grappolo, trattato sul commercio di armi: a che punto siamo?

Diadmin

Mar 3, 2015

Nell’ambito della serie di eventi promossi dall’Osservatorio Permanente Armi Leggere e Politiche di Sicurezza e Difesa (OPAL) in occasione del decimo anniversario dalla sua costituzione, giovedì 5 marzo (ore 17.45-19.30) presso la Sala Piamarta di via San Faustino 74 a Brescia si terrà il Convegno sul tema: “Mine antipersona, bombe a grappolo, trattato sul commercio di armi: a che punto siamo?”.

Relatori dell’incontro saranno Santina Bianchini (Presidente della Campagna italiana contro le mine), Roberto Cucchini (Direttivo di OPAL), Adriano Iaria (Ricercatore e collaboratore di OPAL) e, in collegamento via skype, Giuseppe Schiavello (Direttore della Campagna italiana contro le mine). «Siamo particolarmente orgogliosi – afferma Piergiulio Biatta, presidente di OPAL – di promuovere questo incontro perché le associazioni che fanno parte del nostro Osservatorio fin dagli anni novanta sono state in prima fila nel promuovere le campagne della società civile che hanno portato a mettere finalmente al bando a livello internazionale le mine antipersona e le bombe a grappolo e per regolamentare il commercio di armi convenzionali.

Inoltre, proprio l’impegno di ricerca indipendente e di documentazione costante sul commercio armi e sui traffici di armi leggere contraddistingue il nostro Osservatorio rispetto ad altri, spesso più blasonati, centri di ricerca nazionali: lo dimostrano i sei annuari che abbiamo pubblicato, di cui l’ultimo nel novembre scorso, che costituiscono una fonte di informazione di primaria importanza per ogni analisi di questi settori». La “Convenzione internazionale per la proibizione dell’uso, stoccaggio, produzione, vendita di mine antipersona e relativa distruzione” (comunemente definita “Convenzione di Ottawa”) è stata approvata il 3 dicembre 1997 ad Ottawa ed entrata in vigore il 1 marzo del 1999. E’ stata ratificata dall’Italia il 23 aprile 1999 a seguito della Legge di ratifica ed esecuzione n. 106 del 26 marzo 1999. La “Convenzione internazionale sulle bombe a grappolo” (comunemente definita “Convezione di Oslo”) è stata approvata il 30 maggio 2008 a Dublino: l’apertura alle firme agli Stati sottoscrittori è avvenuta il 3 dicembre 2008 a Oslo ed è entrata in vigore il 1 agosto del 2010. E’ stata ratificata dall’Italia il 21 settembre 2011 a seguito della Legge di ratifica ed esecuzione n. 95 del 14 giugno 2011. Il “Trattato internazionale sul commercio di armi” è stato approvato dall’Assemblea Generare delle Nazioni Unite il 2 aprile 2013 ed è entrato in vigore lo scorso 24 dicembre. E’ stato ratificato dall’Italia il 2 aprile 2014 a seguito della Legge di ratifica ed esecuzione n. 118 del 4 ottobre 2013 approvata all’unanimità dal Parlamento.

«Le mobilitazioni delle associazioni non governative per la pace e la solidarietà – evidenzia Roberto Cucchini, membro del direttivo di OPAL – sono state fondamentali per mettere al bando le mine antipersona e le bombe a grappolo e per regolamentare il commercio delle armi. Questi trattati costituiscono una pietra miliare nell’agenda internazionale del disarmo umanitario e per la sicurezza comune e sono un chiaro successo di cui anche il movimento pacifista italiano può essere fiero. Non si può, però, non segnalare che questo impegno non sempre è stato corrisposto da un’adeguata attenzione da parte dalle classi dirigenti, del mondo politico, dei settori imprenditoriali e sindacali nazionali». Ad oggi 162 Stati hanno ratificato la Convenzione di Ottawa, ma 35 mancano ancora all’appello e tra questi alcuni dei maggiori produttori come la Russia, gli Stati Uniti, la Cina, l’India, il Pakistan mentre l’Ucraina, pur avendo ratificato la Convenzione, mantiene tuttora un consistente arsenale di mine. La Convenzione sulle bombe a grappolo è stata sottoscritta da 116 Stati ed è stata ratificata da 89 di questi. Anche in questo caso, mancano all’appello i maggiori paesi produttori tra cui soprattutto quelli già menzionati nel caso delle mine antipersona.

«Si tratta di risultati importanti – commenta Santina Bianchini, Presidente della Campagna italiana contro le mine – ma l’impegno delle nostre campagne non è certo concluso. Occorre innanzitutto continuare a promuovere la pressione della società civile internazionale affinché tutti gli Stati, ed in particolare i maggiori produttori, firmino a ratifichino queste Convenzioni. E’ poi necessario sostenere l’opera di distruzione di questi ordigni e le attività di sminamento: non va infatti dimenticato che le mine antipersona e le bombe a grappolo continuano a mietere vittime e che ampi territori del Medio Oriente, del sub-continente indiano, del Sud-Est asiatico e dell’Africa centrale non sono stati ancora sminati». Come è noto, la provincia di Brescia è stata sede di una delle maggiori aziende di produzione di mine antipersona, la Valsella Meccanotecnica di Castenedolo1 , ed è tuttora sede di diverse industrie del settore militare (Oto Melara, RWM Italia, ecc.) e di numerose aziende che producono armi leggere e di piccolo calibro. «Grazie all’impegno delle nostre associazioni – aggiunge Giuseppe Schiavello, Direttore della Campagna italiana contro le mine – l’Italia è passata dall’essere uno dei principali esportatori mondiali di mine antipersona ad uno dei Paesi maggiormente impegnati nello sminamento. Il Fondo per lo sminamento umanitario, però, è spesso instabile e necessita di stanziamenti certi. Ma non solo: occorre anche impedire che questi ordigni continuino ad essere prodotti all’estero: per questo nei giorni scorsi abbiamo lanciato una petizione per promuovere una legge nazionale che proibisca il supporto finanziario alla loro produzione».

«Un altro importante risultato delle campagne internazionali – conclude Adriano Iaria, Ricercatore e collaboratore di OPAL – è il Trattato sul commercio di armi. Fortemente ostacolato da alcuni Paesi e soprattutto dalle lobby armiere statunitensi, è entrato in vigore lo scorso 24 dicembre: l’Italia e numerosi paesi europei lo hanno già ratificato e gli Stati Uniti, grazie all’impegno dell’amministrazione Obama, lo hanno firmato. E’ un nuovo e fondamentale capitolo degli sforzi internazionali per portare responsabilità, controllo e trasparenza nel commercio globale degli armamenti e per prevenire traffici e trasferimenti illeciti di armi».

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