• 5 Dicembre 2024 15:40

Prepariamo la pace

DiDaniele Lugli

Giu 20, 2022

 

Un’assemblea a Ferrara mercoledì: Prepariamo la pace. Scelte, azioni concrete e pratiche per la pace. Con questo orientamento guardiamo alla guerra, crimine e madre di crimini. Si è fatta vicina, tassello di una guerra mondiale combattuta a pezzi. Se non saremo anche più coinvolti sappiamo come ne usciremo: i poveri in miseria, tutti impoveriti, salvo i ricchi sempre più ricchi.

Guardiamo dentro la guerra, superando il fastidio dell’uso miserabile che della tragedia si fa per sperato tornaconto non solo dai produttori di armi ma dalla politica in generale. Diverso dovrebbe essere il suo compito. Machiavelli a Guicciardini scrive “il vero modo ad andare in paradiso: imparare la via dell’inferno per fuggirla”. Dalle guerre non abbiamo imparato nulla. Eppure le vie della guerra le conosciamo e abbiamo studiato come fuggirle. Penso a Galtung coi suoi triangoli, della violenza (strutturale, diretta, culturale), con il suo ABC del conflitto, con la sua proposta di trasformazione del conflitto stesso o a Pat Patfort: escalation e de-escalation.

È che gli interventi per evitare la guerra debbono essere tempestivi e adeguati. Così li voleva Matteotti, isolato, anche violando la legalità in nome di un superiore diritto alla pace. Così Pinna: risentiamo l’obiettore trent’anni dopo essere entrato nell’obiezione per non più uscirvi. Quando grandi manifestazioni contro le guerre in corso si tenevano nel mondo scuoteva la testa: ‘Prima, bisogna. Prima. Pensare di fermare la guerra con manifestazioni, grandi quanto si vuole, è come fermare la tempesta con un retino per farfalle”.

Tuttavia se continuiamo a tenere gli occhi sulla guerra è perché qualcosa possiamo apprendere. È perché assieme agli orrori vediamo cose che danno speranza: rifiuti coraggiosi, ponti gettati, interventi di pace, sangue risparmiato oltre al sangue versato. Mi torna alla mente Langer il suo invito al momento di lasciarci. “Continuate in ciò che era giusto”. E quel che era giusto, allora e ora, lo sappiamo e lo vediamo praticare in condizioni proibitive. Nessuna guerra, con noi partecipi, nonostante la Costituzione, ha migliorato la situazione: Iraq, ex Jugoslavia, Afghanistan, Libia. Le armi non danno sicurezza né alle persone né agli stati. C’è chi lo pensa invece. Visto che uccidono i bambini armiamo anche loro. Ci sono armi leggere e letali già in dotazione ai bambini soldato. Le armi più potenti portano alla pace. Più atomiche e più pace attraverso la reciproca deterrenza.

Langer aveva proposto un Corpo di pace europeo. Sono passati quasi trent’anni. Se realizzato avremmo un collaudato strumento di prevenzione dei conflitti, di mitigazione dei loro effetti, di ricostruzione della convivenza al termine. Non se ne è fatto nulla, nonostante verifiche di fattibilità di Parlamento e Commissione europei. L’UE in un lampo ha votato per destinare armi in Ucraina. Ha aggiunto la sua voce per gonfiare, parlando senza costrutto di esercito europeo, i bilanci di spesa militare dei singoli Stati. Nella proposta Un’altra difesa è possibile, che il Parlamento passato non fece in tempo a discutere, né questo sembra intenzionato a farlo, il Corpo civile di pace è un elemento qualificante. Ne sentiamo mancanza e bisogno. Sappiamo che non è una bacchetta magica, ma sappiamo pure con Langer che “le conseguenze di un intervento di pace fallito sono meno gravi di quelle di un intervento militare riuscito”.

Di Daniele Lugli

Daniele Lugli (Suzzara, 1941, Lido di Spina 2023), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sarà nella segreteria dal 1997 per divenirne presidente, con l’adozione del nuovo Statuto, come Associazione di promozione sociale, e con Pietro Pinna è nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, Assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali è intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all’incarico più recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. È attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una società civile degna dell’aggettivo ed è e un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell’ambiente. Nel 2017 pubblica con CSA Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948

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