• 9 Novembre 2024 13:35

Ucraina, geopolitica e soggetto della storia

DiDaniele Lugli

Feb 6, 2023
Ukrainian Flag is raised at the EP building in Brussels

Volentieri incontro giovani nelle scuole. Spero che il piacere non sia solo mio. Con il liceo Carducci di Ferrara – ha diversi indirizzi: lingue, scienze umane, economia e società – c’è una collaborazione del Movimento federalista su temi europei. Viene la richiesta di un intervento sulla storia dei fatti legati al Donbass, le minoranze russe in Ucraina, i rapporti tra la Russia e l’Ucraina durante e dopo l’Urss, la questione della Crimea, il ruolo della Nato, e tutto ciò che possa “motivare” le ragioni del conflitto e una riflessione su cosa si sarebbe potuto fare per evitarlo, secondo un approccio geopolitico.

Mi piace l’idea di un confronto con giovani sulla guerra. L’impegno, che accetto, accompagna mie riletture in corso, non direi geopolitiche: Mario Miegge, “Il sogno del re di Babilonia” e “Che cos’è la coscienza storica?”. È la storia che diviene coscienza, orienta le lotte e l’azione politica, offre senso e prospettiva al nostro esistere.

L’impegno assunto induce anche ad altre riletture: un pizzico di Hegel, un ripasso di Clausewitz, anche nella presentazione di Rusconi, articoli e saggi di persone, che stimo e informate sui fatti in questione, come Bergamaschi, già collaboratore di Langer. C’è anche qualche lettura nuova, geopolitici, come Strazzari, con il suo “Frontiera ucraina”. Mi viene in mente il “Saggio sul soggetto della storia” di Aldo Capitini, pubblicato nel 1947. Rileggo anche questo.

Capitini ripercorre sveltamente i diversi approcci al tema, da Platone a Croce, indicandone pregi e limiti. Il soggetto non è la Divinità, lo Spirito, l’Uomo in universale, la Classe e neppure la Moltitudine. Certo non può esserlo la Geopolitica. Potrebbero anche non esserci il senso, l’orientamento verso quella realtà superiore, di liberazione, che gli sembra di scorgere. Solo gli individui concreti, consapevoli della loro intima e superiore unità, l’Uno-Tutti (dove tutti è plurale di tu) possono essere il soggetto. Un socialismo all’altezza del suo compito lo può evocare: “Il lavoratore senza proprietà e senza potere è il termine di riferimento più preciso e più dinamico per la tensione alla nuova realtà sociale”. Deve farsi quel tu del quale tutti è plurale. Il tu che vive nella tensione all’apertura agli esseri, alla loro esistenza, alla loro libertà, al loro sviluppo. L’amico della nonviolenza, il persuaso.

Capitini ci dice che al persuaso la realtà viene incontro. “Ho detto: la realtà tende a questo. E se non fosse così? Chi mi dice che è e sarà così? L’osservazione degli eventi storici spesso si riassume e si supera in considerazioni di carattere generale e perfino nel tracciato di linee di sviluppo, di corsi storici e di ricorsi, come di leggi e andamenti che presiedono al moto storico”. L’impegno non viene meno anzi si accresce nelle difficoltà.

“La considerazione dell’età storica ci può far trovare il posto, per esempio dell’Europa in un certo punto di una certa parabola o diagramma; ma per non essere vissuti dal di fuori, per non essere prodotti dal tempo, bisogna limitare lo schema storico a semplice ipotesi di orientamento… Che l’Europa, ad esempio, sia in decadenza quanto a consistenza economica non impedisce a noi europei di costituirci mille ragioni costruttive e non decadenti di vita. Lo schema storico poteva essere utile a quelli che volevano fondare l’Europa su un piano nazionalistico per capire il loro errore”. Come diceva Capitini, c’è tanto da fare!

Mi sono ricordato pure di un importante geopolitico italiano poco citato come tale. Mazzini scrive che la carta d’Europa deve rifarsi, senza pregiudizi, senza stolte ambizioni. Le nazionalità debbono formarsi secondo un disegno provvidenziale “segnato chiaramente dai corsi dei grandi fiumi, dalle curve degli alti monti e delle altre condizioni geografiche”. Su questa base, e sulla storia, prevede la formazione di quattordici stati dall’Iberico, nato dalla fusione di Spagna e Portogallo, alla Russia, passando per l’Italia, “la patria meglio definita d’Europa”. Al momento è smembrata in otto stati. Deve unificarsi per adempiere alla missione che le è affidata: essere la terza Roma, dopo quella dei Cesari e dei Papi la Roma del Popolo. “La libertà di Roma è la libertà del Mondo”.

Oltre ai confini Dio assegna infatti anche un compito preciso alle diverse nazionalità. È necessario affinché i compiti possano comporsi in vista della federazione, europea prima e mondiale poi. Solo così potrà esservi pace. La Britannia avrà per missione industria e colonie, la Germania pensiero, la Francia azione, la Polonia iniziazione slava, la Russia incivilimento dell’Asia. L’Ucraina non è contemplata. A destra del Dnepr – un fiume come si deve, di quelli che segnano i confini naturali – è ricompresa nella Polonia, rifatta nei confini del 1772, a sinistra nella Russia. Odessa è nell’impero ottomano, in via di dissolvimento secondo Mazzini. È un assetto che potrebbe non dispiacere a Putin, che pensa però alla Russia come terza Roma e a sé stesso come Cesare, Czar.

La prospettiva dell’incontro ha orientato le mie riletture e stimolato un interesse anche all’approccio geopolitico, al quale ho sempre guardato con sospetto, quando non con fastidio. È di moda certamente, ma è benvenuto se stimola allo studio della storia e della geografia assieme. La nostra comune vicenda si svolge nello spazio e nel tempo, nella loro connessione. La geopolitica a questi pone un’attenzione che è dovuta, senza pretese profetiche.

L’appuntamento è per il 9 febbraio prossimo. Dovevano essere due ore con due classi assieme. Avevo pensato a un’esposizione della vicenda, mezz’ora circa e una mezz’ora dedicata a osservazioni e chiarimenti. Così la seconda ora: suddivisa tra esposizione da parte mia di alcuni elementi e loro discussione successiva. L’organizzazione scolastica non lo consente. Così terrò un’ora e un’ora, successive, in una quarta e in una quinta. Vedremo se qualcosa di buono, anche in questi limiti, ne viene a chi partecipa, relatore compreso. Qualcosa comunque mi ha già aiutato a ricordare. Capitini sa che, nella storia come nella natura, accade che il pesce grande mangi il pesce piccolo, ma intanto dice “io non sono d’accordo”. È bene conoscere come stanno le cose per sostenerle se ci stanno bene, per opporci se non è così. È bene ci siano giovani di questo persuasi.

Di Daniele Lugli

Daniele Lugli (Suzzara, 1941, Lido di Spina 2023), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sarà nella segreteria dal 1997 per divenirne presidente, con l’adozione del nuovo Statuto, come Associazione di promozione sociale, e con Pietro Pinna è nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, Assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali è intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all’incarico più recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. È attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una società civile degna dell’aggettivo ed è e un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell’ambiente. Nel 2017 pubblica con CSA Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948

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