• 29 Marzo 2024 9:21

Una postilla per Papa Francesco

DiRedazione

Nov 28, 2022

UNA POSTILLA PER PAPA FRANCESCO. Pubblichiamo la lettera che il Pontefice ha scritto al popolo ucraino, con una nostra nota aggiuntiva.

Condividiamo la compassione verso l’intero popolo ucraino. Stare dalla parte delle vittime, sempre, è il primo dovere della nonviolenza. Siamo impegnati ad aiutare, sostenere, soccorrere chi subisce le atrocità della guerra. L’aggressore, il carnefice, deve essere fermato. Ma come? Questo è il punto.

In Russia ci sono migliaia di giovani che non vogliono andare a combattere, che rifiutano il servizio militare, che si dichiarano obiettori di coscienza, renitenti alla leva o che disertano. Sono loro il punto debole del regime guerrafondaio di Mosca; sono loro che obiettano concretamente alla guerra.

Anche in Ucraina sono tante e diverse le voci che si alzano per difendere la propria patria dall’aggressione. Ammiriamo la resistenza ucraina, che non è solo quella incarnata dai giovani chiamati a “mettere mano alle armi”, ma anche quella messa in atto dai giovani che le armi rifiutano e privilegiano la resistenza civile, la forma praticata dalla maggioranza del popolo.

Papa Francesco ha indicato come esempio ai giovani europei la figura di Franz Jägerstätter, giovane contadino cattolico obiettore che “quando venne chiamato alle armi si rifiutò, perché riteneva ingiusto uccidere vite innocenti. Franz preferì essere assassinato piuttosto che uccidere. Riteneva la guerra totalmente ingiustificata”.
Oggi in Russia e Ucraina ci sono tanti Franz Jägerstätter che obiettano al servizio militare e per questo vengono incarcerati. Dicono – con Papa Francesco – che “fabbricare armi è un commercio assassino” e per questo rifiutano di usarle. Chiedono asilo e protezione, ma le porte d’Europa per loro rimangono chiuse. Chiedono che venga loro riconosciuto lo status internazionale di rifugiati politici, poiché l’obiezione di coscienza deve essere tutelata come dice la Convenzione Europea dei Diritti Umani.

Se è vero che “non esiste guerra giusta” e che la guerra “non risolve mai i problemi che intende superare”, gli obiettori di coscienza sono gli artefici di questa visione e la rendono concreta già nell’oggi. Gli obiettori di coscienza, i nonviolenti russi e ucraini, che già oggi si parlano, lavorano insieme, creano ponti di pace, devono essere sostenuti perché veri operatori di pace.

Sono circa 5000 i giovani ucraini che si sono dichiarati obiettori di coscienza e vorrebbero svolgere un servizio civile alternativo al servizio in armi, ma la legge marziale in atto glielo nega. Alcuni di loro sono già sottoposti ad un procedimento penale. In particolare stiamo seguendo i casi di due obiettori ucraini: Ruslan Kotsaba e Vitaliy Alekseinko ai quali forniamo assistenza legale.

Il Movimento Nonviolento italiano lavora con il Movimento Pacifista Ucraino e con il Movimento degli obiettori di coscienza russi, insieme alle Reti internazionali nonviolente e antimilitariste War Resisters’ International (WRI), Ufficio Europeo per l’Obiezione di Coscienza (EBCO), International Fellowship of Reconciliation (IFOR), e con altre ONG italiane come Un Ponte per, Stop The War Now e Rete italiana Pace e Disarmo.

Con la Campagna “Obiezione alla guerra” sosteniamo ogni singolo obiettore, dell’una e dell’altra parte: patrioti disarmati che non vogliono odiare la patria altrui.

Movimento Nonviolento

 

Lettera del Santo Padre al popolo ucraino a nove mesi dallo scoppio della guerra

Cari fratelli e sorelle ucraini!
Sulla vostra terra, da nove mesi, si è scatenata l’assurda follia della guerra. Nel vostro cielo rimbombano senza sosta il fragore sinistro delle esplosioni e il suono inquietante delle sirene. Le vostre città sono martellate dalle bombe mentre piogge di missili provocano morte, distruzione e dolore, fame, sete e freddo. Nelle vostre strade tanti sono dovuti fuggire, lasciando case e affetti. Accanto ai vostri grandi fiumi scorrono ogni giorno fiumi di sangue e di lacrime.

Io vorrei unire le mie lacrime alle vostre e dirvi che non c’è giorno in cui non vi sia vicino e non vi porti nel mio cuore e nella mia preghiera. Il vostro dolore è il mio dolore. Nella croce di Gesù oggi vedo voi, voi che soffrite il terrore scatenato da questa aggressione. Sì, la croce che ha torturato il Signore rivive nelle torture rinvenute sui cadaveri, nelle fosse comuni scoperte in varie città, in quelle e in tante altre immagini cruente che ci sono entrate nell’anima, che fanno levare un grido: perché? Come possono degli uomini trattare così altri uomini?

Nella mia mente ritornano molte storie tragiche di cui vengo a conoscenza. Anzitutto quelle dei piccoli: quanti bambini uccisi, feriti o rimasti orfani, strappati alle loro madri! Piango con voi per ogni piccolo che, a causa di questa guerra, ha perso la vita, come Kira a Odessa, come Lisa a Vinnytsia, e come centinaia di altri bimbi: in ciascuno di loro è sconfitta l’umanità intera. Ora essi sono nel grembo di Dio, vedono i vostri affanni e pregano perché abbiano fine. Ma come non provare angoscia per loro e per quanti, piccoli e grandi, sono stati deportati? È incalcolabile il dolore delle madri ucraine.

Penso poi a voi, giovani, che per difendere coraggiosamente la patria avete dovuto mettere mano alle armi anziché ai sogni che avevate coltivato per il futuro; penso a voi, mogli, che avete perso i vostri mariti e mordendo le labbra continuate nel silenzio, con dignità e determinazione, a fare ogni sacrificio per i vostri figli; a voi, adulti, che cercate in ogni modo di proteggere i vostri cari; a voi, anziani, che invece di trascorrere un sereno tramonto siete stati gettati nella tenebrosa notte della guerra; a voi, donne che avete subito violenze e portate grandi pesi nel cuore; a tutti voi, feriti nell’anima e nel corpo. Vi penso e vi sono vicino con affetto e con ammirazione per come affrontate prove così dure.

E penso a voi, volontari, che vi spendete ogni giorno per il popolo; a voi, Pastori del popolo santo di Dio, che – spesso con grande rischio per la vostra incolumità – siete rimasti accanto alla gente, portando la consolazione di Dio e la solidarietà dei fratelli, trasformando con creatività luoghi comunitari e conventi in alloggi dove offrire ospitalità, soccorso e cibo a chi versa in condizioni difficili. Ancora, penso ai profughi e agli sfollati interni, che si trovano lontano dalle loro abitazioni, molte delle quali distrutte; e alle Autorità, per le quali prego: su di loro incombe il dovere di governare il Paese in tempi tragici e di prendere decisioni lungimiranti per la pace e per sviluppare l’economia durante la distruzione di tante infrastrutture vitali, in città come nelle campagne.

Cari fratelli e sorelle, in tutto questo mare di male e di dolore – a novant’anni dal terribile genocidio dell’Holodomor –, sono ammirato del vostro buon ardore. Pur nell’immane tragedia che sta subendo, il popolo ucraino non si è mai scoraggiato o abbandonato alla commiserazione. Il mondo ha riconosciuto un popolo audace e forte, un popolo che soffre e prega, piange e lotta, resiste e spera: un popolo nobile e martire. Io continuo a starvi vicino, con il cuore e con la preghiera, con la premura umanitaria, perché vi sentiate accompagnati, perché non ci si abitui alla guerra, perché non siate lasciati soli oggi e soprattutto domani, quando verrà forse la tentazione di dimenticare le vostre sofferenze.
In questi mesi, nei quali la rigidità del clima rende quello che vivete ancora più tragico, vorrei che l’affetto della Chiesa, la forza della preghiera, il bene che vi vogliono tantissimi fratelli e sorelle ad ogni latitudine siano carezze sul vostro volto. Tra poche settimane sarà Natale e lo stridore della sofferenza si avvertirà ancora di più. Ma vorrei tornare con voi a Betlemme, alla prova che la Sacra Famiglia dovette affrontare in quella notte, che sembrava solo fredda e buia. Invece, la luce arrivò: non dagli uomini, ma da Dio; non dalla terra, ma dal Cielo.

La Madre sua e nostra, la Madonna, vegli su di voi. Al suo Cuore Immacolato, in unione con i Vescovi del mondo, ho consacrato la Chiesa e l’umanità, in particolare il vostro Paese e la Russia. Al suo Cuore di madre presento le vostre sofferenze e le vostre lacrime. A lei che, come ha scritto un grande figlio della vostra terra, «ha portato Dio nel nostro mondo», non stanchiamoci di chiedere il dono sospirato della pace, nella certezza che «nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37). Egli dia compimento alle giuste attese dei vostri cuori, sani le vostre ferite e vi doni la sua consolazione. Io sono con voi, prego per voi e vi chiedo di pregare per me.
Che il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca.

Roma, San Giovanni in Laterano, 24 novembre 2022

FRANCESCO

1 commento su “Una postilla per Papa Francesco”
  1. Ineccepibile iniziativa di Papa Francesco che, di fronte alla deriva inarrestabile della rincorsa in tutto il mondo agli armamenti, anche nucleari, dovrebbe spendere tutta la sua autorità per arrivare al ripudio della guerra, divenuta ormai una minaccia inesorabile verso la fine dell’Umanita’, come ci avvertono gli scienziati dell’Orologio dell’Apocalisse, diffuso su Internet.

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