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CONSIGLIO DI LETTURA 52 – I CINOCEFALI

DiEnrico Pompeo

Mag 13, 2022

CONSIGLIO DI LETTURA 52 – Aprile 2022

I CINOCEFALI

Di: Aleksej Ivanov

VOLAND EDITORE

Traduzione: Anna Zafesova

Voland è una casa editrice di altissima qualità e prestigio, particolarmente attenta alle opere di narrativa che provengono dall’Europa dell’Est. Credo, poi, che in questo momento storico sia importante e necessario leggere opere di autori russi contemporanei, i cui libri di narrativa possono aiutarci, anche più di saggi, a comprendere il senso e la mentalità di un popolo così segnato da un destino e da una storia complessi, complicati e spesso tragici. In più Ivanov è, a oggi, considerato uno dei più importanti scrittori di quel paese, autore di oltre venti libri di narrativa, vincitore dei più prestigiosi premi di letteratura e considerato uno degli eredi più significativi della grande tradizione letteraria ottocentesca russa.

Questo libro, infatti, non tradisce le attese. Anzi! La trama sembra snodarsi su uno sviluppo narrativo molto lineare: tre giovani moscoviti vengono assoldati da un’associazione culturale un po’ restia a spiegare la propria fisionomia, per recuperare un affresco da una parete di una chiesa ormai abbandonata, che si trova in un villaggio sperduto dell’entroterra, ai margini di una zona di torbiere, dove un tempo insisteva un carcere.

Il lavoro, ben pagato, dovrebbe esaurirsi in un massimo di dieci giorni. I tre, che fra loro, non si conoscono, decidono di partire. Anche i caratteri dei tre protagonisti sembrano rispondere a classificazioni ormai consolidate, visto che fin dall’inizio possiamo riconoscere in uno il pedante, Valerij, in Kirill il temperamento più portato a sacrificarsi per gli altri, il possibile eroe e in Guger lo spaccone, il vanitoso.

Il punto è  che a Kalitino niente è come sembra, tutto è avvolto dal fumo provocato dalla combustione della torba e ogni realtà si perde, inghiottita dai vapori di questa nebbia umida e appiccicosa.

Ma attenzione, questo libro magistrale non è solo un racconto sulla distanza tra ciò che appare e ciò che è, ma i suoi livelli di lettura sono molto più sfaccettati e intersecati. Intanto: che tipo di racconto è? È un thriller fantastico? Una storia d’avventura? D’amore? Di amicizia? Un romanzo psicologico? Di formazione? Un racconto storico? Beh, la risposta è tutto questo, ma anche molto di più.  Partendo dal fatto che quel ritratto raffigura un San Cristoforo con la faccia di cane, l’autore ci conduce in un viaggio metafisico dentro le nostre paure ancestrali, a fare i conti con il nostro modo di vivere la natura e il rapporto con gli altri.

In un microcosmo come quello di questo paesino isolato, ci siamo tutti dentro, come esseri gettati nel mondo, senza strumenti per comprenderlo e provare a viverci senza soffrire.

Fra i tre personaggi principali, Kirill è quello che, più di tutti, cerca di trovare una chiave, prova a costruire anche una relazione con gli abitanti del villaggio e in particolare con Liza, una ragazza che non riesce a parlare fluentemente, da quando, ancora più giovane, è stata vittima di un tentativo di aggressione.

Questo è, infatti, un contesto in cui non esiste nessuna solidarietà, alcun senso di comunità e ognuno pensa a se stesso, non per cattiveria o ambizione sfrenata, ma perché tutti sentono il peso di una catastrofe incombente e ognuno cerca di salvare la propria vita. Forse proprio nell’accettare l’impossibilità di una salvezza individuale che si può individuare un’ancora di salvezza.

Libro scritto superbamente, con uno stile secco, semplice, ma con accenni poetici forti, tutto giocato sulle allusioni, sui rimandi, sugli echi di ogni gesto o parola.

Un’opera importante, un libro che racconta molto di noi tutti e di una terra martoriata, lasciata sola a fare i conti con una crisi che nessuno ha voluto affrontare.

Questo è un libro che riesce a raccontare toccando corde emozionali che superano qualunque steccato geografico o stitico, ma è anche un affresco impietoso di uno spirito, quello russo attuale, votato più alla distruzione di se stesso e degli altri piuttosto che alla ricostruzione di un equilibrio.

Libro da leggere. Assolutamente.

Buona lettura.

Di Enrico Pompeo

Enrico Pompeo è nato a Livorno nel 1972. Docente di Lettere, è autore dei romanzi: ‘Una curva improbabile’ (Edizioni Edicom 2001); ‘Il Drago, il Custode, lo Straniero’ (Ed. Creativa 2016. Premio Speciale della Giuria ‘Alda Merini’ 2017), ‘Nessuno ha dato la buonanotte’ (MDS editore, novembre 2021.Prima ristampa Aprile 2022) e di un libro di racconti ‘Scritti (S)Connessi’ (Ed. Creativa 2018. 3° Classificato in ‘EquiLibri’ 2018). È drammaturgo e regista dello spettacolo ‘La Cattiva Strada’, patrocinato dalla Fondazione De André. Scrive recensioni per le riviste ‘Azione Nonviolenta’ e ‘Offline’. Organizza laboratori di arte e comunicazione presso l’Agriturismo Montevaso.

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