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Esercitazioni sulla Murgia, De Benedittis e Tambone: «L’autentica faccia del Governo Renzi»

DiGabriella Falcicchio

Lug 29, 2014

A giugno è stato pubblicato ufficialmente il Decreto legge 91/2014 a firma del ministro dell’ambiente Luca Galletti. Le aree militari sono assimilate a quelle industriali aumentando le soglie d’inquinamento consentite e eliminando l’obbligo di bonifica, anche in aree protette come il Parco nazionale dell’Alta Murgia.

Tutto ciò ha spinto Corrado De Benedittis, responsabile Caritas Cittadina Corato, ed Eliseo Tambone, pastore evangelico, a scrivere una nota di commento in cui specificano quanto questo decreto sveli «l’autentica faccia del Governo Renzi, impegnato in un processo riformistico fatto su misura di oligarchie finanziarie e politiche».

«Apriamo un dibattito libero su questo – concludono – urge una mobilitazione del territorio».

Di seguito la nota integrale.

«Sulla Gazzetta Ufficiale del 24 giungo scorso è stato pubblicato il Decreto legge 91/2014 a firma del ministro dell’ambiente Luca Galletti. Tale decreto all’art. 13 assimila le aree militari alle aree industriali aumentando le soglie d’inquinamento consentite e eliminando l’obbligo di bonifica, anche in aree protette come il Parco nazionale dell’Alta Murgia.

Sul nostro territorio sono attivi, anzi attivissimi, ben tre poligoni militari su cui si compiono operazioni di addestramento, anche a fuoco, in periodi delicatissimi per l’ecosistema come la primavera e l’autunno.

A più riprese si cerca di edulcorare la presenza di tali esercitazioni militari, dando notizia di soldati impegnati nella rimozione di rifiuti.
Ovviamente, i militari sono sulla Murgia per ben altri motivi e creano un impatto ambientale, economico, culturale e etico ben più pesante degli stessi rifiuti, la cui rimozione dovrebbe essere compito degli enti preposti.

Il decreto legge su citato è uno dei tanti provvedimenti gravissimi che svela l’autentica faccia del Governo Renzi, impegnato in un processo riformistico fatto su misura di oligarchie finanziarie e politiche che da sempre, in Italia, puntano a un restringimento degli spazi della partecipazione, nel segno di una democrazia oligarchica.

Giocando sullo scontento popolare, esasperato dalla crisi economica, oggi, si rischia una devastazione e privatizzazione dei beni comuni fino a minarne il loro fondamento giuridico, cioè, la Costituzione costata sangue e lacrime.

Il superamento del bicameralismo perfetto, il Senato non elettivo, la Camera composta da deputati nominati e non eletti, insieme a un premio di maggioranza abnorme, previsto dall’Italicum, l’innalzamento della soglia di firme per chiedere il Referendum popolare e presentare leggi d’iniziativa popolare segnano lo snaturamento e il superamento della nostra democrazia costituzionale fondata su partecipazione, rappresentanza e antiautoritarismo.

Nel sistema oligarchico/democratico in cui renzismo e berlusconismo ci stanno precipitando, la voce dei cittadini non farà più paura a nessuno; la possibilità di arginare progetti infausti, funzionali a interessi lobbistici e a modelli di sviluppo errati e insostenibili diventerà del tutto inconsistente (si pensi al nucleare, al deposito di scorie radioattive tra Puglia e Basilicata, ai militari sulla Murgia, alle estrazioni di petrolio in Adriatico e in Capitanata, alla privatizzazione delle risorse idriche, alla Tap nel Salento, al mega deposito nazionale di gpl a Siponto, ai serbatoi petroliferi di Tempa Rossa a Taranto ecc. e si badi, il progresso, in tutto ciò, non c’entra niente, ma solo discutibili affari di alcune lobby a scapito della salute di intere popolazioni e delle economie locali).

Non possiamo restare a guardare, inermi e impotenti, lo scempio della democrazia nata dalla Liberazione, dall’antifascismo, dal sacrificio di tanti, donne e uomini.

Il linguaggio del Presidente del Consiglio si fa giorno dopo giorno sempre più aggressivo e sprezzante verso la partecipazione dal basso dei cittadini. Nei giorni scorsi, Renzi ha definito “comitatini” i cittadini della Val d’Agri che si battono contro il raddoppio delle estrazioni petrolifere. Certo che siamo sulla soglia di una svolta autoritaria e la censura del dibattito parlamentare, sancita in queste ultime ore, ne è un’amara conferma.

Crediamo che il vasto e articolato mondo dei movimenti, dei gruppi di base, delle Chiese, delle associazioni, delle cooperative sociali, delle Ong, dei singoli cittadini che in tutta Italia, è impegnato, da anni, a rimettere al centro il bene comune e i beni pubblici; che è impegnato a definire un altro modello economico e sociale di sviluppo, che condivide realmente i bisogni degli uomini e delle donne di questo Paese, sia di fronte, oggi, alla necessità di organizzarsi politicamente per tutelare la democrazia, a partire dalla difesa della Costituzione, tanto cara al popolo italiano. Apriamo un dibattito libero su questo. Urge una mobilitazione del territorio».

Di Gabriella Falcicchio

Ricercatrice presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Bari, Dipartimento di Scienze Pedagogiche e Didattiche, responsabile del Centro Territoriale Pugliese del Movimento Nonviolento.

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