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Microbiografie/4 – Ughino

DiGiorgio Maghini

Gen 27, 2017
Giorgio Maghini

Ero al bar per la pausa pranzo e sentivo che tutti quelli che entravano salutavano ad alta voce un altro cliente col nome, appunto, di Ughino. Io, però, ero concentrato sul giornale che stavo leggendo e non mi sono girato a vedere chi fosse.

Fino a che, più o meno dall’altezza della cintura (ero appollaiato su uno di quei trespoli da bancone) mi sono sentito interpellare: “M’ass’pol bevar adl’acqua, col parssut?”.
Per gli alloglotti: “Ritengo che l’abbinamento di un sandwich al prosciutto con l’acqua (sia pur essa gasata) non sia il migliore possibile, e il gusto del sandwich stesso ne soffra”.
“Ha ragione – gli ho detto – ma fra dieci minuti devo andare a lavorare…”

Non mi ha nemmeno lasciato finire, perché nel bar è entrata una ragazza e lui subito le si è avvicinato: “Maiall, sa s’ì bela!”.
Sempre per chi non parla ferrarese: “Accidenti, quanto siete bella!”
Lo studioso di comunicazione che è in me ha subito notato il fine bilanciamento tra la volgarità di inizio frase e l’uso del “voi” come allocutivo di cortesia, poi il mio tempo è finito e sono dovuto andare via.

Mentre, a piedi, tornavo al lavoro, ripensavo a Ughino.
Indossava un Eskimo “tipo ‘68”. Non solamente perché assomigliava a quelli del tempo della contestazione, quanto piuttosto perché sembrava essere stato lavato l’ultima volta cinquant’anni fa.

Cercavo di immaginare cosa avesse voluto dire, per lui, andare alle medie con i compagni che diventano uomini mentre tu sei bloccato sotto il metro.
L’amarezza che – forse – qualche volta l’ha preso al pensiero che nessuna donna l’avrebbe voluto mai.

Poi ripensavo a quel suo bellissimo dono: parlare con tutti.
Pensavo che nel bar nessuno gli aveva negato un cenno con la mano o una risposta, magari sorridente ma mai offensiva.

In quest’epoca – in cui sembra che l’unica relazione possibile sia la paura dell’altro, la diffidenza, la competizione darwiniana – tu sei libero, Ughino.
Non hai barriere e te ne freghi di competere.

Sei un rivoluzionario.
Parli con tutti, e tutti parlano con te. Senza doppi pensieri e interpretazioni paranoiche.
Anche la ragazza di cui hai sottolineato la bellezza, mica si è offesa. Anzi.

Dai, Ughino, insegnaci.
A non avere paura degli altri.
A smetterla di ascoltare quei tristi di mestiere che spendono il loro tempo ad additare nemici in modo ripetitivo, a “mettere in guardia”.
A cercare alleati contro un “altro” che è sempre diverso, malevolo, pericoloso, subdolo.

Dai, Ughino, insegnaci.

Di Giorgio Maghini

Pedagogista e counsellor ad indirizzo sistemico-relazionale. Si occupa attualmente dell’ufficio comunicazione della Istituzione per i servizi educativi del Comune di Ferrara. Obiettore di coscienza, è stato Insegnante di sostegno e, in seguito, coordinatore pedagogico nella scuola dell’infanzia. Attualmente coordina un gruppo di Insegnanti di Religione, coi quali riflette sulla comunicazione della spiritualità nel mondo multiculturale. Ha insegnato "Teorie della comunicazione” all’Istituto di Scienze Religiose di Ferrara.

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