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Nella calza della Befana

DiDaniele Lugli

Gen 10, 2022

Non si sono comportati male bambine e bambini del mondo quest’anno. Non possono però contare sui doni per l’anno nuovo. Scrive nei suoi report Save the children di sette sfide che li riguardano e che adulti, non irresponsabili, dovrebbero affrontare.

La prima è la solita: la fame. Covid, conflitti, cambiamenti climatici portano milioni di bambini in più alla malnutrizione. Nel 2022 due milioni di bambini sotto i cinque anni moriranno per cause legate alla fame. Già ora le cose non vanno bene: 149,2 milioni di bambini sotto i 5 anni sono rachitici, 45,4 milioni sono deperiti e 20,5 milioni di neonati (14,6% di tutti i nati vivi) hanno un basso peso alla nascita.

La seconda è l’educazione. Almeno 117 milioni di bambini in tutti i paesi non vanno a scuola a causa del Covid. Si aggiungono ai 260 milioni di bambini che, comunque, già non ci andavano. Sempre peggio per le bambine costrette all’abbandono scolastico e a matrimoni precoci. Anche nei paesi privilegiati, come il nostro, la scuola a singhiozzo aumenta le differenze di apprendimento. Abbiamo anche la più alta percentuale europea di giovani che non lavorano e non studiano.

La terza è la guerra: The war on children si intitolano report di Save the children. Non è un’esagerazione: 450 milioni di bambini vivono in luoghi guerra. Quasi 200 milioni si trovano in quelli più pericolosi: il numero più alto da oltre un decennio, in aumento del 20 per cento rispetto a un anno fa. La quarta Conferenza Internazionale sulla Dichiarazione sulle Scuole Sicure, si è tenuta ad Albuja, Nigeria, due mesi fa. Sarebbe un progresso fossero riconosciute come tali nei conflitti.

La quarta è ancora la guerra, quella che i bambini sono costretti a combattere. Continua il reclutamento forzato dei bimbi soldato. Anzi è in crescita. I gruppi armati conosciuti sono passati da 85 a 110. Nel 2020 i reclutati sono stimati in 8.600. C’è una crescita attorno al 10% rispetto all’anno precedente. Lo stesso aumento è atteso in prospettiva.

La quinta sfida è il cambiamento climatico. I nuovi nati, rispetto ai loro nonni, saranno esposti alle ondate di calore 7 volte di più, 3 volte più a siccità, inondazioni e perdita dei raccolti, solo 2 volte di più agli incendi. Promesse ce ne sono da parte dei leader/lader. Vedremo se si andrà oltre i bla bla bla.

La sesta è il rifugio negato. C’è bisogno di rifugio per famiglie disperate con figli piccoli e piccolissimi. Negli ultimi quindici anni il numero dei bambini rifugiati è più che raddoppiato: 10 milioni. Mai così tanti i bimbi sfollati dopo la seconda guerra mondiale.

Ultima e riassuntiva è la mortalità infantile. Il tasso negli ultimi 30 anni è sceso del 60%. Ora si rischia un’inversione della tendenza. Bambine e bambini, generazione Covid, pagano il prezzo più alto. La pandemia ha messo in difficoltà i sistemi sanitari, C’è una ripresa di malattie quasi debellate. Decessi per malaria, fin qui in calo, sono in aumento in 32 paesi. Le speranze sono rivolte a un vaccino, frutto dei progressi in questo campo.

Save the children nasce in piena pandemia di spagnola dopo la prima guerra mondiale. La promuove Eglantyne Jebb, con la sorella Dorothy. Eglantyne nasce, 1876, in una famiglia benestante molto impegnata per la comunità. Laureata in Storia Moderna a Oxford, lascia l’insegnamento per collaborare a Cambridge nella Charity Organization Society. Nel 1906 pubblica Cambridge, A Study in Social Questions: l’assistenza va organizzata per essere efficace. Presta servizio nella Croce Rossa durante la guerra e scrive note sul conflitto, tratte dalla stampa estera. In particolare, al termine della guerra, denuncia la morte per fame dei bambini in Austria e Germania. È una conseguenza delle gravi condizioni imposte ai paesi sconfitti. Non si limita agli articoli. È arrestata a Trafalgar Square mentre distribuisce volantini con fotografie di bambini affamati austriaci. Il processo si risolve con una multa di modesto importo pagata dallo stesso giudice, colpito dalle motivazioni della donna. Il 15 aprile 1919 Eglantyne, con la sorella Dorothy, istituisce il Save the Children Fund per i bambini tedeschi e austriaci. La presentazione alla Royal Albert Hall a Londra il 19 maggio 1919 ha successo con la raccolta di ingenti somme. Sia nella raccolta che nella gestione si avvale dell’esperienza compiuta presso la Charity Organization Society.

Nell’estate Eglantyne Jebb scrive a Papa Benedetto XV per sollecitarne il sostegno. Il Papa con l’enciclica Paterno iam diu, nel novembre dello stesso ’19, invita i vescovi a raccogliere fondi: “è compromessa e distrutta la salute delle persone più deboli e in primo luogo dei fanciulli… innocenti e ignari del micidiale conflitto… predestinati come genitori di nuove stirpi che risentiranno della gracilità nativa. Tuttavia furono alquanto alleviate queste Nostre angosce quando Ci fu annunciato che uomini di nobile sentire si erano riuniti in associazioni col proposito di salvare i fanciulli. Non esitammo, Venerabili Fratelli, ad approvare e a sostenere con la Nostra autorità, come era doveroso, un tale eccellente proposito”. Ancora l’anno successivo, dicembre 1920, l’enciclica Annus iam planus è interamente dedicata al tema: “A questo proposito non possiamo omettere di tributare pubblica lode alla società chiamata Save the Children Fund, perché non tralasciò alcuna premura e diligenza per raccogliere danaro, vesti e alimenti… Provvederete a trasmettere con diligenza le offerte così raccolte sia a Noi, sia alla citata società Save the Children Fund.” Nel ‘21 l’aiuto è rivolto ai bimbi russi, vittime di carestia.

Eglantyne nel 1923 scrive alla Società delle Nazioni: “Sono assolutamente convinta sia giunto il momento di riconoscere i diritti propri dei bambini”, con la proposta di un breve testo. Viene adottato, all’unanimità, l’anno successivo: “1. Al fanciullo si devono dare i mezzi necessari al suo normale sviluppo, sia materiale che spirituale. 2. Il fanciullo che ha fame deve essere nutrito; il fanciullo malato deve essere curato; il fanciullo il cui sviluppo è arretrato deve essere aiutato; il minore delinquente deve essere recuperato; l’orfano e il trovatello devono essere ospitati e soccorsi. 3. Il fanciullo deve essere il primo a ricevere assistenza in tempo di miseria. 4. Il fanciullo deve essere messo in condizioni di guadagnarsi da vivere e deve essere protetto contro ogni forma di sfruttamento. 5. Il fanciullo deve essere allevato nella consapevolezza che i suoi talenti vanno messi al servizio degli altri uomini”. È la Dichiarazione di Ginevra. Seguirà la Dichiarazione di New York, ONU 1959, articolata in 10 principi. È dell’89 infine la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia con i suoi 54 articoli, che enunciano diritti dei bambini e degli adolescenti e i corrispondenti doveri e impegni delle autorità e degli adulti.

Eglantyne Jebb muore a 52 anni, a Ginevra, il 17 dicembre 1928. La sua creatura le sopravvive e ne propone il messaggio da lei ripetuto e testimoniato con la vita. È chiaro che non vi è un’impossibilità intrinseca nel salvare i bambini nel mondo. È impossibile solo se ci rifiutiamo di provarci. Si dice spesso che gli obiettivi di Save the Children sono impossibili da raggiungere, che ci sono sempre stati bambini che soffrono e che sempre ci saranno. Lo sappiamo. Sono impossibili solo se permettiamo che ciò sia così. Solo se rifiutiamo di provarci

Di Daniele Lugli

Daniele Lugli (Suzzara, 1941, Lido di Spina 2023), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sarà nella segreteria dal 1997 per divenirne presidente, con l’adozione del nuovo Statuto, come Associazione di promozione sociale, e con Pietro Pinna è nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, Assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali è intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all’incarico più recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. È attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una società civile degna dell’aggettivo ed è e un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell’ambiente. Nel 2017 pubblica con CSA Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948

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