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Renzi ci sta provando!

Diadmin

Mag 9, 2014

Uno strano verbo percorre in questi mesi l’Italia: “Riforme-riforme, tagli-tagli, governabilità-governabilità. Lasciamo fare a chi vuole finalmente cambiare!”.
D’accordo! Ma cosa e come cambiare? Bisogna far tutto di corsa?

Certo, la gatta frettolosa ha già fatto più volte i micini ciechi: una legge elettorale incostituzionale, una riforma del titolo quinto (pro Lega) per decentrare i poteri alle Regioni che non sta in piedi, e, per non farla tanto lunga, da ultimo l’improrogabile riforma costituzionale con il pareggio in bilancio imposta dal governo Monti (finalmente un tecnico!). Ora gli stessi che l’hanno velocemente votata la vogliono provvisoriamente “sospendere” per manifesta insostenibilità.

Ma stavolta il nuovo che avanza ha il vento in poppa con il favore dei media, è un rullo compressore, non chiede niente a nessuno in Parlamento, sa già da solo cosa e come cambiare!

C’è una crisi economica causata dallo strapotere del sistema finanziario speculativo che ci sta portando al fallimento? Bene! Aboliamo un po’ le Province e il Senato. Anzi no, il Senato lo teniamo, ma senza far eleggere i rappresentanti dai cittadini. In fondo sappiamo che gli italiani non sono pronti per fare le scelte tecnicamente giuste per una sana alternanza bipolare che va democraticamente imposta a questi cocciuti elettori.

E poi con questa crisi occupazionale bisogna pur risparmiare, e la rappresentanza popolare costa.

Da qualche parte bisogna pur cominciare!
Geniale, semplice! Una nuova strada si spalanca sul passato. Rinnoviamo tutto con la stessa veloce ricetta di quasi cent’anni fa: tutto il potere al governo. Mussolini insegna.

Non perdiamo tempo con tanti partitini, ne basta uno con un grande Capo.

All’epoca fu un successo: finalmente lavoro sicuro, ordine nelle piazze e treni in orario.
All’inizio funzionò, ma poi i nodi vennero al pettine. Dietro la rassicurante immagine di un decisionismo rivoluzionario arrivò la realtà di un totalitarismo guerrafondaio. Poi con la guerra scoppiò pure il regime fascista e fu la rovina..

Per uscirne ci son voluti il riscatto morale della Resistenza e una nuova Costituzione faticosamente nata dopo la tragedia del fascismo.

Una Carta antifascista che ha dato all’Italia un mirabile equilibrio tra il potere legislativo con un Parlamento sovranamente eletto dal popolo, un potere esecutivo eletto in Parlamento per governare e un potere giudiziario indipendente.

Ora la faticosa conquista di pari dignità per tutti i cittadini, proclamata solo nel 1948 e ancora da attuare pienamente, viene di fatto seriamente compromessa. I partiti di governo o, meglio, due cittadini al di fuori del Parlamento decidono che il diritto per tutti ad una rappresentanza parlamentare è semplicemente un impiccio da mettere in un angolo con calibrate e alte soglie di sbarramento ed abusivi premi di maggioranza.

Un uomo, o un partito, solo al comando diventa la nuova mirabolante prospettiva del prossimo futuro democratico che avanza! Penserà a tutto un manipolo di riconoscenti “nominati” ed eletti alla Camera grazie a una legge elettorale di comodo, e qualche sostanziosa modifica costituzionale che snaturi la democrazia parlamentare, ma, ci raccontano, solo nella seconda parte della Costituzione.

Come se la causa (principi) e gli effetti ( come realizzarli) fossero fattori indipendenti.
Chi si azzarda a dissentire o fa proposte diverse è un traditore e un ingrato. Chiunque esso sia: dal presidente del senato all’ultimo parlamentare, passando dall’ on Corsini e on. Mucchetti. Noti costituzionalisti illustri sconosciuti elettori come il sottoscritto, tutti devono sottomettersi a chi si è presuntuosamente assunto, senza alcun mandato elettorale, “la responsabilità di cambiare l’Italia.”

Gli altri subiscono o accettano il fascino ignavo delle vecchie “comode” scorciatoie autoritarie di chi non vuole fastidi.

Ci si dimentica che sacrificare la partecipazione e la democrazia per rivendicare la necessità di ordine, stabilità e governabilità è stata la giustificazione alla base della nascita delle dittature del secolo scorso.

A questo punto non meraviglia che “bipartisan” a Brescia torni la voglia ”filologica” di riavere anche il Bigio. Stavolta, però, sotto la foglia di fico mettiamo un fascinoso accento toscano che, “bu’ando lo schermo e la rete”, garantisca la presa di potere a una “maggioritaria” minoranza di riconciliati

Lasciamoli provare? Per conto mio abbiamo già dato, c’è poco da riprovare. Fermiamoli!

Adriano Moratto  – Botticino Mattina (BS)

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