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Benvenuto al re d’Olanda

DiDaniele Lugli

Giu 19, 2017

Pare sia molto amato dai concittadini, che ne celebrano con feste e bevute il compleanno il 27 aprile. Prima di diventare re, quattro anni fa, era detto principe della birra. Leggo che è sportivo, pilota d’aereo e cordiale. Non è un oratore, non è il dono della parola a contraddistinguerlo. C’è al riguardo un precedente illustre nella sua casata e nella sua terra, nientemeno che Guglielmo I, principe d’Orange, conte di Nassau, detto appunto il Taciturno. Un soprannome che tranquillizza visto che in quei luoghi hanno imperversato potenti dai nickname futili o inquietanti: Carlo il Temerario, Filippo il Bello, Giovanna la Pazza…

Guglielmo I è il padre della patria, fondatore dello stato libero, sostenitore della tolleranza e della libertà di coscienza. È convinto che meglio farebbero a convivere piuttosto che a scannarsi, protestanti e cattolici, nella zona oggi, grosso modo, corrispondente a Belgio e Olanda. Il suo intervento, ben intenzionato, segna però l’inizio della guerra degli ottanta anni, conclusa con l’ufficiale riconoscimento dell’autonomia dell’Olanda, e con un nuovo assetto europeo. Appare convinto del primato della coscienza e ci lascia un detto memorabile: Non c’è alcun bisogno di speranza per intraprendere, né di successo per perseverare. Possiamo confrontarlo con il rassegnato detto italiano, durante il lunghissimo conflitto tra Francia e Spagna, che aveva per posta il dominio sul nostro Paese: O Franza o Spagna purché se magna.

Guglielmo Alessandro si presenta bene. Sa che il cambiamento climatico mette in particolare pericolo le terre basse. Anche il territorio della provincia di Ferrara lo è. Ricorda che la nostra prima grande istituzione democratica nacque per proteggerci dalle alluvioni e dalle mareggiate. Dice dei migranti: sono molto fiero che una volta giunti da noi nessuno di questi abbia mai passato una sola notte all’addiaccio. Un suo detto, infine, non avrà la forza icastica di quello (da me molto amato) di Guglielmo I, ma consola: Vado a ringraziare la Sicilia, da sola sta salvando l’Europa.

 

Di Daniele Lugli

Daniele Lugli (Suzzara, 1941, Lido di Spina 2923), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sarà nella segreteria dal 1997 per divenirne presidente, con l’adozione del nuovo Statuto, come Associazione di promozione sociale, e con Pietro Pinna è nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, Assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali è intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all’incarico più recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. È attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una società civile degna dell’aggettivo ed è e un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell’ambiente. Nel 2017 pubblica con CSA Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948

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