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L’aria serve anche per respirare

DiDaniele Lugli

Ott 30, 2017

Sui giornali: Torino, micropolveri alle stelle. Il Comune ai cittadini: “Tenete chiuse porte e finestre” La concentrazione di Pm10 sale a 114 microgrammi per metro cubo. Unia: “Situazione critica, rispettate le norme su traffico e riscaldamento”: Una nube ricopre per intero tutta la zona da Torino all’Adriatico, mentre sul resto dell’Europa i contorni delle coste e delle montagne sono perfettamente visibili. Al Nord 25 città già oltre i limiti di legge per l’inquinamento dell’aria. Sono utili le mascherine? È allerta smog in tutto il Nord Italia. Ma ogni città fa a modo suo. Disatteso il protocollo ministeriale firmato da Piemonte, Lombardia, Emilia e Veneto. Blocchi al traffico e limiti: non c’è coordinamento. E la situazione peggiora. L’inquinamento uccide 15 volte più delle guerre Sono 9 milioni di morti: 3 volte più dell’effetto combinato di Aids, tubercolosi e malaria e 15 volte più di tutti conflitti armati e delle altre forme di violenza. I numeri vengono dal rapporto della Lancet Commission on Pollution & Health.

Nella mia città: Smog, sforati ancora i valori: divieti fino a lunedì compreso.

Agenzia regionale per la prevenzione, l´ambiente e l´energia dell´Emilia-Romagna (Arpae) nel suo giornaliero bollettino mi assicura che l’aria che respiro io è solo scadente ma non ancora pessima, come già pare a me.. Questo mi spinge a rispolverare, è il caso di dire visto il tema, un testo di qualche anno fa: Pollicino, 15 luglio 2004.

Cambiamento d’aria

Aria, dal greco aéra, imparentato, forse, con Era (madre degli dei), eratè (amabile). Da sempre importantissima: uno dei quattro elementi. Stiamo sulla terra: l’acqua è la madre, il fuoco è il padre, l’aria è la vita. Respirare è perciò un atto dovuto e sacro al tempo stesso. Sta tra cielo e terra. 

È il respiro del mondo, il ch’i, nel quale viviamo, come i pesci nell’acqua. È il soffio che aleggia all’inizio dei tempi e dà vita ( Ruah o Al-Ruh ). È Hamsa, il cigno che cova l’uovo cosmico, è Atma, è Vayu, a cavallo di una gazzella col suo ventaglio. Ne conosciamo la forma perfetta: l’ottaedro (mentre piramide è il fuoco, icosaedro l’acqua, cubo la terra e il dodecaedro è il tutto). 

Vista più tardi e più da vicino si scopre che non è un elemento solo ma una miscela di azoto, ossigeno, argo e gas rari (oltre a vapor acqueo, anidride carbonica ed altri composti sia del carbonio che di zolfo, azoto, cloro e, in riva al mare, iodio, nonchè pulviscolo). I componenti li hanno trovati un po’ alla volta, chiamandoli prima aria, diversamente specificata: 1772 aria mefitica o flogisticata (azoto) e aria-fuoco (ossigeno), 1774 aria alcalina (ammoniaca), 1775 aria fissa (anidride carbonica). Nel 1894 in due assieme hanno trovato l’argo e, nel triennio successivo, l’uno ha trovato tracce di idrogeno e l’altro elio, neon, cripto e xeno.  

Per ricordarli niente di meglio del balletto degli elementi, “Piccola cosmogonia portatile” di Raymond Queneau, canto 3°, 14-23, ” Le nuages se gonflaient chacun a sa façon/ l’un etait plein d’azote e l’autre de solon/ un troisieme intrépide avait choisi l’argon/ de petits cumuli s’éclairirent au neon/ de modestes kriptons voyaient trentt six chandelles/ e le xenon n’avait que peu d’identitè/ le clore coloré colérait l’hidrogène/ tandis che le fluor en esprit virulent/ attendait feux et flamme e de faire de spaths/ et le mi-tout c’etait le poumon oxigéne”. Traduco così: Le nubi si gonfiavano ciascuna a modo suo/ una piena d’azoto e l’altra di solone (sole grande, ovvero l’elio) / una terza intrepida aveva scelto l’argo/ piccoli cumuli si illuminavano al neon/ modesti cripti vedevano le stelle/ e lo xeno aveva poca identità/ il cloro colorato collerava l’idrogeno/ mentre il fluoro con spirito virulento/ attendeva fuoco e fiamma per fare dagli spati/ e in mezzo a tutto c’era il polmone ossigèno. .  

Così scomposta l’aria è diventata ancora più importante, sempre più importante, non solo per respirare. Per essere meglio usata ha sopportato mille manipolazioni. La più semplice la compressione, assumendo un’energia che restituisce, docilmente e duttilmente, espandendosi. Fa tanti lavori utili, a cominciare dalla riabilitazione di pneumatici sgonfi delle nostre biciclette. Ripetutamente compressa, espansa e raffreddata se ne fa aria liquida, a meno 184 gradi (a meno 187 già bolle). E poi liquefatta, è rettificata per trarne ossigeno e azoto, per l’industria e l’agricoltura, e i gas rari. Ci vuole attenzione con queste manipolazioni. È facile passare dall’uso all’abuso. L’aria è condizionata, cioè filtrata, riscaldata o raffreddata, umidificata o deumidificata fino a raggiungere le condizioni volute. In realtà si tratta di una cattiva traduzione dall’inglese: air-conditioned non è l’aria, ma l’ambiente, condizionato appunto per mezzo dell’aria. L’errore più grave non è però nella traduzione, è nel credere di poter così evitare gli effetti dei mutamenti ambientali che provochiamo.

Ci hanno insegnato che l’aria ha delle proprietà. Ad esempio conduce male il calore e così così il suono. A me pare, è già stato osservato, che abbia la tendenza ad opporsi alla temperatura. “È caldo, ma l’aria è fresca” si sente dire. Quanto alla conduzione del suono è certo che discrimina: porta prima, ed amplifica, i rumori rispetto alla musica, le cattive notizie rispetto alle buone. È un gas inodore, insapore, incolore, trasparente. Forse un tempo, forse altrove. Dopo gli usi sono cominciati gli abusi. Puzza e spesso ha un pessimo gusto. Ovunque l’aria si oscura e la luminosità cala. In Italia risultiamo i primi in Europa, nella speciale classifica, con un calo del 10%. Aspettiamo la tromba del quarto angelo al cui suono il giorno perderà un terzo della sua luce e la notte egualmente (Apocalisse di Giovanni 8,12). E questa luce dobbiamo tenercela cara. Già non è quella che avrebbe potuto essere (quella del primo giorno della creazione, non del quarto, quella che avrebbe consentito di vedere il mondo da un capo all’altro, con uno sguardo). Sole e luna quotidianamente scongiurano – a quel che si dice e possiamo crederci – di non farli girare per risparmiarsi la vista dell’umano inquinatore. Certo non abbiamo atteso il settimo angelo per versare la coppa dell’iraddiddio nell’aria (Apocalisse di Giovanni 16,17).

Poi c’è il pulviscolo: chiaramente visibile, ci hanno insegnato a scuola, per effetto della diffusione della luce, quando i raggi solari penetrano attraverso una fessura in un locale oscuro. L’abbiamo migliorato, grazie all’automobile ed agli impianti industriali. Ora abbiamo il particolato. È quello invisibile, che i bronchi non trattengono e si ficca negli alveoli polmonari e neppure si accontenta di non farci respirare, di farci ammalare. Ci cambia il Dna. Un recente studio pubblicato su Science lo documenta: l’inquinamento da motori a scoppio induce mutazioni nel patrimonio genetico degli animali, mutazioni che permangono nella prole. Sono bastate 10 settimane di esposizione all’aria inquinata di una vicina autostrada, ad un gruppo di topi, per raddoppiare il tasso di mutazioni genetiche nella prole, rispetto a un gruppo protetto da filtri capaci di bloccare il particolato.

Abbiamo stancato perfino gli alberi. È cominciata la loro rivolta. Sempre da Science apprendiamo che le piante sono in buona misura responsabili del particolato (del 29% a Marsiglia, del 15% a Los Angeles, del 6% a Milano) e dell’ozono cattivo (25% a Marsiglia, del 5% ad Atene). Han sempre tenuto pulita l’aria, migliorato l’ambiente, assorbendo anidride carbonica e liberando ossigeno. Lo fanno ancora. Producono scarti, idrocarburi certo, come i terpeni. Non hanno mai fatto male a nessuno. Magari ne abbiamo apprezzato gli odori gradevoli. Incontrandosi però con sostanze sorellastre, emesse da automobili e camion, producono inquinanti che alzano il livello del particolato e dell’ozono. Meglio tacere: già sono tanti a volerli abbattere. Non si sa come fare. Si può sostenere che, vista la situazione, le mutazioni genetiche di donne e uomini (non so degli altri animali) saranno forzatamente per il meglio. Vorrei non toccassero mia nipote. Mi sembra perfetta così.

Ubbìe di rammolliti, secondo Trump, che cancella i limiti all’uso di energie non rinnovabili, in particolare del carbone, posti dal suo predecessore, timoroso come tutti quelli della sua razza.

 

Di Daniele Lugli

Daniele Lugli (Suzzara, 1941, Lido di Spina 2923), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sarà nella segreteria dal 1997 per divenirne presidente, con l’adozione del nuovo Statuto, come Associazione di promozione sociale, e con Pietro Pinna è nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, Assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali è intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all’incarico più recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. È attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una società civile degna dell’aggettivo ed è e un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell’ambiente. Nel 2017 pubblica con CSA Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948

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