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Microbiografie / 25 – Due autisti che danzano

DiGiorgio Maghini

Mag 9, 2018

Giro un angolo, e mi trovo davanti una scena vista già molte volte: col muso verso di me, c’è un camion della nettezza urbana, dotato di un apparato di lampeggianti e riflettori che non sfigurerebbe nelle scene iniziali di “Blade Runner”; in senso opposto, il solito SUV nero e minaccioso, coi vetri oscurati.
I due – complici anche le macchine parcheggiate nei due sensi – si bloccano reciprocamente.

Normalmente, situazioni come queste fanno sì che gli autisti inizino ad invitarsi reciprocamente alle pratiche che pare deliziassero gli abitanti di Sodoma o a fare ipotesi poco lusinghiere sui mestieri praticati con dedizione dalle rispettive madri.

Invece, questa mattina, camion e SUV iniziano un balletto di aggiustamenti, piccoli spostamenti, adattamenti, accordi.

Ma che dico, balletto? E’ Un minuetto, un pas–à-deux, un corteggiamento.

Confesso: mi fermo lì. Come fanno i vecchietti davanti ai cantieri, mi fermo a guardare.

Non che, alla fine, occorra molto.
Un paio di minuti di contorcimenti ed entrambi i mezzi riprendono la loro strada.
I due autisti si salutano col gesto della mano che fa Tex Willer quando è nella sua veste di capo Navajo.
Riprendo il cammino.

Da dove viene – mi chiedo – il blocco mentale che ci impedisce di capire che collaborare è più razionale che non collaborare?
Mentre sono ormai arrivato in ufficio, metto anche questa tra le tante domande cui non so rispondere.

Di Giorgio Maghini

Pedagogista e counsellor ad indirizzo sistemico-relazionale. Si occupa attualmente dell’ufficio comunicazione della Istituzione per i servizi educativi del Comune di Ferrara. Obiettore di coscienza, è stato Insegnante di sostegno e, in seguito, coordinatore pedagogico nella scuola dell’infanzia. Attualmente coordina un gruppo di Insegnanti di Religione, coi quali riflette sulla comunicazione della spiritualità nel mondo multiculturale. Ha insegnato "Teorie della comunicazione” all’Istituto di Scienze Religiose di Ferrara.

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