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Bisogna vedere nella testa dell’altro

DiMauro Presini

Nov 29, 2020

Il 25 settembre scorso ho aderito alla Giornata per Federico Aldrovandi, un progetto promosso dall’Istituto Comprensivo “Corrado Govoni” di Ferrara che invitava gli insegnanti a discutere con le proprie classi di diritti, di democrazia e di Costituzione.
A scanso di equivoci premetto che con i bambini e le bambine della classe prima che sto frequentando non ho raccontato ciò che è successo 15 anni fa dalle parti dell’ippodromo di Ferrara. Abbiamo parlato invece di quando si è arrabbiati, di come si fa a far passare la rabbia e di come si può smettere di litigare.
Io credo che la scuola sia “una palestra di democrazia” pertanto credo che i bambini e le bambine, anche di 6 anni, debbano essere messi nella condizione di “allenarsi con gli attrezzi della democrazia” che sono il dialogo, il confronto di idee, il rispetto dell’altro e la partecipazione.
Di seguito la trascrizione della nostra conversazione.
Comunque la pensiate, buona lettura.

IO: Vorrei fare una discussione con voi: mi piacerebbe che parlassimo insieme di qualcosa che è successo poco fa durante l’intervallo.
Diversi di voi si sono lamentati perché qualche bambino o qualche bambina gli ha fatto dei dispetti; inoltre ci sono stati dei litigi fra chi giocava con i rametti secchi perché qualcuno ne voleva avere più degli altri. Vorrei farvi qualche domanda.
Perché si litiga con gli altri ?
– Perché ci sono bambini birichini.
– Certi bambini si arrabbiano senza senso e poi danno delle botte.

– A volte certi bambini vanno a distruggere dei giochi di altri bambini.
– A volte certi bambini sono arrabbiati con degli altri bambini.
– Alcune volte ci sono dei bambini che prendono le cose di tutti senza dirlo così gli altri si arrabbiano.
– Si fa la lotta perché si può essere molto arrabbiati.
– Certi bambini si spingono, lottano, si arrabbiano e si fanno male.
– Quando dei bambini fanno qualcosa di sbagliato, gli altri si arrabbiano, fanno la lotta e gli danno delle botte.
– Perché certi bambini vogliono sfogare la loro rabbia.

Quando vi arrabbiate?
– Al pomeriggio perché mio fratello mi picchia.
– Quando i miei genitori mi sgridano perché non ho fatto delle cose che dovevo fare.
– Quando non riesco a fare una cosa.
– Alla sera, alla mattina e al pomeriggio perché voglio dormire per terra con le coperte ma i miei genitori non vogliono.
– Quando i miei genitori non mi prendono alcuni giochi.
– Quando io voglio dormire di più al mattino.
– Quando i miei genitori mi danno delle sculacciate forti.
– Quando mia sorella mi fa gli scherzi.
– Quando rompo una cosa.
– Quando sono stanco.
– Quando mia mamma mi urla in faccia.
– Quando gli altri bambini picchiano i miei amici.
– Quando mi svegliano e vorrei dormire ancora.

Come vi passa la rabbia?
– Quando mi arrabbio i biscotti mi danno un po’ di pace.
– La mia mamma mi calma con le coccole.
– Io mi calmo quando riesco a fare la cosa che volevo fare.
– Mi calma il papà.
– La rabbia passa da sola.
– Facendo il riposino.
– Quando qualcuno mi ascolta.
– Mi passa quando gioco da sola senza mio fratello.
– Giocando con la mia tartarughina.
– Quando il papà mi consola.
– Quando vado sullo scivolo.
– Quando mangio qualcosa.
– Mi passa all’improvviso.
– Con le coccole.
– Quando faccio un respiro profondo.
– Andando in bici.
– Quando mangio un ghiacciolo.
– Quando la mamma mi ascolta e mi abbraccia.

C’è un modo per smettere di litigare?
– Si può fare la pace abbracciandosi.
– Si può fare un respiro profondo e darsi un abbraccio.
– Si deve capire che è meglio non fare la lotta.
– Uno può dire: “Scusa” e l’altro può dire: “Scuse accettate, non lo faccio più”.
– Si può essere più gentili.
– Si deve dire: “Facciamo pace”.
– Un bambino può anche dire: “Non si deve fare la lotta altrimenti ci facciamo del male”.
– Si dovrebbe  parlare bene per risolvere le cose.
– Bisogna vedere nella testa dell’altro.

IO: Parleremo prossimamente insieme su come si può fare per vedere nella testa dell’altro.

Di Mauro Presini

Mi chiamo Mauro Presini, sono maestro elementare specializzato per l’integrazione. Sono stato obiettore di coscienza al servizio militare. Dalla metà degli anni settanta mi occupo di integrazione scolastica degli alunni con disabilità. Dal 1992 coordino il giornalino dei bambini “La Gazzetta del Cocomero“. Sono impegnato nella difesa della Scuola Pubblica intesa come "organo costituzionale".

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